LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: HLFMN

Intervista di Gianluca Cleri

Dualismo, punti di vista, maschere e poi la terra madre dentro cui rintracciare il senso primigenio. Elettronica che incontra l’uomo in questo che ha tutte le carte per sembrare un paradosso. Eppure HLFMN (Half Man) sa bene come sviluppare il concetto dentro un disco come “Double Mirror” (didascalico il titolo). Il mondo materiale e quello virtuale dentro un suono che sa farsi distopico e malinconico allo stesso tempo. Rintracciare moti di sentimentalismi dentro opere digitali è sempre più difficile e diviene alto e nobile uno scopo del genere. Indaghiamo come nostro solito con le consuete domande di Just Kids Society:

Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
Sono dell’opinione che il futuro sia la manifestazione del nostro stato di coscienza attuale, sia a livello collettivo che individuale…
non c’è un futuro predeterminato, ma siamo sempre sul punto di crearlo istante per istante; da parte mia spero che la direzione distopica che sta prendendo l’industria musicale attualmente (con TikTok a farne da padrone)
possa ridimensionarsi intorno alla figura dell’artista come intellettuale e profeta, discostandosi dal fenomeno “virale” che incarna la superficialità e la graduale perdita di attenzione e pensiero critico che stiamo vivendo.

I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
Resto ancorato alla mia idea di Album inteso come viaggio : paragono sempre la produzione di un disco a quella di un libro,
devi avere una storia in mente, o perlomeno un insieme di storie che abbiano un valore per te, l’artista, e per chi lo ascolta;
comunque mi piace anche il concetto di playlist (Spotify ci ha visto bene) in cui puoi mettere in fila i tuoi brani preferiti per un esperienza molto piacevole;
In ogni caso la musica va ricercata con attenzione e ascoltando il proprio cuore, diffidando da ciò che fa grandi numeri di ascolti o visualizzazioni…
mi dispiace dirlo ma la massa è facilmente manipolabile, mentre l’individuo no. Ognuno ha la responsabilità di onorare la propria individualità, concedendosi il meglio per la propria interiorità .

La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
Santo Cielo speriamo di no! I live sul cellulare sono una cosa terribile, non puoi sostituire l’incontro dei corpi, l’interazione di energie che si genera durante un concerto con l’azione di stare seduti sul divano a guardare uno schermo…
non scherziamo.

“Double Mirror” è un lavoro pregiato di sensazioni e di dualismi. Un disco di suoni altri che si incontrano dentro un viaggio immersivo nella coscienza di ognuno di noi. Pensiamo ora al mondo che non pone spazio e non da tempo all’individuo di innescare alcun processo di investigazione: come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Si inserisce con difficoltà immagino; non è mai stata mia intenzione fare musica “leggera”, poiché non sono una persona “leggera” …
comunque ci sono elementi orecchiabili e immediati anche nei miei brani, in quanto assorbo in parte la cultura pop nel quale sono immerso;
quello che mi sento chiamato a fare nel mio piccolo è elevare lo spirito dell’essere umano, portandolo a contatto con la propria profondità e sacralità interiore…
è una chiamata che mi genera entusiasmo ormai da parecchi anni e non intendo rinunciarci.

E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Fino a vent’anni fa la mia musica non avrebbe raggiunto nessuno…è questo il grande pregio di Spotify ;
mi dispiace che i compensi economici per noi artisti siano ridicoli ma è anche vero che, senza Spotify, il mio messaggio non sarebbe arrivato a nessuno.

Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
Credo di aver sfiorato l’argomento nella prima domanda, attualmente è priorità quasi assoluta l’immagine e il marketing, la musica deve solo rispecchiare le sonorità ed i temi che vanno di moda…è uno scempio.
É proprio di questi giorni la protesta di alcune popstar come Halsey, FKATwigs e CharliXCX, che lamentano delle pressioni che subiscono costantemente dalle proprie etichette discografiche per pubblicare 8 TikTok al giorno, nella speranza di provocare un momento “virale” per aiutare le vendite.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di HLFMN, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
“Walk” dei Pantera.

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