Intervista: Giuseppe Perrone – I jeans non passano mai di moda

A cura di Martina D’Onofrio

Come mai hai deciso di scrivere un libro?

Giuseppe (G.): Perché ho capito che dalla mia vita professionale, non avrei mai avuto gratificazioni. Credo che ogni essere umano alla fine dentro di sé, senta l’ impulso di migliorarsi; alcuni non riuscendoci si danno ai vizi, alcuni cercano obiettivi e sogni da agguantare per trarsi in salvo.

 

Quale personaggio ti rispecchia maggiormente? E perché?

G.: Finora ho pubblicato due romanzi descrivendo tre personaggi maschili. Il primo – il protagonista del mio primo romanzo Scoprirsi, Uccidere, Amare – è Cristian e credo che sia quello che più si avvicina al mio essere. Inoltre quel romanzo narra una parte della mia vita da post adolescenza.

Qual è il messaggio che volevi trasmettere con questo libro?

G.: Il messaggio che voglio trasmettere con questo libro, è che siamo esseri umani soggetti ai cambiamenti. Nessuno è così lindo da restare lindo per sempre e nessuno è così sporco da restare sporco per sempre. Siamo soggetti alle tentazioni e nella vita mai dire mai perché prima ci si deve trovare nelle situazioni.

 

Scriverai altri libri e/o il seguito?

G.: Certo! Ora sto aspettando un editing su un romanzo scritto in prima persona durante la prima ondata Covid. Un romanzo scritto prima del mio secondo “I jeans non passano mai di moda” ma che ho preferito farlo uscire dopo. Non so se scriverò il seguito. Al cinema i seguiti non mi hanno mai entusiasmato ma mai dire mai.

 Foto copertina: Creative Commons CC

Raccontaci qualche curiosità, un aneddoto o parlaci di te.

G.: Seguo il calcio, anche se non baserò mai un romanzo sull’argomento. Sono tifoso della Juventus ma se dovessi paragonarmi a un calciatore, mi piace paragonarmi a Gattuso perché lui correva, dava tutto in campo, incoraggiava i compagni, li difendeva nel caso fossero stati colpiti duri, ma soprattutto dava il meglio di sé se c’erano in campo “caviglie da mordere”, ovvero avversari tecnici da dover annullare. Ho bisogno di essere motivato. Quindi quando mi sentivo troppo stanco per scrivere, pensavo a chi è tecnico e non ha bisogno di metterci sana rabbia per emergere, da lì trovavo le energie per scrivere e dare a me stesso quel senso positivo di stanchezza.

 

Cosa consigli a chi volesse iniziare a scrivere?

Giuseppe (G.): Di leggere i consigli a un giovane scrittore di Stephen King. A me sono risultati utili.

 

Che rapporto hai con la scrittura?

G.: Ho sempre scritto, ma non sono mai stato bravo nei temi fatti in classe. Ho sempre avuto fantasia e quindi non mi sono mai arreso. La scrittura permette di esprimermi ma soprattutto di alimentare un sogno, ovvero quello di rendere fiero di me le mie due bambine e mia moglie.

 

Per te “il proibito è tutto ciò che si fa nonostante le regole ci impongono di non fare”, ti ritieni una persona trasgressiva?

G.: No, non mi ritengo una persona trasgressiva. Se lo fossi non ero a scriverlo, magari lo sono, ma non mi è mai stata offerta la situazione su un vassoio d’argento. Nessuno può dirlo.

 

Com’è nata la passione per la scrittura?

Giuseppe (G.): Non lo so con precisione. Ma da sempre credo. Una volta riportai tutta la stagione su un libricino rilegato da me di tutta la stagione della Juventus 1994/95 partita per partita. Avevo 15 anni. Ma la vera passione fu sancita dalla visione del film “The Doors” di Oliver Stone. Sappiamo tutti che la vita di Jim Morrison non fosse stata proprio quella raffigurata dal regista, però quell’immagine di rockstar/scrittore maledetto si impresse notevolmente nel nostro immaginario di teen ager degli anni ’90. All’epoca, non potevo essere una rockstar ma scrivere non me lo impediva nessuno. Quindi dopo una parentesi lunga venticinque anni in cui ho combinato quasi tutto che un uomo dovrebbe combinare, eccomi qui.

 

Dai un voto da 1 a 10 a questa intervista o/e un’opinione.

G.: Ovviamente 10. Bisogna incoraggiare tutto ciò che viene fatto con passione e umiltà.

 

 

 

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