Poesia di Davide Emanuele Iannace
Incrocio d’ombre
Incroci, come quelli
dove passano le auto.
Ma sei sola, e ci sono
solo le ombre.
Che si guardano e si sfidano,
mentre aspettano un nuovo verde.
E fuori si gela,
ma anche dentro, a malapena
si sente il calore e
si sta a galla.
All’incrocio c’è sempre
qualcosa che passa per prima.
Lucciole e fari si aggrovigliano
nell’indecisione.
Le ombre sono come i rami
di alberi che non hanno radici.
Si perdono e aggrovigliano,
poi spariscono, poi affondano,
poi diventano improvvisamente
pareti e finestre.
Aspettiamo troppo agli incroci.
La via da prendere, è sempre
quella che non abbiamo controllato
e mai quella che abbiamo indicato.
Certe ombre passano come
sorrisi sui volti degli sconosciuti
agli incroci prima di essere
inghiottiti da folle mastodontiche
dentro autobus che sembrano
traghetti tra epoche sperse.
Ricordiamo solo le forme
proiettate dietro le spalle,
tra i calici e le bottiglie,
i baristi e i viandanti.
C’erano solo ombre alla
fine della notte.
Nessuna sembrava danzare e tutte
sonnecchiavano adagiate al muro.
Le si può fissare, su penna e memoria
però all’alba hanno già un’altra
forma e densità, diventano di nuovo
tangibili.
Lei all’incrocio, dove va?
La sua ombra non sembra
ancora decidere di seguirla,
eppure le sta così vicina.
Il nuovo giorno racconta cosa
accade la notte prima e quale
destino curioso aspetta ogni
ramoscello di vita, intero e spezzato.
Qualcosa cresce anche quando
l’acqua non scorre. Le ombre
sanno dove trovare nuove fonti
di luce con cui diventare,
curiose forme e entità stravaganti
mentre all’incrocio si decide
solo quale gamba muovere prima.