Poesia di Davide Emanuele Iannace
Cade
Un corpo morto cade
tra le rovine del mare, e tra
le ravine si allunga cauto verso le fanfare.
Un corpo morto affonda, trascinato
dalle onde del fare, del perenne dire,
del perenne correre, dell’infinito
andare e ancora andare.
C’è sempre quello strano confine
tra un eterno fare
e un eterno aver fatto,
e in quel tendere c’è tutto il
tempo dell’agire.
Agire, l’agito, quello che
si sarebbe potuto agire, e poi
tutto quello che si sarebbe potuto
non fare.
Un corpo morto cade e
corre e scorre tra le onde
della memoria, di tutti quelli che
il corpo morto lo fissano e
si riflette su amari baci
e meno amari abbracci prima
di treni e di autobus.
Mentre il corpo vivo
ma morto nell’assenza cade
e poi nuota cauto tra le rovine
e gli scogli e poi cerca
gli occhi pazienti tra chiese
lontane e tra i duomi della passione,
a perdersi, ancora ed ancora.