Intervista di Gianluca Clerici
Nuovo disco per il cantautore ligure Federico Sirianni. E davvero ci verrebbe da menzionare questo “Maqroll” come uno dei momenti più alti per la sua ispirazione e per la sua produzione artistica… almeno per quel che riguarda gli ultimi tempi, almeno in questo presente che da diversi anni è densamente popolato da futuristi. Come incontrare il mondo classico della grande canzone d’autore, ormai troppo spesso bistrattata dalle mode estetiche, e come farlo dentro trame attualissime con un’estetica firmata dalla direzione artistica di Raffaele Rebaudengo e FiloQ, quest’ultimo anche autore dell’elettronica che fa da culla alla poesia cantata del nostro. Disco ovviamente ispirato al gabbiere narrato da Alvaro Mutis, disco che troviamo dentro un prezioso libretto edito da Nota entro cui troviamo la penna di tanti scrittori, le immagini di fotografi e i contenuti lirici del disco. E poi lo spettacolo teatrale, uno spettacolo di narrazione e canzoni diretto da Sergio Maifredi e prodotto da Teatro Pubblico Ligure. Un concept che scivola sul moto armonico degli oceani, che di acqua si nutre come di instabilità dell’uomo, del suo imprevedibile mutamento… com’è mutevole l’orizzonte, il tempo che arriva e tutto quel che porta sulla battigia del nostro mare. I rimandi e le connessioni con il quotidiano di ognuno di noi sono inevitabili… sono il cuore pulsante di un cantautore antico e moderno come Federico Sirianni.
Io partirei dall’oggetto fisico. Bellissimo questo piccolo libro di viaggio, di parole e di immagini. E non dimentichiamo le illustrazioni. Cosa manca secondo te?
Grazie, sono contento che ti sia piaciuto. Direi che non manca nulla. L’idea era proprio quella di confezionare un lavoro che potesse essere ascoltato, letto, percepito con più sensi.
Come hai scelto tutti gli artisti che partecipano al libretto?
In base alla stima, alla conoscenza e all’amicizia che mi lega a loro. Sapevo perfettamente ciò che avrebbero potuto regalarmi perché, appunto, li conosco e seguo e amo il loro lavoro. Ognuno, con la propria spiccata personalità e forma espressiva, ha raccontato la sua idea di viaggio, la sua incollocabilità.
Raccontaci invece dell’incontro tra te e Alvaro Mutis…
È stato casuale, mi trovavo a casa di amici a Udine e, non riuscendo ad addormentarmi, ho cercato un libro da leggere. In quella libreria ricchissima c’era un volumetto bianco dell’Einaudi, “Trittico di mare e di terra”. L’alba mi ha sorpreso che lo stavo rileggendo per la terza volta di seguito. Il protagonista di questi racconti, il gabbiere Maqroll, è entrato subito a far parte della mia famiglia e subito ho sentito il desiderio di dedicargli qualcosa di mio, almeno una canzone. Da lì è nata l’idea che ha dato vita a questo nuovo progetto.
E che tipo di sensazione muove il bisogno di restituire suono e musica a qualcosa che è stato ampiamente trattato dalla letteratura?
Ci vogliono cura, attenzione e rispetto nel momento in cui affronti i “giganti”. Mutis è un gigante e il lavoro è stato bello e intenso, ma molto faticoso e complicato. Si tratta di portare in una forma diversa, in questo caso la forma-canzone un grande racconto. Devo ringraziare, fra tutti coloro che mi hanno accudito e supportato in questa traversata, in particolar modo Martha Canfield, traduttrice e amica stretta di Mutis, alla quale ho fatto ascoltare le canzoni che via via prendevano forma. Non nego che ero un po’ spaventato dal suo giudizio, ma quando ho ricevuto una mail in cui mi scriveva che “Alvaro sarebbe stato molto contento di questo lavoro”, mi sono rilassato e ho capito che stavo procedendo su una direzione corretta.
Esiste un Maqroll nella tua vita quotidiana? E parlando di te? Esiste una tua dimensione personale ed umana dentro il romanzo?
Maqroll per molti versi mi assomiglia, e assomiglia a molte persone che, ad esempio, fanno il mio mestiere: quello di chi si muove incessantemente, come un commesso viaggiatore, per far ascoltare le proprie canzoni o le proprie storie. Maqroll è il mio testimone dell’incollocabilità, che è poi il filo conduttore di questo album.
E di questo video? Spulciamo la grande storia italiana in qualche modo…
Per le immagini bellissime e inedite del video “La ballata dell’acqua” devo ringraziare la cineteca della Fondazione Archivio Storico Ansaldo di Genova, che mi ha concesso l’utilizzo di questo film, che racconta una crociera sul piroscafo Roma nei primi anni Trenta. Le immagini di vacanza, allegre e spensierate, montate da Andrea T, creano con il testo della canzone, un contrasto strano, c’è la sensazione che debba succedere da un momento all’altro qualcosa di inaspettato, di inquietante, ma nessuno saprà mai se sia andata effettivamente così.