Recensione: Giampiero Vigorito – Rai Stereonotte, il libro (Iacobelli Editore, 2020)

Recensione di Francesca Vantaggiato

Rai Stereonotte, il libro

Una lettura udinese

La mia avventura con Raistereonotte, il libro (a cura di Giampiero Vigorito per Iacobelli Editore) è iniziata in Piazza Matteotti, nell’affascinante centro storico di Udine.

Rai Stereonotte @Mezza Libbra, Piazza Matteotti (Udine, naturalmente)

Davanti a me, un intero weekend da dedicare a questo volume pieno di memoria, di storia nazionale e internazionale, di emozioni collettive e individuali, di ricordi, musica e politica. Un libro già alla seconda ristampa nel giro di 4 mesi, non so se mi spiego!

C’è tutto questo in Raistereonotte, il libro: programmi, autori e conduttori che hanno cambiato la storia della radio e della cultura italiana, facendo compagnia e formando una intera generazione.

L’ho aperto per la prima volta al tavolino del Mezza Libbra. Lì ho letto di come, alla fine degli anni Sessanta, la radio fosse una cosa completamente diversa da quello che sentiamo oggi: non c’erano speaker, ma annunciatori dall’ottima dizione; non esistevano riferimenti al sesso o al gossip, perlamordiddio! Si parlava solo italiano, si ascoltavano canzoni italiane, non c’era spazio per i giovani, se non in determinate parentesi ben delimitate (Per voi giovani, come lo definisce Carlo Massarini nella prefazione, era “il tempio del sofisticato, fra jazz e soul“).

Insomma, la radio era lo specchio della società di quel momento. Ma le cose già stavano evolvendo, il fuoco del cambiamento già si era acceso nelle lotte studentesche e del movimento femminista del Sessantotto: oh, insomma, i giovani c’erano e avevano le loro idee, bisogni, speranze! E di certo non avevano quei confini ristretti e conservatori della Democrazia Cristiana (al governo). Gli anni Settanta continuarono questo percorso di cambiamento dei costumi e della società. Ma fu un percorso lento e così avvenne anche per la radio e la tv. Fino ad arrivare agli Ottanta.

Finisco contemporaneamente la prefazione e la birra. Mi sposto, faccio una bella passeggiata e arrivo alla storica Osteria Pieri Mortadele. Mi siedo, ordino dei bei bicchieri di vino accompagnati da gran affettati e formaggi. E continuo appassionatamente a leggere di radio, di storia e di passione. Intorno a me, un sacco di giovani.

 

Leggo di come fermassero per strada Luca De Gennaro dicendogli “ti ascoltavo sempre a Stereonotte” quando lui, Stereonotte, non lo aveva mai condotto! No, lui conduceva Planet Rock, il programma che portò sulle frequenze italiane tanta musica nuova, aprendo le porte a gruppi emergenti e ruvidi come i Litfiba (mai sentiti nominare, eh?).

Leggo di Fabrizio Stramacci, il ragazzo di Prima Pagina che si svegliava alle 4.30 per comprare i giornali all’edicola, li portava al giornalista di turno, provava i microfoni, assisteva la rassegna stampa e smistava le telefonate. Finché un giorno all’ora di pranzo, in bagno, mentre si lavava le mani pensando alla cotoletta che lo aspettava in mensa, conobbe Pierluigi Tabasso, il Padre di Stereonotte!

 

Leggo di Ernesto Assante e della sua passione per la new wave inglese e americana (del resto, correvano gli anni Ottanta) che lo portò a mandare in onda i sediciminutietrentasecondi di Music for Airports di Brian Eno. Qualche giorno dopo, cosa ti va a succedere? Arriva una lettera di un contadino della provincia di Latina (zona che io conosco bene) che lo ringraziava per avergli fatto ascoltare quella musica bellissima mentre andava a lavorare all’alba.

 

Il tempo scorre, tra mortadella, pagine, vini rossi e bianchi, ricordi di speaker e registi radiofonici, chiacchiere con l’oste e la simpatica ragazza che continua a portarmi bicchieri e taglieri. Si fa notte, decido di tornare a casa. Ma sapete cosa scopro? Che anche l’oste fa parte di una etichetta discografica, la TOKS! Le cose non accadono mai per caso…  non è vero?

TOKS – biglietto lavato in lavatrice

 

Torno in albergo, nella mia ministanza dove c’è il mio miniletto ad aspettarmi. Mi viene un po’ di sadness a guardarla. È ancora presto, saranno al massimo le dieci di sera, ed io ho ancora voglia di godermi la serata. Scendo alla reception dell’Hotel Principe, dove un ragazzo molto disponibile ed educato mi rifornisce di un bel bicchiere di merlot da portare via. Ora si ragiona. Tornata in camera, apro la portafinestra che dà sul miniterrazzo: l’aria è fresca. Mi siedo e, alla luce fioca della stanza, continuo a leggere.

@Hotel Principe, terrazzo

 

Resto affascinata dal racconto di Marco Boccitto dal titolo Electric Africa, in cui parla di Fela Kuti, “l’inventore dell’afrobeat nigeriano”. Un tipo di musica che solo grazie a quel “grande social preistorico che era Rai Stereonotte” poteva essere ascoltato da tutta l’Italia nottambula, dalloperaio petrolchimico di Marghera allo studente sotto esami.

