IL TRIP: Questo mondo che spaventa – Anna Bassy, Monsters (15/10/21)

Racconto a cura di Valentina Calissano

Illustrazione a cura di Eliana Guarino

Il Trip

L’ispirazione

L’ispirazione per questo Trip arriva da Monsters, EP di debutto di Anna Bassy, uscito lo scorso 15 ottobre.

La voce melodiosa, calda e piena di grinta della Bassy fa immaginare il mondo come se fosse una giungla, un luogo spaventoso nel quale è difficile addentrarsi da soli. Il protagonista di questo Trip, infatti, dovrà fronteggiare una realtà ben più grande e complessa di lui.
Temi come l’isolamento, la paura, l’alienazione creano lo sfondo perfetto per allenarsi a diventare migliori. Non è facile crescere, non è facile farsi ascoltare quando si è piccoli come una noce o come un cucciolo di gatto randagio.
Signore e signori, è con grande piacere che vi presento un racconto sul coraggio necessario ad affrontare la vita di tutti i giorni, un racconto che vi chiede di far sentire la vostra voce quando volete solo dire la verità.

Questo mondo che spaventa

Piove.
Qui in questi giorni non fa altro che piovere.
Se alzo lo sguardo, un manto denso e violaceo preme sulle mie pupille, strette a fessura dalle opprimenti gialle luci che galleggiano lungo gli edifici. Sono scatoloni altissimi, dei quali mi è impossibile raggiungere la cima.
Mentre osservo questo luogo carico di vite, stretto in una tana sbriciolata assieme ai miei fratelli, il frastuono stridulo dei cartelloni lampeggianti, dei fari a intermittenza e delle strisce posizionate sopra alle vetrine, copre ogni ricordo. Protetto da una coperta bianca e rossa guardo chi, oltre il ciglio di una linea nera, corre senza tregua verso un gigantesco mostro dai vetri sporchi e con occhi luminescenti su ogni lato.
Non è il primo che arriva e che se ne va. Da quando sono qui molti si sono fermati per poi ripartire.
Tutti aprono lo stomaco allo stesso modo e ingurgitano gente arrabbiata e urlante, oppure persone che fanno fatica a camminare. Nella folla alcuni poi sorridono, altri rimangono impassibili, ma tutti, indiscriminatamente, rifiutano di osservare il cielo che è sopra le loro teste. E vanno con il mostro, inghiottiti in un marasma di succhi e umori inaspriti dalla pioggia.

Non sono sempre stato qui. Provengo da un luogo che si estende piatto fino all’orizzonte, dove le piante regnano sovrane. Non ci sono mostri rumorosi e fumanti, solo carrette che sfrecciano sotto il sole e nel caldo.
Il primo dei miei ricordi risale a quando ero ancora un batuffolo. È il ricordo delle ore passate a giocare con i miei fratelli nella ghiaia chiara, rincorrendo sottili animaletti verdi. È il ricordo di nostra madre che ci richiamava alla tana quando ci allontanavamo troppo.
«Miè!» faceva, e noi la cercavamo dapprima con il naso, poi con le orecchie dritte e gli occhi spalancati, impietriti. Allora la trovavamo subito e tornavamo da lei.
Ogni tanto, ci lasciava a dormire da soli. Con il favore delle tenebre procurava cibo fresco da divorare subito. La selvaggina ricoperta di pelo era smembrata dove la carne è più morbida, ancora calda e ricoperta di sangue tiepido. La mamma la chiamava battuta di caccia e un giorno decise di portarci con lei, per insegnarla anche a noi.
Rimanemmo svegli, in attesa della partenza. Superammo il vialetto di ghiaia per ritrovarci sul ciglio di una di quelle strade nere, ricoperte di gomma fetida.
Le mie zampe rimasero incollate a terra. Le cosce erano rigide e mi era impossibile spostarle di un solo passo. In piedi lì, prima del bordo dell’asfalto, guardavamo la nostra mamma coraggiosa che aveva superato con un solo balzo quel primo ostacolo.
Io invece ero rimasto impietrito, insieme ai miei fratelli.
Fu la prima volta che provai paura.
La mamma continuava a chiamarci, seduta sull’asfalto, ma noi non l’abbiamo seguita, non l’abbiamo ascoltata. E all’improvviso, su quella striscia scura, comparve un mostro. I suoi occhi di luce hanno inondato la mamma e quando era ormai passato non l’ho vista più.
Questa è l’ultima cosa che ricordo.
Se adesso sono qui è perché la stavo cercando. Non l’ho mai trovata, e ora siamo dentro a questo gelido e molliccio cartone ad aspettare chissà cosa. Forse che lei torni, che venga a prenderci. Magari arriverà e ci riporterà a casa, ci darà da mangiare una grande preda e saremo tutti di nuovo felici.

