LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: M/TSOLO

Intervista di Gianluca Clerici

All’anagrafe parliamo di Matteo Ficozzi e Tommaso Bitossi. Nasce questo progetto dal moniker M/Tsolo fuori per Cobalto Dischi/Labella Dischi. Disco d’esordio dal titolo “Pezzetti”, titolo didascalico per quel che troveremo nel viaggio dentro questi 9 inediti. Contaminazione che richiama moltissimo la libertà espressiva delle prime opere, quelle che si lasciano andare alla “deriva” del gusto e delle sensazioni. “Pezzetti” suona in mille modi diversi, fusione non prevedibile nata dalle restrizioni del lockdown e poi sotto forma di suono composito dentro un disco che oggi celebriamo anche e soprattutto dal punto di vista sociale. Probabilmente ci torneremo nel dettaglio. Per ora a loro le nostre consuete domande di Just Kids Society.

Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
Penso che lo scontro tra analogico e digitale sia materia quasi del tutto superata. Per quanto i due mondi, negli anni, siano stati dipinti come rivali, oggi, più che assistere a due tifoserie contrapposte, vedo maggiore consapevolezza riguardo ai vantaggi peculiari dei diversi supporti.
Penso che possano coesistere, credo che l’analogico crescerà in maniera complementare al digitale, mezzi diversi per finalità diverse.

I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
La musica oggi, come quella del futuro non dovrebbe avere una forma “giusta”. È vero, la tendenza è quella di ridurre il corpo di una release per sottostare alla velocità dovuta ai servizi di streaming. Ma non mancano esempi coraggiosi di album più corposi e studiati, mi viene in mente l’ultimo di Iosonouncane. Anche qui parliamo di finalità, la mia bramosia di ascoltatore mi fa godere di aggiornamenti quasi giornalieri sugli artisti che mi piacciono, ma parallelamente, è imprescindibile per un artista saziare la curiosità degli aficionados con opere più approfondite. Sicuramente questo allarga la forbice tra il musicista puro ed l’intrattenitore, ma credo che in fondo sia una cosa positiva.

La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
Pensare ad una sostituzione dei concerti dal vivo con gli eventi online è ancora prematuro. Certo gli strumenti ci sono e si stanno ulteriormente evolvendo, ma in questo caso è il pubblico a fare da ago della bilancia. L’esperienza di un concerto dal vivo è ancora troppo forte e dopo un digiuno di 2 anni la fame potrebbe essere dura da placare per diverso tempo.

Un lavoro ricamato, denso di piccole cose, noir a suo modo e sicuramente distopico per tanti altri versi. Come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Per il nostro disco non è stato fatto uno studio dell’ambiente musicale del momento. La logica era quella di far valere il nostro modo di fare di musica senza troppe influenze esterne, del mainstream abbiamo preso coscienza a giochi fatti. Penso che per una visione personale ed alternativa ci sia sempre posto, forte di un’autenticità palpabile. L’appiattimento dei temi nella musica leggera sulle prime rassicura, ma alla lunga stanca.

E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
È un paradosso infatti. Il sistema vizia l’ascoltatore, che perde attenzione e fa perdere importanza al prodotto musicale, ma è una tappa obbligata, senza lo streaming la tua musica non arriva a nessuno. In questo senso la volontà risponde ad un desiderio umile che è quello di iniziare ad esistere all’interno di una scena musicale, prima che dentro un mercato.

Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
Per noi assolutamente esistenza ed espressione artistica. Come dicevo prima un fenomeno pop ed un musicista dovrebbero essere considerati due mestieri differenti. E non credo nella musica fatta a tavolino.
È troppo romantico? ingenuo? Ci importa poco, così è come intendiamo vivere la nostra esperienza musicale.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto degli MT/SOLO, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
“Crystal Silence” dall’album “Return to Forever” di Chick Corea.
Un brano terapeutico e l’espressione più alta che conosco per descrivere il sentimento cantato in “Gold”, il brano che chiude il nostro disco ed idealmente anche il live.

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