Intervista di Gianluca Clerici
Esordio dai toni pop decisamente puliti e coerenti di una scuola italiana che soffre di eternità. Sono abitudini che non tramonteranno mai e Atipico, al secolo Andrea D’Orazio, sposa a pieno dentro una produzione davvero raffinata e inattaccabile. Parliamo del suo primo disco dal titolo “Eterno” e noi come sempre ci sguazziamo dentro gli esordio e andiamo a stuzzicarlo con le nostre consuete domande di Just Kids Society:
Questa stagione di Just Kids Society vuol parlare di futuro. Una cosa incerta sotto tanti punti di vista. Parliamo del suono tanto per cominciare. Ormai i computer hanno invaso ogni cosa. Si tornerà a suonare la musica o si penserà sempre più a come comporla assemblando format pre-costituiti?
Dipende dalla richiesta, il miglior modo per mettere alla luce una creazione è stare lì a suonare, provare e improvvisare. Sè invece vogliamo arrivare ad avere una canzone uguale all’altra con gli stessi sound e giri probabilmente possiamo far fare tutto al computer
Sempre più spesso il mondo digitale poi ha invaso anche la forma del disco. Ormai si parla di Ep, di singoli. Di opere one-shot dal tempo limitato. Qualcuno parla di jingle come forma del futuro. E dunque? Se da una parte c’è maggiore diffusione, dall’altra c’è maggiore facilità di produzione. Dunque… chiunque può fare un disco. Un bene o un male?
Viviamo in un presente che ama fare indigestione di contenuti in modo da mascherare la mancata attenzione per le cose, così facendo saremo giustificati nel non capire, nel non ascoltare ecc. Sicuramente fare un disco è più alla portata di tutti, l’importante è avere sempre qualcosa da comunicare.
La pandemia ha ispirato e condizionato molta parte dell’arte di questo tempo. Ma sempre più spesso gli artisti inneggiano ad un ritorno a cose antiche, ataviche, quasi preistoriche come certe abitudini, come un certo modo analogico di fruire la musica. Insomma, ha senso pensare che nel futuro si torni a vivere come nel passato?
Secondo me spesso ci complichiamo la vita nel metterci delle cose in testa.. noi abbiamo una certezza che è il presente, che sempre meno proviamo ad anestetizzare pensando al passato o cercando qualcosa dal domani. Proviamo a vivere senza troppi blocchi mentali o esistenziali. Proviamo a riabituarci ad ascoltare per iniziare.
Ed è il momento di scendere dentro questo disco. “Eterno” sa di felicità ma anche di pulitissimo pop d’autore. Un disco che guarda molto al classico del cliché radiofonico, anche con suoni ben misurati in tal senso… più che al nuovo mondo delle ricerche indie. Secondo te dunque in che modo dialoga con il pubblico moderno fatto di liquidità digitale?
Siamo tutti figli dei figli dei figli dei vari artisti, generi e suoni, ci sono generi dove non ci si può inventare molto, e per questo però possono ricrearsi delle nuove generazioni che portano avanti un genere, nel mio caso un pop pulito e lineare.
Anche in questa stagione riproponiamo una domanda che sinceramente non passerà mai di moda anche se le statistiche un poco stanno dando ragione a tanti come noi. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. E Spotify è uno di questi. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Più che vogliamo dire dobbiamo, sono d’accordo, spesso vanifica molti sacrifici. Basti pensare che ormai si sventolano gli ascolti come fossero traguardi e poi magari in un concerto non ci sono neanche i nostri amici ad ascoltarci. Dovrebbe farci riflettere ma ormai è una cosa che è entrata nei nostri costumi ma ricordiamo sempre che la differenza la fà chi acquista un disco, fisico o digitale che sia, e chi è disposto a seguire i live.
Siamo nel tempo dell’apparire. Come ci si convive? Si esiste solo se postiamo cose? E se non lo facessimo?
Se vogliamo vivere nel paese dei balocchi ti dico di sì, guarda caso ormai si postano balletti, ricette, piatti e mi fermo qui. Basterebbe questo per capire qual’è la vera vita. Per anni siamo cresciuti con l’insegnamento “non giudicate un libro dalla copertina”, ora se ci capita un titolo click bate e per disgrazia si aprono i commenti si capiscono molti fallimenti dei tempi attuali.. questo è quello che vedo a 23 anni.
A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Atipico, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Senza alcun dubbio “Don’t look back in anger” degli Oasis.