LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: CRIS TYLER

Intervista di Gianluca Clerici

Un ritorno dopo una lunga pausa dentro cui seminare e raccogliere, far germogliare e poi anche ricercare il nuovo come fosse aria buona per le vene di questa rinascita… perché è a tutti gli effetti una sorta di rinascita dopo il tempo assurdo della pandemia. Cris Tyler torna con un disco dal titolo emblematico “Numero 10” ed è bello sentire un Rap di grande scuola dentro le trame metropolitane di oggi. Si fa sociale l’ascolto ad ogni istante… nessuna rivoluzione di stile quanto più la celebrazione di un modo eterno di pensare al flow. Punto a capo: ecco la nostra indagine sociale con le consuete domande di Just Kids Society:

Questa stagione di Just Kids Society vuol parlare di futuro. Una cosa
incerta sotto tanti punti di vista. Parliamo del suono tanto per
cominciare. Ormai i computer hanno invaso ogni cosa. Si tornerà a
suonare la musica o si penserà sempre più a come comporla assemblando
 format pre-costituiti?
È un periodo in cui nel panorama musicale si “ricicla” tantissimo, ovvero parecchie hit odierne del mio genere vengono composte campionando grandissimi brani del passato, che assicurano all’artista un riscontro positivo da parte del pubblico.
 Che poi è più un discorso di genere musicale, nel senso che quasi tutte le produzioni vengono fatte con strumenti artificiali, al computer.
 Quando capita, infatti, che qualche artista canta su una strumentale che contiene anche strumenti suonati, la differenza si sente ed il risultato è sicuramente piacevole.

Sempre più spesso il mondo digitale poi ha invaso anche la forma del
disco. Ormai si parla di Ep, di singoli. Di opere one-shot dal tempo
limitato. Qualcuno parla di jingle come forma del futuro. E dunque? Se
da una parte c’è maggiore diffusione, dall’altra c’è maggiore facilità
di produzione. Dunque… chiunque può fare un disco. Un bene o un male?
Si, nell’ultimo periodo ormai l’artista non si sente più obbligato a racchiudere un progetto in un album solo, tanto anche pubblicando singoli si può avere comunque successo.
 Le possibilità di trasmettere la propria musica ormai sono molteplici ed è sicuramente un bene per spingere le persone a voler pubblicare i propri brani, ma dall’altra parte aumenta in maniere smisurata la concorrenza e la possibilità di emergere tra tutti questi artisti “fai da te”.

La pandemia ha ispirato e condizionato molta parte dell’arte di questo
tempo. Ma sempre più spesso gli artisti inneggiano ad un ritorno a cose
antiche, ataviche, quasi preistoriche come certe abitudini, come un
certo modo analogico di fruire la musica. Insomma, ha senso pensare che
nel futuro si torni a vivere come nel passato?
Ormai la musica è in streaming, le copie fisiche sono quasi completamente sparite, anche se esistono ancora i nostalgici che amano acquistare o il vinile o il CD del proprio artista preferito, per avere una prova tangibile nel tempo della loro passione per quel cantante. Tuttavia, credo che la grande diffusione dei digital stores ormai sia irreversibile e che continueranno a “comandare” il mercato musicale.

Un disco Rap che oggi significa anche una moda, una tendenza… ma anche
 condivisione di se.Nel mondo liquido e rapido di oggi pensi che una
musica impegnata possa ancora comunicare alle persone?
In questi anni a me sembra che le tematiche e le morali dei testi siano passate molto in secondo piano, e che si badi più all’orecchiabilità generale della canzone.
Io invece do parecchia importanza al tipo di messaggio che voglio comunicare ai miei ascoltatori e non lascio nulla al caso, né la parte musicale, né quella lirica.

Anche in questa stagione riproponiamo una domanda che sinceramente non
passerà mai di moda anche se le statistiche un poco stanno dando ragione
a tanti come noi. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire
in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. E Spotify è uno di
questi. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Si, oggi come oggi, sembra che ormai la musica sia gratuita, soprattutto grazie a YouTube, in cui ormai si trovano praticamente tutti i brani di tutti gli artisti mondiali.
 Spotify a differenza non è proprio così gratuito, in quanto per poter usufruire di tutte le funzioni bisogna abbonarsi.
 Probabilmente gli artisti, soprattutto quelli un po’ più datati, preferirebbero tornare alle copie fisiche vendute, per avere anche più controllo dei numeri dei propri ascoltatori, ma come dicevo prima, credo che non si riuscirà più a andare contro questa tendenza.

Siamo nel tempo dell’apparire. Come ci si convive? Si esiste solo se
 postiamo cose? E se non lo facessimo?
Siamo nel tempo in cui se non sei presente nei social, praticamente per il mondo non esisti. E’ quasi più importante postare ciò che si fa, che godersi il momento. Io sono una persona che invece parecchie volte si scorda di immortalare tutto e non pensa sempre a condividere ogni cosa sui social. Eppure il fatto di pubblicare qualsiasi attività giornaliera per molti è una miniera d’oro; chiaramente parlo di chi ha numerosi followers, quindi per loro ormai pubblicare post e stories è un lavoro a tutto gli effetti.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di
Cris Tyler, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?

Io chiuderei sempre con un brano iconico: “California Love” di Tupac & Dr Dre.

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