LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: LUCA BREUZA

Intervista di Gianluca Clerici

Torniamo a parlare decisamente di pop, coniugato ai tempi moderni e derivato da quelli classici dove impera la melodia, il sentimento, la semplicità e dove anche si fa strada una complessa spiritualità dedita alla sensibilità delle piccole cose. Perché per me il grande pop vive di piccole cose anche se cerca sempre nell’ostentazione massiccia del suono e delle sue dinamiche un riconoscimento pubblico. E Luca Breuza sa benissimo come gestire con mestiere e gusto tutto questo: “Non è follia” è il titolo di questo nuovo Ep dove l’amore impera, dove impera ogni cosa ci si aspetti da un grande disco pop. E un grande disco pop nasce anche durante il tempo di rivoluzioni assurde e incontrollate. A lui le doverose domande di Just Kids Society.

Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?
È vero, conta molto l’effetto di “scena” al giorno d’oggi, però resto dell’idea che l’assenza di contenuto sia proprio questo a fare la differenza circa il rimanere “in vista” per meno tempo. Il pubblico, la gente ha bisogno di credere in qualcosa che vada al di là del semplice “apparire” in modo che si possa riconoscere o comunque che il suo idolo possa essere quel riferimento e fonte di ispirazione.

Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?
Guardiamo spesso al passato perché abbiamo modo di valutare e vedere quanto le decisioni/il vissuto di alcune situazioni si siano poi rivelate vantaggiose per il presente. Per poter dire se il presente ha le carte per segnare una nuova via in regola credo che si dovrà aspettare… quando lo stesso nostro presente diventerà il passato per qualcun’altro.

Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?
Penso che di innovativo ci sia ben poco. Preferisco credere che ormai sia la società che ci spinge alla trasgressione.

Scendiamo nello specifico di questo disco, che sa come sfoggiare i dettami del pop classico main stream anche giocando con una personalità che sembra eludere i cliché di oggi… sembra davvero di tornare indietro di qualche generazione, tra i puristi del pop italiano di grandi scuole. Dunque come può parlare al pubblico di oggi che sta continuamente con i telefonini in mano a cercare di identificarsi dentro suoni digitali di format discografici ciclicamente copiati e riproposti?
Cercare di arrivare al pubblico con semplicità e credibilità. Poi aggiungerei che ogni età ha le sue peculiarità e quindi sicuramente ci sarà una fetta di pubblico più propensa a “percepire” il messaggio rispetto ad altri. Questa sarà la grande sfida.

Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?
Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?
La musica è vita. L’insieme dei suoni con le parole creano questa magia. La musica è da sempre portatrice di messaggi ma solo per chi sa ascoltarli e comprenderli.

E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…
Io ho deciso di presentare il mio disco non solo in formato digitale, ma anche su CD. C’è bisogno di riscoprire il piacere di toccare con mano le cose e non solo immaginarle. Io sono cresciuto con i dischi dei grandi cantanti nei quali sfogliavo il booklet all’interno con tutti i testi, crediti ecc. La bellezza di vedere e toccare un prodotto fatto con tanta passione e amore non ha prezzo.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Luca Breuza, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Il mio brano “Non è follia” da cantare a squarciagola.

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