LETTERATURA: Gabriella Rossi – Francis Scott Fitzgerald, lo scrittore dei miei vent’anni

A cura di Gabriella Rossi

Il mio primo incontro con Francis Scott Fitzgerald ha la faccia di Tom Hiddleston in Midnight in Paris: è grazie al film di Woody Allen che ho cominciato a scoprire la letteratura della lost generation.

Il viaggio tra i romanzi di Fitzgerald presto è diventato ossessione: i libri si accumulavano sul comodino e i personaggi erano talmente vivi nelle mie giornate da cercarne sfumature in chi incrociavo nella realtà.

“Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato”

Il grande Gatsby, in una vecchia edizione Oscar Mondadori

Questa frase tratta da Il Grande Gatsby sintetizza alla perfezione il perché Fitzgerald abbia significato tanto nella mia storia di lettrice. Non sentirsi adeguati al tempo, la ricerca di un posto nel mondo, la lotta tra idealismo e cinismo, la follia dell’amore che costringe a destini infelici. Queste e mille altre sono caratteristiche che tornano con costanza negli scritti di Fitzgerald: potenti perché parlano di crescita, desideri e del disincanto provato quando si comprende che la vita va affrontata con la testa e non con il cuore.

Già il cuore.

Quello pulsa in maniera netta tra le pagine: Anthony Patch, Jay Gatsby, Dick Diver e gli altri. Alter-ego di Fitzgerald che, con le parole, cerca di trovare un senso a anni di cambiamenti epocali e di districare il totalizzante rapporto con la moglie Zelda Sayre, sdoppiata anche lei in molte altre donne. Gloria, Daisy, Nicole: tutte giovani, intelligenti, annoiate e sul depresso andante. Ognuna di loro rappresenta una faccia di Zelda, descritta da Francis con il fegato, prima che con il cuore. Per chi avesse la curiosità di approfondire la storia d’amore e il personaggio Sayre, il consiglio è di leggere alcuni libri. A voi, una raccolta di lettere, una graphic novel e il romanzo firmato da Zelda:

Caro Scott, Carissima Zelda. Le lettere d’amore di F. Scott e Zelda Fitzgerald a cura di Cathy W. Barks e Jackson R. Bryer, tradotto da Marina Premoli, ed. La Tartaruga, 2018

Superzelda. La vita disegnata di Zelda Fitzgerald di Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta, Minimum Fax, 2011

Lasciami l’ultimo valzer di Zelda Sayre Fitzgerald, tradotto da Maria Gallone e Loretta Santini, ed. Elliot, 2018

Lasciami l’ultimo valzer, primo e unico romanza di Zelda Sayre Fitzgerald

Nell’edizione di Lasciami l’utimo valzer targata Elliot, vi sono vari scritti e articoli di Zelda Sayre Fitzgerald, oppure dedicati a questa donna eclettica, vero motore artistico di Francis. Perché chi scrive non è d’accordo con la critica e con l’eminente parere di Hemingway, il quale vedeva in Zelda la rovina dell’amico.

Anzi, qui lo si afferma con forza: i capolavori di Francis Scott Fitzgerald non avrebbero visto la luce senza Zelda Sayre.

Va riconosciuta a Fitzgerald la capacità di illuminare un’epoca letteraria – che viveva di cupezza, racconti di guerra e mémoires – con un nuovo modo di guardare alla storia e ai fatti umani. Ci sono: la gioventù, la moda, il ballo. Fiumi di alcol, le feste, le risse e la luce. Ogni cosa, ogni pagina è illuminata: dalla luna in Costa Azzurra, passando per i chiaroscuri delle camere in Belli e dannati fino ai fragorosi colori delle feste di Jay Gatsby. Siccome non siamo altro che barche controcorrente risospinte senza sosta nel passato, torniamo al principio di questo articolo e alla luce verde de Il Grande Gatsby.  

L’illuminazione che viene dalla casa di Daisy per Jay è la stella polare che muove tutta la sua vita, fino all’ultimo atto. Poco importa se l’amata si costringe a una noiosa esistenza borghese: Jay brilla, pur con tutte le sue ombre. Jay è frenetico, corre, allestisce uno show tutte le sere solo per la sua Daisy.

Mi è sempre piaciuto pensare a Francis intento a rispettare una scaletta ogni giorno solo per non deludere le aspettative di Zelda. Probabilmente questa immagine s’è autoalimentata con Cristina Ricci nella serie tv Zelda: l’inizio di tutto o – molto più realisticamente – è la mia malcelata vena romantica che si rifiuta di guardare in faccia la disfunzionalità del rapporto fra i due. Del resto, quando penso a Fitzgerald, mi tornano alla mente i miei vent’anni. Ci sono io, in vacanza a Parigi che aspetto la mezzanotte a Saint Genevieve come nel film di Woody Allen.

La mia ossessione per Fitzgerald

Oggi che sono più vicina ai trenta, ammetto che Hemingway ha superato Fitzgerald nel cuore e nella libreria. Non è un caso cercare tra le pagine di un romanzo il significato della propria inadeguatezza. Poi si cresce e si cambia. Francis è lo scrittore dei miei vent’anni.

Francis Scott Fitzgerald, rimasto ancorato a un’epoca in quanto suo maggiore rappresentante, magari non riesce a stagliarsi attraverso il tempo e diventare scrittore degli adulti al pari di Hemingway, ma è nell’Olimpo dei più grandi: scriveva con il fegato e i suoi personaggi parlavano a petto scoperto.

Romanzi di tutto cuore, al sapore di martini e al ritmo di charleston.

 

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