Recensione di Francesca Vantaggiato
L’osteria del palco è un libro… gustoso!
Pubblico oggi questa mia recensione perché ho appena scoperto che il libro di Francesca Amodio diventerà anche un programma televisivo sul canale 173 con la regia di Maurizio Rossi: ottimo! Perché a me il libro è piaciuto parecchio.
Intanto, l’autrice del libro è Francesca Amodio, una delle prime e più appassionate penne di Just Kids Magazine. Nel tempo, per la nostra amata rivista, ha scritto un sacco di belle cose: vi invito a darci uno sguardo.
E adesso che ti sforna un libro, beh, non potevo certo farmelo mancare.
Inoltre, il libro celebra i primi 25 anni del MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti, una realtà fondamentale per il nostro paese, per il suo lavoro continuo di promozione e tutela della musica indipendente italiana. Che c’entra il libro con il compleanno del MEI? C’entra perché 25 sono gli anni del MEI, 25 sono le interviste a band ed artisti che, in qualche modo, sono legati al MEI stesso e si raccontano attraverso i loro ricordi legati a viaggi, musica e cibo.
Non si tratta, quindi, di un libro qualsiasi: abbiamo davanti una guida molto particolare, una mappa fatta di musica, piatti caldi, tavole fredde e osterie. Il titolo è infatti L’osteria del palco: quali insegne al neon di osterie, trattorie e paninari illuminano la strada del cantante, prima dell’emozionante esibizione sul palco o dopo la fatica di un concerto o tour? Con questo libro, lo scoprirete.
Io, ad esempio, ho scoperto di essere andata a mangiare in un sacco di luoghi preferiti da un sacco di band, senza neanche saperlo. E quando ho letto quei nomi, primo fra tutti quello della Clinica Gastronomica di Rubiera, ho esclamato: e ci credo che ve la ricordate la Clinica, con quei tortellini e quel carrello dei bolliti che fermati!
Alcune delle osterie nominate sono attività familiari o piccole enoteche, come l’Enoteca degli eretici di Monterotondo Marittimo.. In altri casi, parliamo di luoghi cari alla memoria di molti di noi, come ad esempio la storica Trattoria da Vito a Bologna, dove nei miei remoti anni universitari, ho mangiato svariate lasagne e bevuto litri di rosso da quegli indimenticabili giganteschi boccioni di vino che compravamo in quantità industriali per le feste casalinghe, poi gli riportavamo indietro il vuoto e ci rientrava in tasca l’euro speso.
Pagina dopo pagina, vi sorprenderete delle associazioni che Francesca fa tra piatti e artisti. Per ogni intervistato, viene scelto una pietanza che lo rappresenti. E quindi via con torta mimosa, cous cous, rigatoni con la pajata, crema catalana e altre prelibatezze. Naturalmente, non vi svelerò le connessioni, non vi dirò chi è cosa. Vi lascio però un gioco per solleticarvi la curiosità, oltre che l’appetito. Indovinerete le giuste corrispondenze?
Il sottotitolo, invece, è Storie gastromusicali di musicisti on the road. Questo perché, i racconti degli intervistati ripercorrono le strade, i viali, le tangenziali, i vicoli corti e stretti che li hanno portati su e giù dai palchi di tutto lo stivale italiano, li hanno trascinati in paesini remoti, nelle grandi piazze delle metropoli, sulle spiagge assolate del sud. Strade che finivano inevitabilmente davanti alla porta di un’osteria. Perché, prima o poi, per il musicista arriva il momento di chiedersi: allora, che se magnamo?
Davvero un bel libro che consiglio con il cuore e anche con lo stomaco.