di Skanderbeg Photo Report di Roberta Gioberti
Si è svolta il 5 e il 6 febbraio, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, iWorld, la due giorni promossa da iCompany (organizzatrice e co-produttrice dell’evento assieme a Fondazione Musica per Roma), dedicata alla musica di identità, crocevia di tradizioni e generi, di ritmi e linguaggi attraverso percorsi sperimentali e contaminati.
Un evento divertente e movimentato per festeggiare, tra l’altro, il primo anno di attività di iCompany. La rassegna, che sicuramente può essere preso come modello da seguire, è stata organizzata davvero in maniera impeccabile: i concerti della sera, infatti, sono stati preceduti da vari appuntamenti pomeridiani di grande spessore. In particolar modo lo showcase del disco Corde Migranti di Sylvie Genovese, edito da SquiLibri Editore, ci ha particolarmente colpito.
Le due serate di canzone popolare, poi, hanno goduto dell’ alternanza di grandi artisti che già risiedono nel Pantheon della world music in Italia e non solo (Canzoniere Grecanico Salentino e l’Orchestra di Piazza Vittorio in ottetto), musicisti di folk music con un enorme bagaglio di esperienza come Mimmo Cavallaro e i Tarantolati di Tricarico e alcune nuove realtà del nostro paese tra cui Marina Mulopulos e Giuliano Gabriele (fresco vincitore del Premio Parodi 2015 e promettente talento della musica nazionale).
Noi abbiamo assistito in particolare alla serata di sabato e siamo rimasti davvero colpiti da tutti gli artisti presenti. Marina Mulopulos ha presentato per l’occasione alcuni brani tratti dal suo album Distichos, che tra sonorità chiaramente greche e intermezzi di musica napoletana, ci ha portato nell’atmosfera della culla culturale del mediterraneo. Un viaggio tra speranza e paura, con note che ci hanno ricordato gli scontri di Piazza Omonia.
Quindi l’Orchestra di piazza Vittoria, in ottetto, ha fatto spellare le mani a tutta la sala, incitando i presenti a battere continuamente il ritmo su alcuni brani che ormai fanno parte dell’immaginario sonoro romano e mediterraneo: Ena, Ia ia polizia, Tal Tal.
Ha chiuso la rassegna Mimmo Cavallaro, che ha sicuramente il merito di aver portato in auge la tarantella, e di aver finalmente dato diginità linguistica ad un dialetto, quello calabrese, che da sempre, nella musica popolare, ha sofferto la maggior diffusione del napoletano, del siciliano o del salentino. Il cantautore di Caulonia (RC) – accompagnato da una band di massimo rispetto composta da Andrea Simonetta alla chitarra classica e mandola, Gabriele Albenese ai fiati e alla lira calabrese, e l’istrionico Silvio Ariotta al basso – si è esibito con quella grande intensità che solo i rappresentanti della musica popolare riescono a sprigionare.
Insomma una due giorni frenetica, allegra e palpitante in compagnia di suoni ricchi e legati alle tradizioni, condito dall’ ottima regia di Fondazione Musica per Roma e iCompany.