LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: CARPETS & CANDLES

Intervista di Gianluca Cleri

Un esordio che sembra provenire dalle splendide letterature del punk collegiale americano. E penso che tanto della forma melodica della voce quanto del dialogo della scrittura tutta si rivolga proprio a queste direzioni. Saranno impressioni tutte mie personali ma questo esordio dei Carpets & Candles dal titolo “Sangue corrotto” mi trascina in un tempo adolescenziale a cui sono davvero tanto legato. Inevitabile aprire gli occhi e far di conto con questo presente. A loro le nostre consuete domande di Just Kids Society:

Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
Siamo sicuri sapranno coesistere entrambe le forme e poi chissà ce ne saranno altre che ancora non possiamo immaginare.
Qualunque sia il veicolo crediamo che sia importante che il contenuto,alla fine, resti sempre fedele all’anima di chi la musica la crea. È una prospettiva confortante, a suo modo.

I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
Tonda! Strano parlare di forme giuste, corrette, nel contesto musicale. Speriamo che qualsiasi sia la forma, la sostanza punti alla bellezza e il suono abbia “il bello” (o quantomeno il piacevole) come obiettivo ultimo. Intendiamo tutta la bellezza, da quella intima, a quella della grandezza che genera stupore. Speriamo che riesca insomma a sublimare le ansie e le nevrosi che ci accerchieranno nel futuro.
Comunque a noi le forme tonde e morbide ci piacciono, per esempio.

La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
La nuova normalità è la vecchia normalità, ma con addosso una mascherina. Ci stiamo già adattando.
Per fortuna il suono ha molteplici dimensioni di godimento, a noi piace sia quella intima del brano che ci ronza per la testa tutta la giornata, ma anche quella di gruppo dei mega festival. Magari gli odierni divieti di “unirsi” godendo di un richiamo ancestrale come l’ascolto della musica, ci porteranno a ridefinire le nostre reali priorità: se prima il contatto fisico era solo il contesto in cui si ascoltava musica, domani forse la musica sarà il pretesto per aggregarsi e sviluppare quella socialità, chissà?!

Quando il rock inglese divenuto punk lascia spazio alle forme pop, anche si rugginose. Quando l’uomo e la sua vita diventano scuse leggere per gridare al dissenso. “Sangue corrotto” è un disco di rock acido e ben misurato. Dunque vi chiedo: come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Grazie per averci visti come “non superficiali”, “non leggeri” e “non digitali”.
Siamo dei ricercatori. Tutti e quattro non ci stanchiamo mai di ascoltare musica nuova. Ci proponiamo spesso a vicenda gruppi e sonorità nuove degli artisti che scopriamo qua e là. Francesco (Fratello Fra) è il nostro guru in tal senso.
Crediamo quindi che esisteranno sempre ascoltatori non contenti dell’ampia scena musicale attuale e speriamo di poter dar loro fiato e creare una sintonia di sollievo.

E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
In un certo senso è una delle forme della globalizzazione. Dobbiamo anche ammettere che ci sono altri paesi in cui questo paradosso di sente di meno, perché continua a esistere la musica fisica, e il lavoro che si porta dietro. Probabile che sia un problema di cultura che stiamo ignorando. Ma, siamo sicuri che sia gratis? Un “bene” difficilmente è un “bene” a 360 gradi.

Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
Per i Carpets & Candles la priorità è dell’essere. Il nostro disco, del resto, oggi ci permette anche di dire quel che siamo. E’ il nostro modo di comunicare, esprimerci e amare. Rispetto alla seconda domanda, non vediamo degli opposti tra marketing e arte: un buon prodotto artistico sarà più facilmente marketizzato o diviene presto veicolo pubblicistico. Questo vale anche per la musica. Forse oggi sulla bilancia prevale molto il marketing. Noi avremmo voglia di sentire la musica come espressione dell’individuo (anche se non artistica a tutti i costi). Vogliamo sentire musica nuova, indipendente, personalizzata, con una potenza espressiva toccante. E abbiamo voglia che questa possibilità sia data sempre più spesso e a un sempre più ampio numero di persone. In un certo senso è per questo che non crediamo tanto nelle troppe cover band (bellissime e bravissime) e nel mercato che le circonda.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto dei Carpets & Candles, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
“Magic CARPETS” ride (Steppenwolf) seguito da “Sixteen CANDLES” (The Crests).

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