Poesia di Davide Emanuele Iannace
Cambio di stato
In un processo di cambiamento,
ogni stato finale è possibile
risultato inatteso, nemmeno
voluto e forse sperato
solo nelle notti meno
luminose.
Mentre scorre il tempo rimane
La sensazione vaga che l’acqua
Che bagnò il corpo è
La stessa che lo bagnerà
Sotto i soli cocenti di un’estate,
letta lontana, vissuta
vicina, ma già passata.
Il tempo perde ogni sua grandezza
Quando è chicco di sabbia.
Il tempo riguadagna ogni sua
Maestosità quando è
Tempio in rovina sotto una luna
Pallidamente, inusualmente
Moribonda come l’anima.
I selciati sono bagnati di erba, di
Fumo e di passi troppo frettolosi
E chi rallenta sembra essere catturato
Dalla sensazione di aver preso
La strada sbagliata in una città
Dalla forma di demone,
dormiente, sonnecchiante.
Ogni figura per strada sembra
Assopita dentro luci ancora da accendere,
buchi neri di solitudine,
orizzonti di eventi improbabili,
bagnati da stelle categoricamente
silenti.
Ogni corpo per strada è cinto
Dall’aura di abbandono,
di baci non dati e non detti
non cercati e non voluti.
Perfino le coppie sembrano
Anziani corpi decadenti
Simili alle colonne, distanti
Dalla vita cercata.
Quando diventa grigio di notte,
il profondo blu del cielo
sono gli occhi di un dio onnipotente
o forse malinconicamente
solo stanco di guardare e non vivere?
Quando ci si perde,
le rovine sembrano non labirinto
ma una casa nuova per l’anima.
Ogni notte di cambiamento,
sembra non essere cambiato
che il bagliore della lampadina esplosa.
Ma gli stati finali non sono
Che probabili ganci di attracco
In un viaggio nemmeno cominciato,
forse mai intrapreso, voluto,
finito? Se non nella terra, nelle
acque dolci di memoria e ricordi
ancora da costruire.
Rimane l’appello di un bacio,
la sensazione di un braccio caldo che
sfuggono, quando si cerca solo
il riflesso dei propri occhi e si
nota solo il riflesso del proprio
vuoto.