IL TRIP questo mondo che spaventa

Qualche giorno fa, ho scoperto come sono fatto.
Ho guardato in un palazzo, sbirciando in un vetro, e un gatto mi stava osservando. Se muovevo la testa anche lui la muoveva e quando ho messo una zampa sulla vetrina l’ha fatto anche lui, ma non era calda. Ho miagolato, lui ha aperto la bocca soltanto; così ho pensato che quello dovevo essere io. E così forse so come sono fatto!
Non ne sono sicuro, però forse è così.
Pensavo di essere come la mamma e invece sono molto diverso. Veramente le orecchie sono sempre appuntite e gli occhi sono tondi, il pelo è corto, proprio come quello della mamma. Cambia però il colore: lei aveva macchie bianche e arancioni, io sono tutto nero, tranne che per un pallino bianco proprio sopra al naso. I miei occhi non sono grigi, sono completamente gialli. E poi sono piccolo, così piccolo che i baffi spuntano fuori dal muso, dal profilo della mia testa.
Sapere come sono mi lascia una strana sensazione.
Sono diverso anche dai miei fratelli. E mi stupisco di non essere più pauroso rispetto a loro, che sono più grandi e pieni di pelo. Quella notte, piccolo come sono, mi sarei dovuto spaventare molto di più. Forse se avessi saputo come sono fin da allora sarei scappato. Avrei abbandonato tutti. E questo mi fa sentire ancora peggio.
Anche se ho i miei fratelli solo io so come siamo fatti, come è fatto ognuno di noi. Loro non credono alla storia del vetro, pensano si tratti di uno scherzo di pessimo gusto. Così mi hanno lasciato in disparte, per punizione.
Questo mondo sembra prendersi gioco di me. Ha creato delle illusioni per poi tradire le mie aspettative. Mi dà conoscenza e speranze, per poi tradirle, per poi smentirle.
Questo mondo mi spaventa.
Perché sono diverso dagli altri? Perché mi sento solo? Ho sbagliato qualcosa, che colpe ho?
Ho solo scoperto la verità. Potevano darmi ascolto, ma non l’hanno fatto. Piuttosto hanno preferito ignorarmi e lasciarmi indietro. Hanno deciso di rimanere nel dubbio, di non cercare una risposta, di non esplorare oltre il bordo della strada sterrata.
Deve essere successo qualcosa di simile quella sera. L’ignoto ha bloccato tutti noi. Non eravamo spaventati da ciò che non potevamo conoscere. Abbiamo scelto di non sapere perchè ci spaventava la realtà che avremmo potuto conoscere. La verità sarebbe rimasta indelebile di fronte ai nostri occhi. Questo è ciò che ci spaventava.
È lo stesso motivo per cui tutte queste persone continuano a vivere senza indagare il colore e la forma del cielo. Preferiscono limitare i loro sguardi alla terra che corre sotto i loro piedi, chinando la testa verso il basso.
È più facile continuare a vivere ignorando quale sia la verità.

