Articolo di Mery Perillo Scarpato
#JUSTKIDSDANCE: Nostalgia canaglia. La mia esperienza a scuola di danza
Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai
Questo è il ritornello del brano intitolato Nostalgia canaglia, presentato al festival di Sanremo nel 1987 , interpretata da Albano e Romina Power. Perché oggi mi sto soffermando su queste frasi abbastanza sofferenti? Vi spiegherò il motivo, ma partiamo dal principio.
Abito in un piccolo paesino in provincia di Torino. Spesso e volentieri, fin da piccola, avevo l’abitudine di andare alle feste di qualche paese vicino, assieme ai miei genitori. Mi ritrovavo ad essere spettatrice, in queste piazze paesane, di esibizioni di danza di alcune scuole di ballo locali. I loro costumi, la musica, l’atmosfera mi piacevano tantissimo, così tanto che un giorno chiesi ai miei genitori se potevo fare una prova gratuita in una scuola. Loro, inizialmente, mi negarono questa opportunità. La ritenevano un elemento distraente rispetto alle cose importanti che dovevo fare.
Da quando lo sport è considerato distraente?
Io, però, non persi tempo e, con l’aiuto di alcuni libri regalati da mia nonna, iniziai a studiare danza da autodidatta. Mi chiudevo in stanza, indossavo le mie amabili cuffiette, mettevo la prima stazione radio che trovavo e ballavo per ore ed ore. Era bello e libero. Nessuno mi vedeva. C’erano solo io, la musica e la danza.
Improvvisare era ed è ciò che mi riusciva meglio.
Dopo diversi anni di convincimento, finalmente ottenni il consenso di frequentare un corso di danza moderna in una palestra del mio paese.
Ero felicissima e da quel giorno decisi di imparare con costanza. E così ho fatto fino a quando, per diversi motivi, ho dovuto smettere. Ma nel 2015, successe un piccolo miracolo. A 20 minuti da casa, aprirono una nuova scuola di danza. Incuriosita andai all’apertura con le mie amiche e qualche giorno dopo eravamo già in sala!
L’atmosfera che si respirava era un qualcosa di unico e di speciale. Avevo la sensazione di essere a casa: i suoi pavimenti di legno leggero e caldo avvolgevano dolcemente i passi di chi ballava. Le sue sbarre lisce, l’odore della sala: tutto mi inebriava. Quella scuola di danza era diventata un luogo di apprendimento di passi e coreografie, ma anche un rifugio dopo una brutta giornata, un luogo di conoscenza dove ho avuto modo di approfondire le mie amicizie, di vivere momenti belli e spensierati. I saggi di Natale, di fine anno, le esibizioni per le piazze, le litigate tra di noi di hanno fatto diventare un gruppo molto affiatato.
Ricordo la mia prima esibizione in una discoteca di musica latino americana.
Che agitazione! Ci esibimmo all’una di notte, avevo un sonno pazzesco, ma la musica mi diede la carica perfetta! Ricordo ancora quando il venerdì sera, dopo la lezione di danza, andavamo alle serate latine. Era la nostra tradizione preferita: lezione e poi tutte al Lingotto!
Il centro commerciale si trasformava in un vero e proprio ritrovo per tanti appassionati di balli caraibici. Ogni venerdì sera eravamo lì fra una rueda e un ballo di gruppo a ritmo di despacito.
La magia finì nel 2018. Vi starete domandando: “Ma dopo questa storia, balli ancora?” La risposta, purtroppo, è no.
L’università e il lavoro non mi permettono al momento di fare ciò che mi fa stare bene. Oppure è solo paura di rimanere sola? Senza il supporto del
mio gruppo di amiche? Troppe domande invadono i miei pensieri quando la nostalgia mi attanaglia il cuore. Per me questa è la danza: lasciare il segno.
Per questo ringrazio i miei insegnanti per aver creato questo piccolo gioiello, augurandomi che un giorno queste serate e quel periodo magico ritornino.