LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: BRANDO

Intervista di Gianluca Cleri

Sempre più spesso è il rap a tornare alle origini, cercando un suono che ha sempre più ragioni dentro una scena rock analogica e liriche che sposano sempre più organze melodiche assai efficaci anche agli ascolti più neofiti. BRANDO, rapper emiliano, fa la sua comparsa in scena con un disco molto interessante dentro cui la mano di produzione è una soltanto: la sua. E anche per questo il titolo che porta è “Selfmade”. Ragioniamo con lui e scopriamo il suo punto di vista alle nostre consuete domande di Just Kids Society:

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Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
Non penso il suono torni ad essere analogico, ormai producono tutti tramite il pc e molti suoni li puoi trovare soltanto sui programmi.

I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
Io ho voluto fare 500 copie fisiche del mio cd perché è una cosa che ho sempre amato,oltre che sentire la musica bisogna anche toccarla e vederla, ormai con internet è diventato tutto invisibile, tutto “in aria”, sono un feticista dei cd fisici perché mi piace ancora quella sensazione che provo ad ascoltare un album in macchina dall’inizio alla fine. Soprattutto con internet la musica e l’artista hanno perso valore , prima se ti piaceva una canzone che sentivi per radio dovevi comprarti l’intero cd o vinile per ascoltarla, adesso basta andare su Youtube o Spotify e l’artista non viene più ripagato come merita. Beh penso che più andremo avanti e più sia peggio anche se ho ancora qualche speranze nei cd.

La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
Beh ormai la pandemia è finita e spero veramente che si torni alla normalità, anzi ci stiamo già tornando ma dobbiamo ancora abituarci, i live stanno tornando ad essere i live di sempre, ci vuole il contatto col pubblico perché tramite il cellulare si perde tutta quella magia e quell’emozione che riesci a trasmettere dal vivo su un palco con la folla sotto che canta le tue canzoni. La musica ha bisogno dell’animo delle persone per manifestarsi, la musica è proprio questo, unione.

Ascoltiamo un disco di gustoso rap, di grande scuola classica e di belle soluzioni che prendono anche altre direzioni. Un disco pieno di dettagli che però secondo te arrivano al pubblico liquido di oggi? In altre parole: come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Hai detto bene, contenuti superficiali, si può inserire se le major o chi che sia decide che deve vendere, alla fine si tratta solo di quello che ti viene messo sotto gli occhi o in questo caso nelle orecchie, è normale che se tu ascolti una canzone con temi banali ma allo stesso tempo orecchiabile dopo un po’ di tempo la canticchi e ti entra in testa, la stessa cose succede se ci metti una canzone con un senso, con delle belle parole e delle belle melodie, con dei messaggi. Io ci credo ancora nel rap fatto bene.

E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Lo si spiega perché fa parte del mercato, ormai è così, tutti ascoltano Spotify e ogni artista dovrebbe avere la sua pagina , c’è sempre il lato positivo e negativo della cosa, uno è quello di farsi conoscere , l’altro è che non ne ricavi un soldo.

Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
Per me la musica deve e dovrà essere sempre Essenza e Appartenenza, in Italia purtroppo la realtà viene filtrata e venduta per quello che in realtà non è, a volte mi chiedo se questo pubblico Italiano faccia al caso mio e spesso la risposta è NO, perché siamo un popolo ignorante, che spesso non sa l’inglese e preferisce l’ignoranza alla cultura, ovvio non tutti sono così ma la maggior parte si. La musica è espressione artistica dell’individuo e spesso per fare marketing devi fingerti un personaggio che non sei, come un pagliaccio o fenomeno da baraccone.
Oggi conta di più sembrare che essere.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di BRANDO, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Per salutare il pubblico dovrebbe mettere “Maria” se ti riferisci a una mia canzone , altrimenti “Hate It Or Love It” di The Game e 50 Cent.

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