Intervista di Las Nenas
Ciao Luca, piacere di conoscerti. Siamo Elena & Stefy las Nenas di Just Kids Magazine. Le tue più grandi passioni sono la musica e il surf. Come nascono queste passioni?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, da quando sono nato. Ho la fortuna di avere una famiglia che ha sempre ascoltato molta musica, ero affascinato dai vinili, dagli strumenti musicali che ho sempre visto per casa e soprattutto dal pianoforte e dalla chitarra. Avevo tre o quattro anni quando ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte classico, ma fin da subito mi sono accorto che stavo diventando bravo a leggere gli spartiti e riprodurli, ma sentivo che quel metodo non mi permetteva di fare mio lo strumento.
Quando avevo circa 5 anni, ho iniziato a suonare con la chitarra e mio padre, che ha sempre suonato, mi ha insegnato i primi accordi fino a che ho deciso che da un certo punto in poi avrei continuato da solo. Da quel momento, inserivo le musicassette o i cd nello stereo e suonavo la stessa canzone fino a quando non riuscivo a suonare perfettamente le parti di chitarra che mi interessavano. Quando ero al liceo sono entrato a far parte della prima band con cui ho suonato e da lì in poi non ho più smesso di esibirmi prima da chitarrista e poi come cantante e chitarrista.
Anche nel surf, la mia famiglia ha avuto una grandissima importanza: mio fratello e mia sorella avevano le proprie tavole e andavano con i loro amici a prendere le onde. Ho sempre subito quel fascino grazie anche a film come Big Wednesday, Point Break e molti altri perché capivo che il surf era più di un semplice sport, ma qualcosa che ti entrava dentro e dettava le regole della tua vita. Quando lasciavano le loro tavole incustodite e c’erano onde, le usavo per cercare di imitarli e da quando sono riuscito a salire in piedi per la prima volta non ho più smesso.
Possiamo dire che hai legato queste tue due passioni nel tuo primo album di inediti intitolato Music Onde Road? Ci parli del disco?
Esatto. Il surf mi ha spinto molto a viaggiare e conoscere nuove persone, nuovi modi di vivere mi fa riflettere e a volte mi da ispirazione che poi si trasforma in una canzone. Canzoni come Peniche, Cambiare, Let me be nascono dalla voglia di decidere consapevolmente cosa fare della propria vita, dal realizzare che la routine che spesso divora le nostre giornate non è l’unica strada possibile e percorribile.
Il disco è nato perché avevo iniziato a scrivere canzoni e avevo voglia di farle sentire anche agli altri, con la voglia di stimolare le persone ad uscire dal proprio guscio, da questa dimensione che ci sta portando sempre di più all’isolamento e all’individualità. Un invito a godersi la vita momento per momento, di viaggiare e scoprire nuovi mondi, conoscere nuove persone e a vivere le nostre vite nella maniera più semplice possibile.
Chi ha realizzato la copertina?
La copertina è stata realizzata da Huskies Studio, un gruppo di professionisti nonché amici esperti in social media, grafiche, fotografia e video.
Dal titolo dell’album, dal titolo delle stesse canzoni contenute, come la traccia N. 8 Peniche (comune portoghese), e ascoltandole, si percepisce che ami anche viaggiare!
“Chi non viaggia è come la rana: crede che la realtà in cui vive sia l’unica esistente. Chi viaggia è come la tartaruga: non ragiona per assoluti, perché sa che il mondo è enorme e bellissimo. E per questo motivo non rinuncerebbe mai alla sua libertà per chiudersi in un pozzo”.
Quanto ti ritrovi in questa frase di Gianluca Gotto, famoso nomade digitale tratta dal libro Succede sempre qualcosa di meraviglioso?
Ho avuto il piacere di conoscere Gianluca giusto qualche settimana fa ed è subito nata una forte intesa fra noi. Mi ritrovo completamente nelle frasi che avete citato. Viaggiando realizzi che le persone hanno modi differenti di vivere e inevitabilmente a porti delle domande sul modo in cui stai trascorrendo la tua vita. Senza viaggiare ti precludi questa possibilità di ampliare i tuoi orizzonti e a convincerti, ogni giorno di più, che la vita che stai conducendo sia l’unica strada percorribile. in Italia, siamo legati al lavoro in una maniera così forte che a volte ci sfugge che lavorare non serve solo a guadagnare: ciò che si guadagna non dovrebbe essere il fine ultimo di questo processo. Non lavoro per i soldi, lavoro perché con i soldi che guadagno posso… ed ognuno di noi può completare la frase in ogni modo possibile immaginabile. Io sicuramente finirei la frase con viaggiare perché mi rende felice.
