LIVE+PHOTO REPORT: GNUT @ LOCOMOTIV CLUB (BO) – 1/12/2022

Live report a cura di Valentina Calissano

Photo report a cura di Sara Camera

«fronna fronna
fronna fronna
fronna ‘e limone
pigliati ‘o mmale ‘e lassa o bbuono»

gnut live bologna sara camera

Gnut live al Locomotiv Club di Bologna. Foto di Sara Camera

 

Ero in macchina, alla guida, nel primo freddo mattino di dicembre. Accanto a me, Sara ripeteva i testi di Gnut: stavamo andando a Bologna, ad ascoltare il suo concerto. Le sue parole mi risuonavano nella testa. Come rami di limone, le fresche, lucide e profumate foglie sbattevano sulla mia fronte e la liberavano. La strada, intanto, scorreva sotto di noi come acqua di fiume, spinta dalla forte corrente.

Non ci sono limoni a Bologna e il cielo è carico di un pigro grigio. Quegli alberi forti e dai colori accesi ce li siamo immaginati nel cuore, ma la realtà era molto diversa.
Pensavamo di ritrovarci subito immerse nella magica città dei nostri ricordi, invece la corrente del fiume ha trascinato l’azzurra barchetta a quattro ruote in un mulinello senza fine. Non riuscivamo a trovare un solo singolo parcheggio.

Mai più a Bologna in macchina!

Giravamo e giravamo in balia delle onde del traffico e della confusione. Quanti clacson strombazzavano di rabbia e fretta. Per loro, continuavo a pensare alle fronde di limone. Proprio come racconta Colpa mia, la canzone che apre il cuore di Nun te ne fa’.

Le parole e la musica di Gnut ci accompagnavano, ormai, da molto tempo: da ottobre, quando ne avevamo tratto il Trip Una luce chiara. Sapendo del  suo live a Bologna, dovevamo ci siamo messe subito in marcia ed ora, per uscire da quel gorgo alla ricerca di parcheggio, dovevamo aggrapparci ad una corda invisibile per tirarcene fuori. E ce l’abbiamo fatta. 

Voliamo a respirare l’aria del centro di Bologna, un cuore di luci e di studenti che, con la loro allegria e leggerezza, scaldano l’aria e scacciano il gelo. Bologna, nelle viuzze piene di gente serena, nelle piazze grandi e spaziose, nei portici alti e sicuri, abbraccia tutti come una madre e dona tempo. Un tempo buono. Subito pensi che vorresti rimanere lì, senza più rincasare. O che se proprio non puoi restare, tornerai più in fretta che puoi.

Ma non divaghiamo.
Dopo un saporito e un po’ troppo alcolico vin brulè, ci siamo godute una passeggiata per le strade gremite di giovani. E recuperata la macchina abbiamo raggiunto un posto unico nel suo genere. Il Locomotiv Club.

Fermata al Locomotiv Club

Siamo nel Parco Dopolavoro Ferroviario, in Bolognina. Si accede a piedi o in macchina e c’è un grande parcheggio. In questo grandissimo centro la cultura, lo sport e il cibo sono protagonisti e il club ha rigenerato quello che una volta era il circolo bocciofilo del Parco. Ora si fa musica dal vivo e intorno c’è chi fa sport e chi sbevacchia. E allora anche io e Sara ci siamo preparate al concerto. Tra i vari locali, uno grandissimo con tanto di tavolate all’aperto ha attirato la nostra attenzione, il Kinotto Bar. Entriamo e prendiamo al volo una birretta e una schiaccia, ovvero una focaccia ripiena, morbida e saporita.

gnut locomotiv club live

«Gnut è sul palco e intorno a lui discendono come figure celestiali musicisti di un certo calibro» .Foto di Sara Camera

Ci attende una bellissima serata. Prima del concerto abbiamo una missione da compiere, ma è ancora troppo presto per raccontarvela. Quindi lascio immaginare i lettori di Just Kids Magazine per adesso e premo sul tasto del flashforward.
Abbiamo solo intravisto la gigante locomotiva, lucida e brillante, troneggiare sulla sua piazza. Come per magia ci siamo catapultate nel club e già molte persone si sono radunate.
Dovremo aspettare ancora prima di sentire la voce di Gnut, prima ci godiamo la chitarra di Pit Coccato, giovane e intrisa di suoni dal sapore irlandese. Apre la pista e prepara le orecchie dei presenti. Un perfetto opening act.

Sulle ultime note mi avvicino allo psichedelico bancone. Un’altra birra mi aiuterà nella seconda importante missione: raggiungere la prima fila e piazzarci sotto al palco.

Sotto al palco

La grande sala buia e dalle pareti scure è gremita di persone. La voce di Pit ha caricato gli animi e ora tutti chiamano a gran voce l’artista del loro cuore.
Io e Sara avanziamo più che possiamo, saltando da un minuscolo lembo di pavimento libero all’altro, e in qualche modo arriviamo nelle prime file. Gnut è sul palco e intorno a lui appaiono, come figure celestiali, musicisti di un certo calibro. Individuo Michele Signore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Sara mi prende per il braccio: c’è anche Ilaria Graziano!

