Poesia di Davide Emanuele Iannace
Non conquistato
Quando perdemmo anche l’altra
Delle mille luci già perse,
rimase il silenzio.
Era il silenzio delle onde del mare,
quello delle caravelle perse e affondate
cercando nuove coste e mondi.
Era il silenzio dei fucili,
spenti e riposati al fianco
dei corpi martoriati
di chi cercava in un Impero
la gloria del sogno della vita,
dell’amore, del sesso, della vittoria.
E ora riposa tra i campi dove
Non nascono che germogli scuri.
Era il silenzio quello che
Agognò l’ultimo signore di
Una terra oramai infiammata,
che assaporò col tabacco e con il
calice di vino e di cenere.
Non c’era altro da vedere, altro
Da ammirare e da amare che il cielo
Rimasto intonso dalle mani.
Scalare e cercare, il desiderio
Fu motore e azione perenne, m
acchina
E ruota e sterzo e vela fino ai
Confini del mondo conoscibile, di quello
Affrontabile, di quello sognabile.
Non c’era mai stato niente che
Si potesse conquistare come la
Sensazione di aver vinto e
Forse anche vissuto, forse
Finito insieme ai semi la propria
Missione.
E la sveglia fu amara, fu come
Amore verso l’esistenza. Accorgersi che
Non s’era trovato il limite, ancora
Le navi sorvolavano sopra la cresta bianca
Veleggiando in cerca di risposte.
Si avevano domande, tra fogli,
parole, piani, mappe.
Non vi erano le tracce dei punti
Esclamatici, delle certezze.
Quelle erano lontano nel mondo
Del finito e del conquistato, agognato
Mai toccato.
E il cielo rimane come oracolo a suggellar
Il patto di reciproca ignoranza e di continua
Caccia verso stelle silenziose e nuvole che
Sono i tesori del Regno che non
Si farà mai vero.