Recensione a cura di Francesca Bruni
Una nuova boccata di ossigeno sta per invadere il panorama rock alternativo italiano: siamo nel maggio del 1994 e viene pubblicato Catartica, primo album epocale della band piemontese Marlene Kuntz. È un album schietto che colpisce, uno splendore che lascia senza fiato, ogni brano è un susseguirsi di brividi infiniti dal raffinato ed enigmatico linguaggio musicale, timbro originale della band. Catartica è composto da 14 brani superbi, la melodia si intreccia ad un rock sofisticato e di forte impatto, diventando nel tempo una pietra miliare per i seguaci del genere. Custodisco la mia copia gelosamente, come fosse un gioiello prezioso: quel CD con la copertina autografata a mio nome penso sia una vera rarità del rock italiano d’autore.
L’ album si apre con la potente M. K., introdotta da un gracile tintinnio, per poi esplodere in una furia giovanile, fondendosi ad un sound corposo con suoni impetuosi del basso, chitarre pungenti e dalle grida rivolte contro chi non comprende il loro linguaggio musicale. “Hey critichino”, così urlano a squarciagola i giovani Marlene, inviando un messaggio diretto a tutti i critici musicali che non li consideravano.
Nella mitica Festa mesta, la voce insofferente di Cristiano Godano ed un ritmo orecchiabile definito da assoli di chitarra e timbri metallici suonati da Riccardo Tesio, regalano al pezzo un’atmosfera adolescenziale tra noie e disavventure. Ascoltandola, mi sento come se stessi partecipando ad una festa sballata. In questi primi due brani, il punk hardcore si mescola ad un rumore assordante come un pugno nello stomaco dimostrando di che stoffa sono fatti.
Sonica è un brano dal rock possente con un timbro magniloquente in sottofondo, i suoni sono come bufere nella mente. Durante l’ascolto, il dolore mi invade prepotentemente ed una scarica emotiva fuori controllo mi libera da una sofferenza perpetua, lasciandomi stordita. Il mio volto si riempie di lacrime al grido profondo e sensuale di Cristiano Godano nel pronunciare il titolo della canzone, un brano disarmante dove il suono è lo specchio della mia anima incrinata.
Avverto dei brividi sulla pelle con la stupenda Nuotando nell’aria che, per me, è un diamante nella storia del rock italiano d’autore, una meravigliosa dedica d’ amore dal ritmo altalenante tra frammenti di disperato dolore ed attimi di struggente dolcezza, la voce è accompagnata da suadenti chitarre e dalla batteria fluttuante come un indimenticabile sogno ad occhi aperti.
In Giù giù giù, un caos nevrotico pervade tutto il brano con un testo a tratti insolito e sconclusionato dal ritmo su di giri, in cui predomina il lirismo impetuoso e carnale di Cristiano Godano.
Lieve è un brano dai toni leggeri che induce l’ascoltatore ad una pausa di riflessione. Si tratta certamente di un cavallo di battaglia dei Marlene Kuntz, un riff di chitarra delicato seguito dalla batteria oscillante di Luca Bergia e dalla voce malinconica di Cristiano Godano accompagnano il pezzo. Nello stesso anno, il gruppo italiano alternativo C.S.I rende omaggio alla band cuneese suonandola dal vivo durante un loro concerto ed inserendola nel secondo album live In quiete del 1994.
Nel settimo brano dell’ album, Trasudamerica, una lunga introduzione musicale dettata da una portentosa chitarra sovrasta una voce lenta. È canzone nostalgica che mi porta a viaggiare verso un itinerario avventuroso, tra piacevoli ricordi e senza una meta.
La canzone Fuoco su di te, evidenzia l’apatia della vita di provincia con un ritornello piacevole, una melodia spensierata pervade tutto il brano, in contrasto con il significato della canzone.
Altro brano storico è Merry X-Mas, in cui si intervallano momenti di goliardia ed impeto furioso, dove le schitarrate di Tesio si fanno strepitose, tanto da far saltellare come dei matti e la voce di Godano è superba in questo brano.
La decima traccia del disco, Gioia [che mi do], è una bellissima poesia morbosamente passionale, la voce intrigante e misteriosa mi ricorda un serpente pericoloso che striscia. Il momento più magico è l’assolo di chitarra che sovrasta la voce ammaliante, spezzando la malinconia del brano che grazie alla batteria dà un ritmo più incalzante, a mio parere uno dei pezzi più belli del disco.
In Canzone di domani, il tono della voce è ironico e strafottente, racconta il disagio della generazione giovanile. Il ritmo pulsante della batteria di Luca Bergia ricorda la storica band inglese The Police, diventando un brano iconico degli anni novanta.
L’album prosegue con l’energica Mala mela, accompagnata da chitarre con suoni variabili e da una voce rabbiosa e sfrontata, il testo è caratterizzato da uno stile debordante ma con affinata eleganza, arrivando dritto al sodo.
1º 2º 3º è la penultima traccia del disco, brano grintoso dai suoni hard rock infuocati, coadiuvati dalla voce sexy ed ammiccante di Cristiano Godano, che si conclude con un riff di chitarra dolce e malinconico di rara intensità suonato da Riccardo Tesio. Mentre lo ascolto provo malinconia ed una forte emozione che mi porta ad uno stato di estasi, immaginandomi uno splendido tramonto, a mio parere la più bella canzone in assoluto dell’album.
Il disco si chiude con Non ti scorgo più, brano strumentale dai suoni sperimentali lenti ed a tratti caotici che ricordano lo stile musicale della controversa band americana Sonic Youth.
Catartica è decisamente un disco che ha tracciato la mia vita, accompagnandomi emotivamente nel bene e nel male. Ogni album dei Marlene Kuntz rappresenta una parte di me stessa, la loro musica è linfa vitale che mi fa sopravvivere alle avversità. Lasciatevi trasportare da queste onde sonore eccitanti e pungenti, sono sicura che questo disco entrerà anche nei vostri cuori.
Marlene Kuntz – Catartica
[Consorzio Produttori Indipendenti]
Credits:
Cristiano Godano: Voce & Chitarra
Riccardo Tesio: Chitarra
Luca Bergia: Batteria
Gianluca Viano: Basso
Tracklist:
M.K.
Festa mesta
Sonica
Nuotando nell’ aria
Giù Giù Giù
Lieve
Trasudamerica
Fuoco su di te
Merry X-Mas
Gioia [che mi do]
Canzone di domani
Mala mela
1° 2° 3°
Non ti scorgo più