A cura di Alice Galimberti
Vi presento Lillian Orangerie
Cari lettori di questa rubrica e di Just Kids,
sono qui oggi per presentarvi un personaggio che ricorre in alcuni miei racconti, ma che non ha ancora una storia tutta sua: Lillian Orangerie.
Il suo nome significa purezza, luogo della fortuna e prosperità. Lillian è una ragazza che frequenta l’università di comunicazione e informatica in un mondo parallelo e distopico rispetto al nostro.
Non è bella esteticamente, ma la sua vita è sempre stata perfetta per il mondo in cui vive. Questo fino a quando non ha cominciato a prendere peso nel giro di pochi anni. Poco prima che succedesse il fatto, con uno pseudonimo, ha aperto un canale di streaming in cui tratta argomenti motivazionali e crescita personale. Ha smesso di mostrarsi di persona per non svelare il proprio corpo sovrappeso al suo pubblico online, per paura di perdere quel minimo di guadagno che riesce ad avere dal canale.
Tutti i servizi per le persone grasse costano fino a tre volte quelli dei normopeso e non possono più avere accesso a lavoro, istruzione, sanità una volta superato un certo numero di kili. La vita di Lillian è a rischio: i suoi rendimenti universitari si sono già abbassati e, se qualcuno dovesse mai scoprire la sua identità dietro lo pseudonimo online, potrebbe finire in carcere per truffa aggravata ai danni dei propri followers, dato che le opinioni di una persona sovrappeso vengono classificate dal sistema come fasulle. Ecco perché, in segreto, Lillian sta combattendo una silenziosa battaglia contro il Governo che non vuole indagare sulla causa dell’obesità, ma vuole solamente eliminarla. Cerca e trova aiuto in Shade Kaden, un ex black hat hacker del tutto riformato che adesso lavora come white hat hacker per un’azienda informatica. Non a caso, il suo nome significa ombra combattente.
Non vi svelo altro sulla storia di Lillian. Pubblicherò i racconti che parlano di lei mano a mano che li ricorreggerò. Forse li riunirò in uno scritto unico. Intanto, questo è il primo.
L’alleanza tra Lillian Orangerie e Shade Kaden
Non sempre siamo in grado di fare scelte sagge. Sicuramente, Lillian Orangerie non ne aveva fatte di recente, visto dov’era finita. Sembrava un pulcino, un po’ troppo cresciuto, appollaiato sotto la pioggia. Sospirava da ore, cercando di coprirsi come poteva con il cappotto di lana cotta che a stento le si chiudeva attorno. I bottoni sembravano dover saltar via da un momento all’altro, dato il seno prosperoso e l’addome generoso che, a ogni respiro, si gonfiava come un pallone. Si era riparata sotto una tettoia, ma le scrosciate d’acqua riuscivano comunque a lambirla.
Sentiva la nostalgia di casa. Le mancava sua madre che, prima di cadere vittima della sua stessa condizione, era riuscita a costruirsi un piccolo fondo e non far mancare mai nulla alla famiglia. Le mancava l’affetto del suo gatto e il suo computer con cui faceva le dirette sui social giornalmente. Forse c’era ancora una speranza e poteva tornare indietro.
Ma chi voleva prendere in giro?
No, non poteva tornare! L’avrebbero presa e la avrebbero sbattuta in prigione per essere riuscita a fare qualche soldo, nonostante la sua condizione fisica. Equivaleva a tutti gli effetti a una truffa ai danni dei follower convinti di seguire una motivatrice dalla linea perfetta. Quelle come lei, una volta finiti gli studi, le mettevano in fasulli centri di recupero e buttavano la chiave, tipo i ciechi in quel libro di Saramago, Cecità.
No, tornare era fuori discussione.
