Photo di Noemi Teti
Intervista di Francesca Vantaggiato
Un nuovo viaggio da raccontare, una nuova band da supportare: i KRANG.
Ore 9 di domenica mattina: nonostante la risacca accumulata dal sabato sera, io e Noemi ci infiliamo nella Punto Bianca e partiamo in direzione Rovellasca (Como). Arriviamo in anticipo, ci si apre davanti il cancello automatico, parcheggiamo senza distruggere nessun muretto. Ad accoglierci c’è Fabio, ma subito dopo ci raggiunge anche Marco. Ci fanno scendere delle ripide scale che portano sotto al garage, dove dietro una porta nera si nasconde il loro mondo: una saletta di registrazione larghissima, con due divani, una tastiera, la batteria e tanti poster sui muri (ricordo almeno Green Day, un koala, un aeroplano, vari motociclisti, Le luci della centrale elettrica). Ci accomodiamo mentre loro cominciano a montare tutti i loro giocattolini ed iniziamo a chiacchierare: una delle prime cose di cui vengo a conoscenza è che il concerto al Pendign Lips – l’unica volta in cui li ho visti suonare e ho deciso seduta stante che li avrei intervistati – è stato il loro primo live come KRANG! Dopo la scoperta di questo loro atto coraggioso e folle, la mia curiosità nei loro confronti è decisamente aumentata! Non vedevo l’ora di fare quest’intervista!
Come nasce il progetto KRANG?
Fabio (F.): Arriviamo da progetti musicali diversi. L’idea nasce tre anni fa, ma la sua realizzazione pratica è arrivata solo nel 2015. Ci siamo conosciuti tramite Radio Ciao Como e tramite i live: io l’ho visto suonare con l’altra sua band (Il mostro) e mi ha flashato! Marco invece ha visto le banalità che suono io, e così siamo innamorati!
Marco (M.): A parte gli scherzi, lui avendo scelto la follia di fare il musicista, ha un’attitudine adatta a questo progetto. È metodico ed è interessato ad esplorare questa strada. Io avevo l’urgenza di andare oltre il suono della voce, volevo sentirmi gigantesco con la voce e l’unico modo era usare delle distorsioni e degli effetti che normalmente si usano per il basso. Volevo trasformare la mia voce in un basso. Perché è il suono più grosso, è l’unico strumento che ti tocca mentre lo ascolti, perché le frequenze basse ti muovono. Quest’idea me la covo da quando su quest’aggeggio della Roland ho scoperto l’Octaver che ti abbassa la voce di 1 o 2 ottave! Gliel’ho proposta e lui ha detto: obbedisco!
Dopo circa quindici minuti passati a collegare cavi, erano pronti a spiegarci come nasce il suono dei KRANG. Hanno fatto i non chitarristi: ci hanno svelato tutti i loro segreti più reconditi.
Immaginate a quel punto a che livello fosse la mia curiosità, dopo aver visto con che cura scelgono ogni effetto, l’amore che riversano sui loro strumenti, la maniacalità nella ricerca del suono. La domanda è sorta spontanea: quanti soldi avete investito finora nei KRANG?
F: Zero!
M: Beh zero direi proprio di no!
Due pareri abbastanza discordanti, direi! Qui, o i soldi li ha messi solo Marco o c’è qualcosa che non quadra!
M: Beh, nel progetto qualche soldo lo abbiamo investito, ad esempio nelle strumentazioni, ma niente per la ricerca di etichette o booking. Tanto anche le major stanno con le pezze al culo: a meno che non sei una band gigantesca, non ti pagano neanche la sala registrazione. La situazione è brutta.
F: Io sto coi Krang finché posso e poi vado a Boston! Ho provato a fare una vita “normale”, ma mi sono accorto che questa passione non riuscivo a farmela bastare come hobby, avevo bisogno di farne qualcosa di più. È una scommessa. Appena chiudo il percorso di studio alla scuola di musica vediamo cosa succede. Quello che penso è che nel campo musicale siamo arrivati ad un punto di non ritorno, non possiamo più pensare di sorreggerlo con queste modalità, le etichette che non hanno soldi, i talent che sfornano roba che finisce dopo un mese, noi che raschiamo il fondo del barile. Tutto crollerà, in modo positivo o negativo, per far rinascere un nuovo sistema.
M: Io sono molto più negativo e infatti guardo all’estero.
Quindi tu, Marco, non fai il musicista per lavoro?
M: No, non lo faccio per lavoro, ma ho comunque sempre in mente la musica. Il mio cellulare è pieno di appunti, di registrazioni: la maggior parte dei pezzi dei Krang nascono lontano dalla sala prove e di solito ho in mano un ukulele.
