A cura di Gabriella Rossi
Illustrazione di William Ceraolo
In ogni cosa esiste una verità ineluttabile: anche ciò che conosci meglio può riservare delle sorprese. Questo principio ha un particolare significato se penso al mio rapporto con Dino Buzzati.
Il primo incontro con la sua scrittura è stato da ragazzina, quando lessi Il deserto dei tartari e oggi lo dico senza vergogna: non ci capii niente. C’è voluta quasi metà della mia vita per affrontare il viaggio (e le pause) accanto a Giovanni Drogo. Il tempo, l’attesa, l’inevitabilità della morte sono tutti temi che si rincorrono nello stile rarefatto e al contempo reale del romanzo. La Fortezza Bastiani è un non-luogo capace di comprendere in sé tutti i posti esistenti, quelli in cui il tempo passa e noi siamo fermi in mezzo.
La rilettura del Deserto dei tartari durante la quarantena mi ha portato alla consapevolezza che in un solo libro Dino Buzzati ha spiegato tutto quel che c’è da capire: passiamo la vita ad aspettare occasioni che ce la cambino e ad aver paura di qualcosa che ce la rovini. Nel mezzo, se tutto va bene, non succede niente.
Altra realtà che ho compreso da poco: per leggere davvero occorre una struttura forte e non puoi costruirla accumulando citazioni a casaccio, frasi su Wikipedia e nemmeno serve una laurea in lettere. Dino Buzzati, in particolare, richiede tempo. Per le virgole e i punti, per scovare la pesantezza dell’essere sotto la coltre del fantastico.
Tutti lo conoscono come esponente del realismo magico, in tanti forse non sanno che è stato tra i giornalisti di cronaca nera più importanti del Novecento. Lascio una traccia per approfondire l’argomento: la nuova edizione de La Nera in cui vi sono trent’anni di lavoro giornalistico e i testi sono arricchiti, non solo da disegni dell’autore, ma anche dagli articoli che rimandano ai fatti raccontati. A conferma di quanto Buzzati sia tra gli autori più pop della nostra letteratura, il nostro secondo incontro ha la voce di Carlo Lucarelli mentre legge le sue parole sul caso Rina Fort.
Ho scritto che il mio rapporto con Buzzati è segnato dalla continua sorpresa: l’ultima è stata scoprire in un album di Franco Battiato un brano dal titolo Fortezza Bastiani. Invece, considero l’ennesima boutade che m’ha fatto Dino il libro finito da qualche settimana, si tratta di Un amore e ancora una volta se potessi incontrarlo gli direi: io di te non ho capito niente.
Dov’è lo scrittore de Il segreto del bosco vecchio? Dove si nasconde il vento nella Milano cupa che fa da cornice alla storia di Antonio e Laide? Perché non trovo un colore che non sia il grigio in questo romanzo? Ho cominciato quindi a indagare, per comprendere se davvero ci fosse un Dino a me ancora sconosciuto. Ho cercato fonti, riletto, ascoltato la viva voce di Buzzati in questa intervista e sono giunta alla conclusione che Un amore – nonostante le apparenti discrepanze con il resto dei suoi scritti – è la perfetta chiusura della sua parabola di romanziere.
Un amore non è scevro della poetica dell’attesa, il tempo anche nella storia di Adelaide Anfossi e Antonio Dorigo ha un ruolo centrale. Antonio, borghese uomo di una Milano schiacciante è preso da una follia d’amore per la giovane prostituta Adelaide. Lui è adulto, rispettabile e tanto ricco da pagarla ma è lei ad avere il potere. Nella loro relazione Laide gestisce il tempo che dedica a Dorigo. Muove i fili di un amore disfunzionale e imperfetto, in cui il ricco, rispettabile e borghese Antonio è vittima dei suoi capricci e prigioniero in una sempiterna attesa: aspetta che la giovane volubile decida quando il desiderio potrà divenire quotidianità e condivisione. Non è sbagliato quindi, come scrive Gramigna nel Meridiano dedicato a Buzzati, rintracciare similitudini tra Drogo e Dorigo.
Quest’ultimo aspetto dimostra, laddove ce ne fosse ancor bisogno, la grandezza dello scrittore capace di trasformare quel pesante blocco di marmo che è l’esistenza in un affresco di tempere e acquerelli. Tra le altre cose Dino Buzzati è stato un meraviglioso artista, disse di sé:
“Sono un pittore, il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista”.
Proprio l’arte ha avuto un ruolo centrale nella sua vita e rimando a una chicca: sapevate che una tra le prime graphic novel italiane porta la sua firma? Il Poema a fumetti , ispirato al mito di Orfeo e Euridice costituisce un tassello importante nell’enorme mosaico Buzzati.
Nel mio articolo-indagine su uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana mi sono valsa della collaborazione del collega William: ogni ispettore del resto ha il suo ritrattista per gli identikit e io lo ringrazio per il suo contributo.
Come sempre sarò in debito con Dino Buzzati per avermi insegnato tanto e soprattutto che di imparare, quando si lavora con le parole, non si smette mai.