Non facciamo in tempo ad emozionarci che il primo pezzo parte: Nuvola. È l’altra canzone che ha ispirato il nostro Trip. Ed è l’ultima canzone del disco. Siamo già al settimo cielo!
Questo pezzo è intriso delle esperienze di vita di Claudio Domestico (ossia GNUT). Racconta il suo amore per la musica blues nata sul delta del Mississippi, mentre le parole e il testo emergono dalla tradizione napoletana, proiettandola verso una nuova frontiera.

E così sono le canzoni successive, la folla ebbra di gioia balla e canta Duje Vecchiarielli, la storia di un amore vero e puro, duraturo. Si lancia sulle note di Ammore quanno è ammore, altissime raggiungibili solo dalla voce potente di Ilaria Graziano.

Prima che parta la prossima canzone, I’, opening del disco, sul palco appare Carmelo Pipitone. Uno di fronte all’altro lasciano salire il ritmo della musica e si confrontano a suon di arpeggi sulle corde delle chitarre. Gli spettatori rimangono ammaliati dalla maestria dei due cantanti e appena risuona nell’aria l’ultima nota esplodono in un applauso fragoroso.
E ad ogni nuovo pezzo l’emozione cresce sempre di più, in un vortice di felicità e leggerezza che trova il culmine in Colpa mia.

Fronda di limone

Eccola quella potente e delicata fronda di limone, che tra i capelli e nelle orecchie blocca il suono e lo ripete. Ecco che tornano quelle parole, quella litania, quel mantra che suona così antico ed eterno da diventare vero. In questa melodia, armonia di chitarre elettriche e tammorre, è chiaro quanto Gnut si stia avvicinando alla tradizione.
Anche mentre la canta e la suona in concerto.

Con una vivace dimestichezza ha saputo comporre, insieme a Piers Faccini, una canzone che non è un semplice esperimento, ma anzi, rappresenta un passo pieno e compiuto verso la fusione tra musiche popolari e una produzione più intima e personale. Le parole di Alessio Sollo fluttuano tra le foglie dei limoni per raggiungere il cuore di Claudio, si fondono con le sue esperienze di vita.Questo pezzo è così profondo da scavare nel passato di chiunque lo ascolti, diventando una terapia che piglia ‘o mmale ‘e lassa o bbuono.

Sul palco, prima Claudio racconta una parte di sé, poi Ilaria Graziano fa la magia, con una voce immensa in grado di aprire un varco spazio-temporale nella testa dei presenti. E il tamburo suona, suona e rimbomba. Mi ritrovo a muovere passi di pizzica sul piccolo quadratino di pavimento riservato per i miei piedi.

Credevo male

A Colpa mia e Credevo male, brano tratto dall’album Il rumore della luce del 2012, ho scelto di dedicare più spazio. E se per la prima canzone il motivo è ormai chiaro, ecco le ragioni per la seconda. In un momento di calma, sulle prime note della canzone, appare una figura familiare accanto a Gnut. Alcuni lo riconoscono e poi tutti, sotto al palco, esplodono in un fragoroso saluto.

Chi c’era quella sera lo sa e ormai lo sapranno anche i vari amici dei presenti: è arrivato Giovanni Truppi. La sua voce ha danzato sulle prime note per poi lasciare la seconda strofa al protagonista del concerto. Insieme hanno formato un duetto che molti non vedevano l’ora di ascoltare. La nuova interpretazione che hanno dato insieme al pezzo ha aggiunto un tassello di profondità e tenerezza.

Dopo i ritmi carichi e gli arpeggi, con il dolce violino di Signore e le voci più delicate, questa canzone sembra quasi portare nella dimensione del sogno. Le intonazioni così diverse, una più bassa e l’altra più alta, hanno aggiunto valore ad un testo puro. Gli ospiti del concerto hanno reso l’atmosfera più frizzante. Hanno rivelato che, per Claudio Domestico, la musica non è solo un mestiere, ma un modo di vivere, un amore che può solo fare bene!

gnut truppi ilaria graziano

«Gli ospiti del concerto hanno reso l’atmosfera più frizzante». Foto di Sara Camera

Tirando le somme

Cosa ci portiamo a casa? Grandi emozioni date da grandi sorprese!
Vedere sul palco del Locomotiv Club questi grandi musicisti è stato un vero e proprio regalo di Natale in anticipo.

L’emozione è stata così forte da aggrovigliarsi su se stessa. Ha creato una matassa di suoni, di voci e immagini che alla fine si è sciolta solo grazie alla musica.

Nu poco e’ bene è il pezzo che ha continuato a frullarmi di più nella testa. Si, forse perché in effetti è l’ultimo che ho sentito quella sera, ma forse è anche perché non devo nemmeno cercare di capire le parole. Mi basta sentirla per ricordare la magia di una sera a Bologna. La sera in cui, insieme a Sara, ho potuto ascoltare dal vivo un cantante necessario sul palco della musica italiana. Un cantante unico come Gnut.

gnut nun te ne fa

Prossime tappe del Nun te ne fa’ tour

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