Notturnale terzo
Poesia di Davide Emanuele Iannace
E scrivere ci tormenta,
qualunque sia la carta e la lingua.
Scorre sulla pagina, inchiostro sangue
e narra.
Di balconi su città addormentate,
di baci e fianchi su
sedie sbilenche appoggiate
a muri bianchi.
Parlano le pagine di candele,
di sigarette lasciate spegnere
tra i baci e le mani che
toccano e sfiorano i corpi.
Cantano le pagine, degli odori
delle rose scure e dei gelsi
dai proibiti giardini e il
rumore dei tetti vivi.
E poi che scrivi?
Ti fermi, il resto non si
può che vivere.
Quelle notti sotto chiare stelle,
non le puoi narrare.
Il respiro piano, i gemiti e gli amori
stanno stretti.
Dei passi rapidi tra i
portoni sfuggenti gli echi, le ombre
le voci e gli sguardi,
rimangono ancorati al cuore, pesanti.
Sulla città che sotto la luna dorme
tu non scrivi, ma fumi e il
vapore è tra gli occhi e la bocca
asciutta e silente nella pace,
tu distesa nuda ad attendere
paziente, di sentire la sabbia
di sentire l’alba e il bacio,
del sangue che scalpita,
della sigaretta lasciata spegnere