di Gianluca Clerici
Sfera Cubica è un’agenzia di comunicazione che più volte ci ha abituati a trasgressioni di stile dal solito indie italiano, allontanandosi anche dal pop e proponendoci ascolti tutt’altro che ovvi e decisamente poco – come dire – tradizionali. E questa volta non posso che unirmi alle tante voci che vedono nella rinnovata psichedelia digitale di Millelemmi un’astrazione filosofica sulla vita, sulla società…ma in particolare su una spiritualità che conduca ad una maggiore consapevolezza di se e del proprio “io”. Detta così mi darete del pazzo e sulle prime l’ascolto di questo nuovo disco (che tendenzialmente inizia proprio dal video di lancio “Apri la porta”) sembra tradire un filo sottile di superficialità e di qualunquismo, un disco hip-hop o rap (che dir si voglia per i neofiti) come ce ne sono tanti, tutti ricchi dalle sempre solite soluzioni. E per coloro che per prima cosa metteranno in play il video c’è da scommetterci la pelle che archivieranno il tutto con una scanzonata prova di follia adolescenziale…non tutti insomma. Eppure la sfida è quella di restare seduti ed incollati alla sedia mettendo in congelatore i filtri ed i pregiudizi. Senza prodursi in paragoni decisamente fuori luogo ma direi che l’esperienza è simile a quando gira l’opera “Quadrophenia” degli Who…e poi si riascolta il disco con un bel libro ed un film davanti che sviluppano tutto un concetto che sulle prima – come direbbe Bennato – sembrano solo “Canzonette”. Insommma “Italodelicastrofunk” è si un disco di rap digitale salutare e salvifico per gli amanti del genere, ma è anche psichedelia industriale in cui troviamo fuori pista più concettuale che di stile come i glockenspiel di “Come le Orche” che ci riporta su basi “pop” dal gusto islandese e una voce che disegna metriche si quadrate ma poco rispettosa dei margini restituendoci anche un bel testo dal piglio cantautorale. E se vi dicessi che il giocattolo “Tavor” mi riporta a “Carletto” di Corrado? E la stessa “Apri la porta” è un singolo di lancio che ti si inchioda alla mente senza mezzi termini e cerca nella semplicità – anche molto aiutata da una timbrica vocale molto fanciullesca – quel piglio gustoso che si fa piacere. Ma non c’è niente di banale, ne mi sento di archiviarlo come il solito sermone sacerdotale che vuole dirci come vivere la vita. Ci trovo invece bellezza e freschezza, ci trovo felicità e voglia di esserlo. Ci trovo i colori che non a caso guidano quella che – secondo il mio modo di leggere la vicenda – è la ricerca e la pretesa di avere arrivare proprio alla felicità. E non sono pochi i momenti “indie” sempre secondo maniera, e tra questi mi piace il sapore urban di “Inventando” che forse, più di tutti ci consegna dei solidi appigli, direi quasi normali, per fare pausa da un lungo viaggio di surrealismi e psichedelie…ma dietro ogni deformazione ci sono sempre altre regole ed altre forme di vita che impongono l’accettazione e lo studio…si arriva a comprensione solo se lo si vuole. Dunque ecco chiuso il cerchio di questo bellissimo “Italodelicastrofunk”. E non dite che non vi avevamo avvisato…
Millelemmi – Italodelicastrofunk
(Fresh YO! Label, 2017)
1. Demetrio Intro
2. Spaziofunk
3. Apri La Porta
4. Todo Modo
5. Come Le Orche
6. Tavor
7. Baddest Funk (Stanzacquabiocosmoludofumolampimentaljudo)
8. Inventando
9. C.C.L.A.