Vado avanti e leggo di Marco Cestoni che preparava set acustici per Tuck & Patti, ospitava Ligabue e Finardi. Che bello che deve essere stato in quel momento: partecipare, esserci, viverlo. Senza neanche essere consapevoli che quello che stava accadendo avrebbe cambiato il corso della radio, della musica, della cultura italiana. Perché è questo che si percepisce dai racconti.

Poi con le parole di Massimo Mapelli che descrivono il percorso del Progressive Rock fino ai Radiohead, si chiude la prima parte del libro ed io sono pronta per andare a letto. Soddisfatta e con la mente piena di immagini emozionanti: cantanti e musicisti, mixer e microfoni, scalette su block notes. Quella notte, ho sognato una cotoletta alla milanese.

Il fine settimana scorre via veloce. Continuo a passeggiare per Udine, fermandomi a leggere ovunque: panchine, prati, bar, ristoranti. Udine è una città bellissima e silenziosa, ma piena di vita. Si concilia benissimo con la lettura di questo volume che, come i monumenti e le strade di questa città, racconta un pezzo di storia italiana avvenuta tutta di notte.


 

A fare da spartiacque tra la prima e la seconda parte del libro, c’è una sezione di fotografie, datate e recenti, dei protagonisti e degli studi di Rai Stereonotte: autori e speaker catturati nella spontaneità e quotidianità del lavoro, ma anche in pose studiate, poiché molte foto furono scattate in occasione di un servizio fotografico di Fabrizio Ferri oppure per una campagna pubblicitaria degli occhiali da sole Polaroid.

 

E allora ecco Carlo Massarini, Teresa De Santis, Ida Tiberio alle prese con microfoni e mixer, oppure la redazione di Rockstar al completo in bianco e nero. C’è addirittura una foto di tutta la redazione, dirigenti e staff su una gigantesca scalinata, dove si vedono anche il direttore Giulio Cattaneo e il boss Pierluigi Tabasso. O anche una foto di una vasca da bagno pienza zeppa di lettere degli ascoltatori!

Cover: Donald Fagen, The Nightfly, 1982 Warner Bros – ph. by J. Hamilton

 

La seconda parte del libro è molto commovente ed emozionante. Oltre agli scritti di Max Prestia, Alex Righi, Enrico Sisti, Fabrizio Stramacci, Ida Tiberio e Giampiero Vigorito, qui troviamo anche i ricordi legati ad autori e conduttori che purtroppo non ci sono più, ma che in questo volume vivono attraverso le parole dei loro colleghi. È toccante sentire e pensare come la musica e la radio abbiano generato relazioni durante decenni, amicizie determinanti per la carriera di molti giornalisti che vediamo ed ascoltiamo amcora oggi, in radio e tv. Grazie ai ricordi che questi autori hanno deciso di condividere con i lettori, possiamo celebrare grandi professionisti come Paolo De Bernardini (cofondartore di Rockstar), Maria Laura Giulietti (la prima accreditata e seria critica musicale italiana),  Lucio Seneca (appassionato giornalista, ma anche l’amico del “un’ultima sigaretta e andiamo a dormire“) e tante altre voci che purtroppo da tempo non sentiamo più.

Un friulano al castello!

 

Stupende anche le parti finali, In the air tonight e Tender is the night, dedicate a commenti e ricordi che addetti al mestiere e ospiti hanno voluto condividere riguardo a Rai Stereonotte, da Daniela Amenta a Francesca Zazzera, passando per le voci di Edoardo Bennato, Sergio Caputo, Teresa De Sio.

Infine e a malincuore, la mia avventura con Rai Stereonotte, il libro si conclude sul treno di ritorno: il libro mi ha accompagnato lungo il viaggio verso Milano e mi ha fatto compagnia alla stazione di partenza, dove ho dovuto attendere parecchio a causa di un pazzesco ritardo del treno. Solo che ormai i soldi erano finiti e mi sono potuta permettere solo un’ichnusa.

Stazione di Udine: io, Rai Stereonotte e un’ichnusa

 

Sul vagone, mentre il paesaggio correva veloce fuori dal finestrino, giravo e rigiravo il libro, lo sfogliavo leggendo e rileggendo l’indice, ne guardavo le foto. Così, sono andata indietro nel tempo.

La mia mente e il mio cuore sono volati al 2006 in quel di Bologna, al secondo piano del Vag61- Officina dei media indipendenti, in quel piccolo studio radiofonico che ospitava Radio Città Fujiko. È lì che ha avuto inizio la mia storia, la mia passione per la radio, la mia crescita personale e professionale.

Anche io – come chi ha collaborato alla stesura di Rai Stereonotte, il libro – devo tanto (forse tutto) al mezzo radiofonico. Certamente, la programmazione di Rai Stereonotte è stata quella porta aperta verso il presente ed il futuro che serviva all’Italia per aprirsi, scoprire, evolvere, cambiare. Cosa sarebbe successo se tutto ciò non fosse mai accaduto? Fortunatamente, c’è chi ha gettato il cuore oltre l’ostacolo allora e che continua a farlo anche oggi.

PS: oggi Rai Stereonotte è un programma musicale in onda su Radio 1 dal lunedì al venerdì alle 01.30, il sabato alle 00.35 e la domenica alle 01.05. Se non riuscite ad ascoltarlo in direta, sul sito di Rai Play trovate le puntate in podcast.

 

CREDITS
RAISTEREONOTTE – IL LIBRO


Iacobelli Editore
A cura di Giampiero Vigorito
con la partecipazione dei conduttori di Raistereonotte
Prefazione di Carlo Massarini

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