A cura di Lavinia Cafaro
Oggi ho bisogno di voi.
Nel suo ultimo aggiornamento, Spotify ha inserito la sezione Lyrics nella barra in basso, sotto i tasti di comando.
Bene: parliamone.
Avere una bella voce è una dote che non tutti possiedono, anzi. Allo stesso tempo, quasi nessuno riesce a vivere senza musica, senza parole in armonia da canticchiare, senza melodie orecchiabili da picchiettare con la penna sul tavolo. Dunque, non serve cantare per godere di buona o cattiva musica. Però, quanto è più bello stonare o esibirsi quando una canzone ci piace, ci entra dentro?
Spotify è una delle app più diffuse a livello mondiale per scaricare o ascoltare online dischi, live e podcast. In un giorno di novembre dell’anno 2021, decide di renderci la vita ancora più facile, consegnandoci in mano la chiave di una delle porte del paradiso in terra. Sì perché questo è ciò che porta il vivere la musica: un angolo idilliaco in un’esistenza in continua definizione.
In un momento qualsiasi della giornata, quando ci viene in mente un pensiero, se avessimo quella specifica canzone a fargli da sottofondo, quel pensiero sbatterebbe su tutte le pareti della mente fino ad arrivare al punto in cui vorremmo che arrivasse: un sussulto, un sorriso, una lacrima. Quante volte, quando siamo giù di morale, facciamo partire quella specifica playlist già anticipatamente creata appositamente per queste situazioni? O quante volte, invece, usiamo la coda per cambiare completamente mood?
Abbiamo sempre bisogno di una lente di ingrandimento sulle situazioni, di un pizzicotto per accorgerci di starle vivendo, talvolta di un colpo di grazia: un elenco pensato di canzoni è la formula ideale. In macchina con il sole, su una strada libera dal traffico, metterei Jovanotti, i Beatles, Lucio Dalla, Taylor Swift; sul balconcino della mia migliore amica, mentre parliamo di massimi sistemi, servirebbero De André, i Radiohead, Norah Jones, Gazzelle.
E se bastano le orecchie a coinvolgerci, quanto in più possono fare gli occhi?
Quanto è più reale una dedica quando è scritta?
Quanto fa più male un ricordo quando lo possiamo scrollare con lo sguardo avanti e indietro, pixel su schermo?
Quante volte non capiamo il reale testo delle canzoni e cantiamo versi sconclusionati in modo ancora più sconnesso? E quanto è bello e imbarazzante allo stesso tempo invece capire cosa dice veramente?
Con quanta leggerezza in più viviamo i momenti in cui abbiamo un cuscinetto sul quale atterrare se sbagliamo? Il karaoke si basa su questo principio: siamo sicuri almeno del testo e possiamo concentrarci sulla prossima figuraccia in cantiere.
Dedichiamo canzoni perché sono i nostri balbettii emozionati resi parola e immagine; ci fanno calare le braghe, sventolare bandiera bianca o caricare le armi; ci inchiodano a qualcosa al quale rimarremo vincolati per sempre. Qualcuno è mai riuscito a dedicare la stessa canzoni a due persone diverse o ad associare due momenti differenti allo stesso brano? La musica si brucia facilmente: vissuta la prima volta, non la rivivremo più allo stesso modo.
Avere il testo a portata di click non è sicuramente una rivoluzione, ma vorrei che la rendessimo tale.
Diamo giustizia alle canzoni scritte bene, ai testi geniali, a quelli che ci hanno emozionato. Impariamo nuove lingue e dialetti. Chiediamo spiegazioni su quei versi che non abbiamo mai capito. Io, per esempio, non ho mai compreso nella canzone Bella come Roma dei Viito come mai ad un certo punto dice:
“E con la faccia pulita
Vorrei tagliarti la strada
Vorrei bruciarti la scuola
Avvelenarti la mela”
Ringraziamo gli artisti per aver spiegato quei concetti meglio di quanto avrebbe fatto i concetti stessi se avessero avuto parola, e rendiamo evidenti le boiate scritte invece da tanti altri.
Io ringrazio Giorgio Gaber per aver espresso il mio concetto di amore nelle quarantaquattro righe perfette della sua Quando sarò capace di amare. Mi voglio invece rendere ridicola di fronte al ricordo, che penso sarà condiviso da molti, di quando cantavo a squarciagola l’assurda Il pulcino pio solo perché andava di moda. Vi offro un modo per poter lanciare frecciatine in libertà senza pensare alle conseguenze, ma usando la scusa era solo una challenge.
#lyricsonfire
Tagga qualcuno e fagli scoprire il nuovo servizio di Spotify, pubblicando un testo a tua scelta. Dedica quindici secondi a te stess* (o a qualcuno che ti manca) utilizzando l’hashtag #lyricsonfire e rendiamoci conto di quanto la musica incendi la nostra vita. Apriamo questa porta offerta da Spotify e vediamo se troviamo un po’ di paradiso.
Lia