Las nenas entrevistan: Andrea Mariani

Per la rubrica Las nenas entrevistan incontriamo il cantautore e producer Andrea Mariani

Andrea Mariani

Ciao Andrea, ascoltando le tue canzoni ci hai fatto immergere in quello stile musicale tipico degli anni ’90. Come è nata la tua passione per questo genere, in un mondo musicale in cui c’è poca attenzione alla melodia e al testo?

Ciao Elena e Stefy, e un saluto a tutti voi dello staff di Just Kids Magazine. La mia passione per la musica ed in generale per questo stile viene dalla mia formazione e dal mio lungo percorso musicale. Ho iniziato a suonare e a studiare da autodidatta, sin da giovanissimo, il pianoforte, avevo 14 anni.

Nel 1992 (quindi nel pieno degli anni ‘90) iniziai a scrivere canzoni un po’ per gioco e a quell’epoca la musica italiana viveva un periodo storico di grande rilievo, con grandi artisti che sfornavano grandi successi in sequenza che oggi possiamo definire storia della musica (un po’ come negli anni ‘80). La qualità dei testi e della musica di quei tempi che definisco d’oro per la discografia erano strettamente legati alle enormi vendite fisiche dei cd e ai ricavi che permettevano di investire con continuità su grandi progetti, grandi budget e grandi musicisti da parte delle case discografiche.

Si creava così un circolo che permise l’uscita negli anni di musica di eccellente qualità. Mi innamorai di questo: delle emozioni che quelle canzoni mi davano. Per me la qualità’ di un testo e della musica è fondamentale.

Oltre che cantautore e produttore, sei anche  autore per altri artisti. Ci racconti questi diversi aspetti del tuo lavoro? 

Oltre che per me, scrivo anche per altri artisti e produco da molti anni la mia musica. Come dicevo, ho iniziato a scrivere canzoni nel 1992 e subito dopo per forza di cose, essendo un cantautore indipendente, ho dovuto imparare a gestire da solo le mie produzioni e a cavarmela da solo. Ho studiato molto, sempre da autodidatta, tutte le notizie che potevano arricchire la mia esperienza di produzione.

Iniziai nel 1995 con una tastiera Yamaha Psr5700 (tastiera con sequencer interno), lì ho fatto le primissime esperienze di tracce, riversaggi ecc. Poi nel 1995, iniziai a comporre con un campionatore akai s2800 ed un Atari st1040 via midi (molto usati in quegli anni negli studi), come masterizzatore esterno avevo un vecchio DAT Tascam e non c’erano Autotune, si registrava come usciva la voce e si cercava di fare il meglio. Non esistevano le Daw di oggi che richiamano i suoni in memoria istantaneamente, ricordo che ad ogni sessione ricaricavo i miei suoni con i vecchi floppy disc e per i livelli delle varie tracce avevo una buona agenda scritta a mano.

Li ho imparato ad arrangiare. Morale: ad ogni aggiornamento di registrazione, bisognava ricaricare tutto manualmente con i vari parametri di volume e pan, roba da uscire fuori di testa, ma questa formazione e la passione mi ha insegnato poi a confrontarmi con altri musicisti e professionisti del settore, conoscendo le varie attrezzature in maniera più approfondita e le tecniche di registrazione che mi hanno aiutato molto negli anni. Oggi penso di poter dire di aver iniziato come la maggior parte di musicisti storici in un’era che formava davvero e dove si faceva la cosiddetta gavetta.

Con i tuoi tre singoli Foto Social, Arriverai col sole e Le strade infinite dell’amore hai ottenuto un buon riscontro, superando un milione di streams su Spotify, un risultato importante per un musicista indipendente. Che cosa di queste canzoni ha maggiormente colpito il pubblico, rispetto alle altre?

I brani che ho pubblicato tra il 2020 e 2021, parlo di Arriverai col sole, Foto social e Le strade infinite dell’amore, mi hanno dato grandi soddisfazioni. Sono rimasto molto colpito dall’impatto che hanno avuto sul pubblico, ho ricevuto molti messaggi di stima dagli ascoltatori da varie parti d’Italia, dagli addetti ai lavori. Ho subito notato, da quello che mi scrivevano e dalle chiacchierate, che c’è un gran bisogno di profondità, di tornare a fare musica con la passione di quel bel periodo. Per questo dico alle nuove generazioni che stanno iniziando ora: non pensate ai soldi, al successo, un artista si realizza già in quello che fa, la sua ricchezza deve essere la felicità di fare musica. Tutto quello che viene dopo se lo si fa con passione e dedizione è una ragionevole conseguenza ma ripeto, può starci come può non succedere mai di raggiungere il grande sogno.

Io dopo 25 anni non ho mai mollato un solo istante, noi sognatori siamo così. Questo settore e l’ho capito a mie spese è molto duro, c’è una forte competizione, moltissima è l’offerta rispetto alla richiesta e bisogna prepararsi a grandi delusioni, a porte sbattute in faccia, solo così si possono capire due cose: se si è fortemente motivati e se si ha la capacità di crescere e confrontarsi.

Qual è l’ingrediente segreto delle tue canzoni, se puoi svelarcelo?

In realtà non c’è un segreto, spesso mi trovo a parlare con chi ascolta i miei brani e da tantissimi ho sentito dire sai mi sono ritrovato/a in quello che hai scritto. O sembrava di ascoltare la mia storia. Ecco, questo è quello che accomuna un ascoltatore ad un cantautore: le persone vivono la loro vita, un cantautore oltre che a viverla, la racconta. Così si creano dei legami che fanno sì che una canzone di un artista diventi la tua vita cantata. Tutto sta lì, nella capacità di coinvolgere.

In Italia la musica reggaeton, anno dopo anno, sta crescendo sempre più in popolarità così come tutta la musica latina in generale. Un esempio è Fred De Palma che sta diffondendo questo genere in Italia. Cosa ne pensi? Hai in progetto di realizzare un remix o una versione spagnola di una tua canzone?

Verissimo, in Italia negli ultimi anni c’è stata una trasformazione della musica italiana incredibile. La nostra canzone popolare è stata attraversata da varie influenze musicali tra cui il reggaeton (molto in voga nelle hit estive) ma anche della trap, hip hop. Insomma le nuove generazioni ed il periodo storico in cui stiamo vivendo ha fatto in modo che ci fosse una vera e propria trasformazione. Una volta si comprava il cd o il vinile e ci si metteva davanti al proprio impianto facendo molta attenzione all’ascolto.

Oggi il supporto fisico non c’è più, si va in streaming sulle piattaforme e la fruibilità della musica è più liquida, le canzoni di adesso che sono fatte tecnicamente in determinati standard (via l’intro se troppo lungo, 25 secondi e già si è al ritornello). Perché? Perché non c’è più il tempo di una volta, l’ascoltatore medio di oggi deve essere subito preso e in pochi secondi capire cosa sta ascoltando, bisogna catturare la sua attenzione da subito altrimenti (si skippa in gergo tecnico). Per quanto riguarda me, sto progettando la realizzazione di un arrangiamento in chiave più dance di Arriverai col sole in lingua spagnola che farò uscire quanto prima.

Considerando tre generazioni (un giovane, un adulto ed un anziano), quali delle tue canzoni consiglieresti ad ognuno di loro? Inoltre, come cambia la percezione delle tue canzoni se ascoltate da un giovane, da un adulto o da un anziano? Ci viene in mente ad esempio la tua canzone Foto Social che già dal titolo può essere interpretata in maniera diversa.

Cerco nella mia semplicità di essere al passo con i tempi, il brano Foto social, ma anche Arriverai col sole racchiudono dei testi più giovanili rispetto alla più classica Le strade infinite dell’amore. In Foto social si racconta che quando finisce un amore rimangono sempre tre cose: il ricordo di un sorriso in un momento speciale, il ricordo di una lacrima ed almeno una foto social. Succede spesso soprattutto nei tempi dei social network. “Arriverai col sole” è un brano con richiami ritmici reggaeton e racconta di un amore estivo nato con l’arrivo della bella stagione, delle promesse che questa porterà divertimento e spensieratezza dopo un periodo di burrasca. Il sole nella canzone rappresenta lo stato d’animo oltre che l’estate. Le strade infinite dell’amore è più malinconico, più impegnato, una ballata dai tratti romantici che parla di sentimenti, quelli veri. Penso che non ci sia una vera e propria età per sentire propria una canzone, un testo giovanile può essere in linea con un animo giovanile, un testo più impegnato può coinvolgere un giovane che vive una storia d’amore difficile. Tutto è nella testa di chi ascolta.

Grazie alle nuove tecnologie oggi è più facile e più veloce la pubblicazione dei propri brani, ma ciò non sempre corrisponde ad altrettante opportunità in termini di live o eventi musicali, specialmente in questo periodo di pandemia. Era meglio prima quando c’erano meno tecnologie e più live?

In realtà sono importantissimi entrambi. Mi spiego meglio. Oggi se si vuole fare questa professione bisogna essere nei posti giusti, visibili, la gente deve poterti raggiungere quando vuole ed essere aggiornata su quello che scrivi, quello che progetti, le tue news, devi poterli coinvolgere per avere dei feedback e per capire come stai lavorando e verso che direzione stai andando. La tecnologia ha permesso tutto questo negli ultimi anni e per un artista è importantissimo.

Quando ho iniziato io 25 anni fa non c’era tutto questo, dovevi inviare i tuoi demo spesso su cassetta alle case discografiche e non certo per email, ma per posta e prima di avere una risposta passava molto tempo, trovare un produttore che potesse portarti in uno studio professionale spesso con dei costi notevoli che molti non potevano sostenere. Non c’erano i computer performanti, non c’erano le Daw di oggi, io stesso iniziai a registrare in midi con un Atari ed un campionatore, non c’erano gli autotune, nulla.

Stessa importanza ha il live, perché spesso il valore di un artista si capisce dal vivo, dal vivo si crea il rapporto diretto con il pubblico senza schermi, si canta insieme, ci si appassiona e si provano emozioni diverse dall’ascoltare un disco rispetto al live, emozioni che uniscono indissolubilmente.

Il 19 giugno pubblicherai un nuovo singolo. Come nasce questa tua nuova canzone? A cosa o a chi ti sei ispirato?

Il 19 giugno uscirà il mio nuovo singolo che si intitola “Dove hai lasciato il cuore”, un brano che parla di due ragazzi che da giovanissimi hanno vissuto una bellissima storia d’amore ma che per varie vicissitudini della vita il destino ha fatto in modo che le loro strade si separassero. I due ragazzi, cresciuti, si incontrano per uno scherzo del destino di nuovo da adulti e prendono un caffè raccontandosi la loro vita a vicenda, lui nonostante siano cambiati e cresciuti però in lei riconosce gli stessi occhi che ha lasciato ma purtroppo nonostante il tempo che viaggia imperterrito pur sforzandosi di ricalcare certe emozioni esso non restituirà le stesse cose perse perché ogni momento della nostra vita è unico e va vissuto nei propri attimi. Il brano uscirà su tutte le piattaforme di streaming musicali tra le più importanti cito Itunes/Apple Music-Spotify-YouTube music in tutta Europa e in America. Sarei lieto di invitarvi a seguirmi sui miei canali ufficiali su queste piattaforme.

Pensi di partecipare a qualche evento importante per pubblicizzare l’uscita? Realizzerai anche un videoclip musicale?

Purtroppo era già in programma di realizzare un videoclip, ma il periodo del covid non lo ha permesso. In futuro ci saranno altri grandi progetti e tra questi dei videoclip sicuramente. Ho accettato molto volentieri l’invito di Justin Kids Magazine di parlare della mia esperienza e dalla mia musica, siete stati il primo magazine che annuncia l’uscita il 19 Giugno del nuovo singolo Dove hai lasciato il cuore, seguiranno una promozione radiofonica e altri mass-media di informazione. Spero davvero che l’ultimo lavoro sia di gradimento per voi ed il vostro pubblico che ci sta leggendo.

Qual è il sogno che vorresti realizzare in ambito musicale e c’è un luogo in particolare in cui vorresti cantare dal vivo?

Il mio sogno è, senza dubbio, quello di condividere con quanta più gente possibile la mia musica, gran parte dei sogni che avevo nel cassetto si stanno realizzando e per questo mi sento fortunato. Si ovunque ci sia una piazza o un teatro con gente pronta ad emozionarsi con me e a condividere le emozioni uniche che solo la musica sa dare.

In realtà, se dovessi andare nello specifico, essendo un cantautore che (come avete ben detto) ricalca sonorità della musica italiana dei meravigliosi anni ‘90, un posto dove mi sarebbe piaciuto cantare c’è’ ed è perfettamente a tema. Purtroppo rimarrà solo un sogno, perché non esiste più: uno spettacolo live che ha fatto ballare e sognare intere generazioni di italiani e che per molti di noi rimane un mito. Questo è il Festivalbar

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