RECENSIONE: Guignol – Abile labile

di Gustavo Tagliaferri

Qualcosa, malgrado tutto, rimane, e la benevolenza del tempo è tale da far sentire nuovamente la presenza di ciò che meno si pensa di ritrovare. Il rumore incessante, il battito cardiaco, lo sparo nel buio, gli umori pervasi di ansia, la propria, e poi i disturbi, il panico, come se queste tensioni, congiunte al silenzio, rappresentassero parte della base su cui si poggia il repertorio dei Guignol, creatura da sempre riconducibile a Pierfrancesco Adduce, suo unico ed originario depositario dagli esordi.

Abile labile, loro sesto album in studio, continua nel suo percorso musicale lontano da derivazioni di qualsivoglia sorta, prettamente sanguigno, dove ad avere altrettanta voce in capitolo sono dei testi incisivi, taglienti, pregni di una sempre più evidente connessione con la realtà passata e presente.

Storie che, negli undici brani del disco, vanno da una L’angolo, con le sue percussioni, ondeggiante tra l’intimo, il caraibico e l’occulto a Sora Gemma e il crocifisso, che pare celare un’insolita venatura pop, in apparente contrasto con l’ossatura del lotto ma gradualmente soffocata da un coacervo di distorsioni, per poi irrigidirsi ulteriormente attraverso un rock la cui convenzionalità viene soffocata da rigurgiti proto e post-punk, quello de L’uomo senza qualità, e la cui atipicità viene confermata una volta che si presenta Piccolo demone, passando per il caduco ed elettrico southern blues di Salvatore tuttofare e la ballata sbilenca e rumorista di La coscienza di Ivano, a sua volta in antitesi con una rilassata, ma non per questo meno infettata, Polvere rossa, labbra nere ed il folk vibrante e nervoso di Rifugio dei peccatori, successivamente rurale in una Luci e sirene sottesa da echi di chitarre dobro, senza nulla togliere alla presenza di riletture insolite eppur necessarie per i tempi che corrono, a cui non sfugge in questo caso Piero Ciampi con la sua Il merlo, tracciata da un’armonica assassina, in uno scenario dove si confondono western e drammi da vita di quartiere.

Con in un chiusura lo sguardo di una città che è croce e delizia, i cui rumori e la cui intensità, favorita dagli archi, si riflettono in meno di tre minuti, quelli de Il cielo su Milano, appare chiaro come Abile labile sia l’ennesima notevole sorpresa da parte del gruppo milanese, che si conferma parte integrante di quelle realtà che meritano una rilevanza maggiore di quella che ha.

guignol

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GUIGNOL -Abile Labile
(AtelierSonique, 2016)
1. L’angolo
2. L’uomo senza qualità
3. Polvere rossa, labbra nere
4. Piccolo demone
5. Rifugio dei peccatori
6. Salvatore tuttofare
7. La coscienza di Ivano
8. Il merlo
9. Sora Gemma e il crocifisso
10. Luci e sirene
11. Il cielo su Milano

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