Un saluto a Franco Battiato da parte di Elisa Rossi, con un ritratto di William Ceraolo
Tu vivi. Sì Franco, possiamo dirlo, anzi forse possiamo urlarlo. Sul ponte sventola bandiera bianca lo canti tu, lo cantiamo noi. Non lasci un vuoto, non c’è un momento di silenzio, non c’è perché ci sei tu. Qui, ora, con noi. Noi che abbiamo riacceso tutte le playlist che ormai conosciamo a memoria, utilizzando l’unico modo che abbiamo per non sentirci soli. Ascoltare la tua musica, la tua voce, le tue parole.
“Mi ha aiutato a superare i momenti più difficili della mia vita“, “Ciao Maestro“, “Sei sempre stato il mio centro di gravità permanente“. Sono queste le frasi che abbiamo letto, ascoltato e condiviso in questi giorni. Chi tra noi, che siamo tutti figli tuoi, non lo ha pensato anche solo per un istante? Ricordi che si affollano, momenti vissuti e scene che scorrono davanti ai nostri occhi, perché è questo quello che ci hai lasciato: un film, costruito e vissuto insieme a te, alle tue parole e alle tue assurde ed eleganti esplorazioni musicali. Quando si costruisce un rapporto così intimo con un Artista, con un Amico, la protagonista torna ad essere lei, la Musica, perché è lei che ci ha legato a te e con te.
I mondi inesplorati che ci hai fatto visitare, le realtà che ci hai fatto vivere e ballare, ci hanno aperto il cuore al viaggio, alla curiosità, alla non-finzione. Già non-finzione. Parliamo della tua capacità di raccontare la Vita vista dagli occhi di un uomo che ha saputo alienarsi pur rimanendo fedele al proprio essere. Citando un tuo amico, potremmo dire ma l’impresa eccezionale, dammi retta è essere normale. E tu lo sei rimasto.
Una personalità inconfondibile, ma chiaramente confusa. Una voce che non ha ubbidito al suo Padrone ma si è distinta con la sua eccezionale poesia, saggezza e normalità. E, forse, è per questo che ci siamo sempre sentiti così vicini a te. La profondità del tuo sguardo, ha pervaso il corpo di ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, dal più fragile al più forte. Non ti vogliamo salutare Maestro, perché in fondo anche ora che vorremmo soltanto piangere, ci stai tirando su.
Tu, le tue note, le tue parole. Tu vivi.