La società di Lillian si era data regole rigide per sopravvivere e limitare i danni che le generazioni precedenti avevano fatto. Lei aveva fatto fatica a restarvi fedele da quando era entrata nell’adolescenza. I suoi rendimenti scolastici erano calati e molte porte le si erano chiuse davanti, appena il suo corpo aveva cominciato a ingrossarsi. Troppe curve e troppe rotondità per una società che esasperava fino all’ossessione la cultura del corpo perfetto. Era una verità risaputa: solo chi era esteticamente conforme poteva accedere alle migliori scuole e lavori. Tutti gli altri potevano solo sopravvivere fino a morire di stenti.
Lillian si era messa le mani nelle tasche del cappotto e quasi si era sorpresa nel trovarvi dentro qualcosa.
“Mi sono rimasti dieci dollari, una gomma da masticare e questo biglietto da visita” sospirava tra sé e sé, sconsolata. “Cosa potrò mai farci?”
Si era messa in bocca la gomma, per calmare il senso di fame che la stava attanagliando e si affrettava a nascondere i soldi in una delle calze, ma con il bigliettino da visita non sapeva ancora cosa farci. Lo aveva trafugato allo stand di un’azienda informatica che si stava presentando in università a un Career Day. Lei era brava con i social, la scrittura e il problem solving e sperava che scrivere all’azienda per lavorare da remoto potesse essere la sua occasione per emanciparsi, dimostrando che anche quelle come lei erano in grado di produrre. Aveva finto di essere bella, magra e in salute dietro uno schermo per anni con le sue chiacchierate in live e adesso che le servivano soldi, poteva avere in aggiunta la sua occasione per tentare un passo successivo e combattere il sistema dall’interno. Non aveva scelto lei i chili di troppo. Non trovava giusta la sua vita da esclusa. Avrebbe cominciato a battersi lei per tutti e poi avrebbe usato il suo carisma per convincere gli altri ad unirsi alla lotta.
Lillian aveva preso la decisione di alzarsi in piedi e di trascinarsi fino a un bar, dove ha dovuto lasciare tutti e dieci i dollari solo per poter usufruire del telefono e bere un bicchiere d’acqua. Il barista e i clienti la guardavano di sottecchi e curavano ogni suo movimento. Lillian cercava di non scomporsi, mentre componeva il numero di telefono sul biglietto e attendeva pazientemente che dall’altro capo qualcuno rispondesse.
“Pronto?”
“Pronto, parlo con Shade Kaden?” ha domandato subito sottovoce.
“Per la centesima volta, non ho intenzione di cambiare il mio attuale lavoro, a meno che non mi offriate qualche milione di dollari in più del mio attuale stipendio.”
“Io, veramente, speravo che lei avesse un lavoro per me.”
Dall’altro capo c’era stato silenzio per qualche istante, ma poi la voce di Shade Kaden ha preso un tono più squillante del precedente.
“E che lavoro potrei mai offrire a… Qual è il nome?”
“Lillian Orangerie e sono brava coi social, scrivo su un blog” si era paralizzata all’istante. Aveva dato il suo vero nome a quello che secondo le leggende era stato un black hat hacker di successo.
“Una ricercata… Interessante!” ha commentato Shade Kaden “Allora forse potrei davvero avere bisogno di te e stai tranquilla; non chiamo la polizia. Raggiungimi qui in ufficio!”
“Non ho mezzi, potrei metterci anche un paio di giorni”
“Allora vengo io da te. Dove ti nascondi?”
“Al parco pubblico”
“Mi nasconderei anche io lì se fossi una ragazzina disperata. Ottima scelta per ora, ma ti beccheranno prima o poi. Ci vediamo all’ingresso principale tra un’ora”
Lillian riagganciava il telefono sospirando. Si era defilata subito dal bar e, stringendosi nel cappotto, si era incamminata verso il parco. Una parte di lei le raccomandava prudenza e un’altra parte la entusiasmava. Le rimaneva solo da raggiungere il parco e incontrare Shade Kaden per iniziare a lavorare con lui.