F: Dalla prima jam che abbiamo fatto ne sono uscite 5 o 6 canzoni: è venuta fuori talmente tanta roba… Di solito, è Marco a portare qualcosa di melodico su cui io poi costruisco qualcosa di ritmico, ma il processo è portato avanti in due comunque. A volte lui si fa ispirare da un groove che sto suonando io… e poi si fa!
Andando avanti con le chiacchiere, scopro che i KRANG hanno un certo numero di brani belli pronti e buoni per farci un EP, quindi mi stupisco del fatto che online non si trovi nessun materiale da loro prodotto, né su bandcamp, né soundcloud o roba simile… Allora gli domando: come vi state muovendo all’interno del mercato musicale?
M: Cerchiamo di muoverci attraverso i nostri contatti personali, ossia amici, amici di amici, amici di amici di amici. C’è la difficoltà di passare una specie di coltre che sta tra te e la persona davvero interessata a quello che fai, come succede per gli inviti agli eventi su Facebook. Deve esserci qualcuno che ti parla di un evento o di un progetto musicale, altrimenti è difficile che ti lasci coinvolgere. Mandare una mail o inviare dei link non serve più, perché siamo bombardati! Facendo in questo modo, invece, speriamo di arrivare a qualcuno davvero interessato. Abbiamo pronti un nucleo di brani che chiudono un cerchio, ma stiamo aspettando la persona giusta.
F: Ci stiamo muovendo secondo la vecchia modalità: suoniamo i pezzi dal vivo, li testiamo sul pubblico, se vanno bene li produciamo.
Ma non avete nulla online? Niente che possa servire ad un fan che vuole sentire la vostra musica?
F: Su Youtube c’è il video live in studio di Kambi Lee-Vit e a breve usciremo con un nuovo videoclip che sarà la presentazione del nostro progetto…
Anche in questo siete un po’ anomali rispetto al resto delle band in circolazione. A proposito, cosa ne pensate della situazione musicale in Italia?
M: Penso che i soldi sono pochi e che l’atteggiamento di voler apparire ciò che non si è sia forse troppo diffuso. È una cosa che fa male alla musica, dal mio punto di vista. In generale, ci vorrebbe un po’ più di realtà, di verità. L’atteggiamento “tutto va male”, l’hastag #vitamerda non porta da nessuna parte.
Ma quindi i KRANG dove si collocano all’interno di questa scena?
M: Beh, noi siamo molto entusiasti, siamo presi bene, infatti mettiamo un sacco di accordi in maggiore!
F: Con il fatto che partiamo dall’avere poco testo nelle nostre canzoni ci evitiamo un sacco di problemi! Avendo mancanza quasi totale di testo, abbiamo un’urgenza comunicativa decisamente sonora. Più che avere qualcosa da dire, abbiamo urgenza di fare PRRRRRRR: un prolasso musicale! (per PRRRRR si intende proprio una pernacchia, giuro!)
E ad un certo punto, si è fatta ora di pranzo, il pranzo della domenica. Era giunto il momento di lasciare i KRANG liberi di godersi il loro svacco domenicale.
Ci andate spesso ai concerti?
F: Spesso, almeno una o due volte a settimana. C’è la parte samaritana di supportare chi è nella nostra stessa situazione, come c’è sicuramente una parte di concerti a cui andiamo per capire cosa sta accadendo intorno a noi per avere una risposta pronta in merito. Altrimenti restiamo completamente fuori contesto.
M: Inoltre, invece che uscire a bere e basta, bevi e ascolti della musica! Double winning! E anche questo è legato all’urgenza: avere la curiosità!
E così, siamo giunti alla fatidica ultima domanda: qual è l’ultimo concerto a cui siete stati?
F: Ieri sera combo The Black Beat Movement e Loop Therapy, due band che partendo da qualcosa di parecchio moderno, riescono a spaccare. Dico così perché c’è parecchia gente che sta pescando a mani basse dal passato, mentre loro riescono ad innovare e a piacere. In entrambi i progetti si denota molto la loro urgenza di suonare!
M: Al di là dell’ultimo concerto visto, due nomi che voglio citare perché mi piacciono molto sono Elton Novara, che ha una pacca rock incredibile, e Bienoise, uno sperimentatore che lavora con le frequenze più che con le note e fa un’elettronica abbastanza matta.
Che dire: anche questa volta, ne è valsa la pena. Continueremo a svegliarci all’alba, percorreremo ancora chilometri a zonzo per l’Italia, sfideremo qualsiasi hangover per poter conoscere da vicino chi crede davvero nella musica ed ha qualcosa da dire, da suonare. Stay tuned, perché abbiamo sorprese in serbo per voi. Sorprese che riguardano KRANG.
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