Ma io non voglio restare fermo qui, ad aspettare che il cielo cambi per me. Io voglio essere come la mamma, che si è lanciata oltre la tana per scovare la preda più succulenta, che ha affrontato tutti i pericoli che incontrava, per la nostra sopravvivenza.
Se le luci mi prenderanno con loro accetterò questa ennesima verità.
Stasera mi sono lanciato su quella terra nera e grinzosa, proprio mentre passava un gigantesco mostro rosso. Le luci hanno spazzato via la mia vista, inondandomi di un bianco incorruttibile.
Ma poi è arrivata un’ombra, alta, con le braccia spalancate e la schiena dritta. Il mostro si è fermato, grugnendo e lei si è voltata verso di me, rannicchiandosi fino a diventare piccola piccola.
Ero rimasto bloccato, proprio come quella volta. E come quella volta mi sono sentito chiamare.
Era come me. Desiderosa di conoscere, di superare le sue paure e di trovare qualcuno come lei. Aveva la testa ricoperta di una trama spumosa e riccia, il corpo coperto da un manto caldo e pesante, le zampe erano nude, composte da cinque dita ciascuna, affusolate, scure e morbide.
Quando mi ha afferrato sollevandomi tremavo, ma nel momento in cui mi ha stretto il palpito del cuore ha rallentato. Il tepore del corpo sotto a quel mantello era delicato, profumato e ammaliante. Ho provato una sensazione che era rimasta sopita dentro di me da molto tempo. Dopo tutti questi giorni di pioggia finalmente ho potuto chiudere gli occhi.
«Andiamo a casa, piccolino», e ci siamo allontanati dal mostro, ancora fermo alle nostre spalle.
Questo mondo mi spaventa, ma da questa sera sono più forte.

CREDITS

MONSTERS – ANNA BASSY

Tracklist

Monsters
Could You Love Me*
Wind, Rain*
This World
Keep On Singing

Musica e parole: Anna Bassy

Chitarre: Pietro Girardi

Basso: Andrea Montagner

Batteria: Pietro Pizzoli

Produzione: Francesco Ambrosini

Mastering: Giovanni Versari

*In collaborazione con il produttore Duck Chagall

Il video: WIND, RAIN – ANNA BASSY

Video creato da: Boredom Studio

 

BIO

Anna Bassy è una cantautrice italo-nigeriana, nata e cresciuta a Verona
Si appassiona fin da giovanissima alla musica e al canto: reggae, soul, R&B, gospel.
Nei brani risuonano vari mondi: affondano le radici nel soul, hanno venature pop, ma richiamano a tratti il folk, a tratti esplorano le sue origini africane.

I brani sono nati dalla sola voce accompagnata da una chitarra acustica, ma per presentarli live, Anna ha scelto di farsi affiancare da una band – un trio formato da Pietro Girardi alla chitarra, Andrea Montagner al basso e Pietro Pizzoli alla batteria. 

Tra il 2020 e il 2021 escono i primi brani ufficiali del progetto, Could You Love Me, che ottiene la vetrina web Just Discovered di MTV New Generation, e il successivo Wind, Rain.

A giugno 2021 è selezionata tra i 10 progetti finalisti del contest del Color Fest, mentre a luglio vince l’Arezzo Wave Contest per la Regione Veneto.

IGhttps://www.instagram.com/annabassy/
FBhttps://www.facebook.com/annabassymusic/

 

Wind, Rain – Lyrics 

My mind is lost
My heart is runnin’
Don’t know how to move
How to free myself from here
My mind is full my heart is fallin’
Don’t know how to breathe
How to let you hold me

So wind, take me high
Take me high, oh so high
And rain drown my thoughts
Drown them deep into the sea

My mind is lost
My heart is bleedin’
Don’t know how to love
How to let you love me

And wind take me away
Take me high, oh so high
And rain drown my thoughts
Drown them deep into the sea

So wind dry my tears
Take them high, oh so high
And rain drown my thoughts
Drown them deep into the sea.

2 thoughts on “IL TRIP: Questo mondo che spaventa – Anna Bassy, Monsters (15/10/21)

  1. Leggerlo è stato come tuffarsi in un universo di emozioni , un intero cosmo di molteplici sensazioni intensamente vissute e condivise pienamente . Stupendo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *