Intervista di Gianluca Clerici
Nuovo singolo per Maffei che pubblica qualcosa che vince facile giocandosi la carta della nostalgia… torniamo indietro nell’Italia degli anni ’90, anni di mondiali, di grandi bandiere e inni in classifica, ma anni anche di tantissimo altro che il nostro cerca di raccontare, riassumere e soprattutto identificare dentro un bellissimo video in cui si susseguono video amatoriali realizzati in famiglia durante tutto il decennio. Dunque “Italia ’90” diviene quasi un documento storico in piccolissima parte, una canzone indie-pop che sfocia dentro la nostalgia più conclamata. E quanta bellezza navigarci dentro… ecco dunque le consuete domande di Just Kids Society. Quante cose sono cambiate…
Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?
Oggi sembrano tutti più attenti ai social che alla musica. Ormai la musica è passata in secondo piano, più follower hai più ascolti fai . Puoi scrivere anche “Almeno tu nell’universo” ma se hai 10 follower nessuno l’ascolterà.
Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?
Se parli da un punto di vista musicale credo che nel vero indie mondiale ci sono delle band molto interessanti e sperimentali. Il nostro non è indie ormai è diventato ITPOP da ragazzine. Il presente ha qualcosa di nuovo ma non è mainstream e quindi non viene calcolato.
Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?
Quali trasgressioni ci vengono vendute dalla tv? due culi in prima serata su canale 5? a mio parere è tutta una farsa, la tv è diventata spazzatura. Sei più trasgressivo quando guardi un documentario su Rai5.
Scendiamo nello specifico di questo disco, che parla di un pop che se vuoi cerca l’illusione della nostalgia, ne ricerca il potere evocativo e le sue bellezze. Anche la produzione ha cercato questa direzione o sbaglio? Dunque come può parlare al pubblico di oggi che sta continuamente con i telefonini in mano a cercare di identificarsi dentro suoni digitali di format discografici ciclicamente copiati e riproposti?
“Italia ’90” è un pezzo nostalgico sotto tutti gli aspetti. Sapevo di correre un rischio quando ho scelto questa canzone ma è quello che mi sentivo di fare. Ora tutto corre velocemente, le canzoni se durano più di 3 minuti vengono tagliate, i suoni sono sempre gli stessi, le tematiche non ne parliamo. Io dopo 4 anni fermo volevo uscire con qualcosa di diverso dalla solita roba che passa in radio adesso.
Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?
Allora innanzitutto non esiste più la musica indipendente, almeno in Italia. Sono pochissime le realtà o etichette che tentano di fare qualcosa di diverso. Purtroppo adesso ti ripeto l’indie è musica per ragazzine ma non critico le scelte delle varie etichette è che probabilmente per colpa mia non mi ci ritrovo.
Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?
Ora come ora credo proprio di no.
E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…
La musica è sempre stata così. Prima vinili, poi musicassette, poi cd ed ora digitale. Come cambia il mondo, cambia il modo di ascoltare musica. Ora è tutto più immediato. Certo Spotify probabilmente non ti paga abbastanza per gli stream ma fa parte del gioco e bisogna giocare. Il problema serio è che c’è troppa roba in giro. Molta gente s’improvvisa cantante o cantautore magari con una sola canzone, io ho scritto la mia prima canzone nel 2000 e avrò scritto quasi 1000 canzoni, quindi cazzo un po’ di esperienza la tengo. Fare uscire roba su Spotify è diventato troppo semplice e i meno esperti ne stanno approfittando.
A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Maffei, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
La più bella canzone d’amore di sempre: “‘O surdato ‘nnamurato”.