di Gustavo Tagliaferri
Sempre fuori dal mucchio, lontani dalla solita conformità. Eppure consapevoli di un’evoluzione da affrontare prima o poi, nel cui corso passare da (anti)pop ad (anti)rock finisce per diventare solo questione di un attimo. Andrea Carboni non ha mai fatto eccezione a tutto ciò, essendo da sempre un cane sciolto nell’attitudine adoperata a livello compositivo e testuale. Ascoltare il suo terzo disco in studio, pertanto, non può che sorprendere ulteriormente, essendo probabilmente il disco della maturazione definitiva: “La Rivoluzione Cosmetica”, nel giro di otto tracce, già dai tratti beffardi ed in antitesi della relativa copertina, può essere visto come un album di rottura, in cui è ancora più evidente la spinta rivolta verso un rock che già in svariate circostanze aveva visto la luce nel precedente “Due []”, e di conseguenza il complessivo raggiungimento di un equilibrio a livello di suono, di influenze, di accezione, di personalità. Una “Rivoluzione”, appunto, dove l’acceleratore si fa sentire assai nella dichiarazione d’intenti al centro di una ferrata Santissimi o nel paradiso synth-etico in cui si inserisce L’amore giapponese, e se la titletrack è al limite dello shoegaze, I non giovani presenta il suo humus nei Cure più scanzonati, quelli di una qualsivoglia Close To Me; a sua volta la componente intima guadagna voce in capitolo nell’attacco di Beati voi, nella furente ballata folk di Domani no, nei rimasugli pop alla base di Estate e soprattutto in un’Ancora lì che, nella sua cupezza, rappresenta l’apice del disco, un brano intensissimo e proprio per questo un capolavoro a tutto tondo. Tasselli che, soprattutto considerando il trascorso di Carboni, depongono a favore di un disco che merita decisamente molta considerazione. Una “Rivoluzione Cosmetica” pregna di fantasia e ricerca.
Andrea Carboni – La rivoluzione cosmetica
(Audioglobe, 2016)
1. La rivoluzione cosmetica
2. Santissimi
3. L’amore giapponese
4. Beati voi
5. I non giovani
6. Ancora lì
7. Domani no
8. Estate