Viaggiando, hai avuto modo di entrare in contatto con la musica, le tradizioni e la cultura dei luoghi? Pensiamo appunto a Peniche, al Portogallo. Che differenze hai trovato rispetto la musica e la cultura italiana?
In Portogallo, specialmente a Lisbona, ho avuto il piacere di andare ad ascoltare il fado che è una musica tradizionale portoghese che potremmo paragonare al blues.
È bellissimo perché quando i musicisti entrano in scena deve regnare il silenzio assoluto, non è permesso fare foto, video, fare rumore per forma di rispetto. I musicisti si esibiscono cantando e suonando senza amplificazione e l’atmosfera che si respira è unica. Questa è una bellissima tradizione che mi piacerebbe che venisse importata anche in Italia. Nei nostri locali spesso c’è totale indifferenza, la musica dal vivo non interessa e spesso quasi infastidisce: quante volte avete sentito persone che si trovano davanti ad un’esibizione in un locale chiedere di abbassare il volume perché altrimenti non riuscivano a parlare durante la loro cena?
In particolare, Peniche mi ha conquistato per la semplicità della vita. Il tempo sembra trascorrere lento fra una surfata e un po’ di relax e lo shock è stato proprio realizzare che esiste un posto nel mondo dove puoi andare a staccare dalla frenesia delle nostre giornate.
Musica e Surf ci ha fatto ricordare la Surf Music, genere di musica rock nato negli anni Sessanta, tra i cui esponenti spiccavano i Beach Boys. Come definisci la tua musica? C’è qualche artista a cui ti ispiri?
Non riesco a definire la mia musica perché ascoltandola a tutto tondo penso di essere influenzato da ogni tipo di genere: amo la surf music, il blues, il rock, il pop, il jazz, l’hip hop e chi più ne ha più ne metta. Nel periodo in cui ho scritto le canzoni del disco ascoltavo molto Jack Johnson, Eddie Vedder, Ben Harper, John Butler, Xavier Rudd che sicuramente mi hanno ispirato e continuano a farlo.
Recentemente, sei salito sul palco del TTG di Rimini, una delle più importanti fiere del turismo in Italia insieme all’attore, modello e musicista spagnolo Sergio Muniz e al viaggiatore e scrittore Winki. Ci racconti come è andata?
É stata un’esperienza nuova e molto stimolante. Ci siamo esibiti con uno spettacolo di nome Tutta un’altra musica, ero in compagnia dello scrittore Winki e dell’attore Sergio Muniz con cui collaboro da qualche anno. Abbiamo parlato, letto e suonato di fronte ad esperti del settore turistico con il fine di far capire come le nostre forme di espressione possano servire a far viaggiare. Viaggiare leggendo un libro, ascoltando una canzone, guardando un film è una cosa che è capitato a tutti non è vero?
Con Winki hai anche dato vita al progetto Better Together. Ce ne parli?
Better Together è il progetto che unisce me, Winki, Sergio Muniz, Vincenzo Ganadu (pittore), Lucio Vardabasso (shaper) e altri amici accomunati dalla passione per il surf. Better together è un evento che portiamo in giro per l’Italia con cui uniamo le nostre forme di espressione per parlare di rispetto per l’ambiente, di sostenibilità, di esperienze di vita e di condivisione.
Di cosa ha bisogno oggi il mondo? E la musica?
Penso che dopo questo brutto periodo che abbiamo passato tutti, il mondo abbia bisogno di un po’ di tranquillità. C’è bisogno di tornare a stare insieme senza la paura di danneggiare o essere danneggiati da chi incontri come avveniva nei momenti più duri di questa pandemia. Ha bisogno di vedere i sorrisi che sono stati per troppo coperti dalle mascherine e tornare ad una normalità più consapevole incentrata sul rispetto per l’ambiente.
Per quanto riguarda la musica non penso che abbia bisogno di cose particolari perché non sono uno di quelli che pensa che la musica migliore sia quella “dei propri tempi”. Adesso è così facile pubblicare una canzone su Spotify o YouTube che chiunque abbia voglia di esprimersi può farlo come vuole. Le piattaforme digitali permettono di ascoltare qualsiasi cosa sia mai stata pubblicata nella storia della musica con un solo click. La musica ha bisogno di ritornare ad organizzare concerti.
Il tuo concerto dei sogni dove lo realizzeresti e come? Su una nave? In riva al mare..?
Direi su una bella spiaggia.
Ci sveli qualche news sui tuoi progetti futuri?
Sta per uscire musica nuova, quindi tenetevi pronti.
Il messaggio che vuoi trasmettere con la tua musica?
Vivere semplicemente, godersi ogni momento della propria esistenza è la strada per trovare la felicità. Fai quello che ami, segui la strada che senti, non avere paura dei giudizi, tuffati nella vita!
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