LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: IL GRIDO

Intervista di Gianluca Clerici

Direi la città capitolina ha sfornato ancora un bel mucchio di soldati armati alla protesta contro questo piattume emozionale. Lo fa Il Grido che con il loro alternativ rock dà vita ad un disco omonimo che piace dalle distorsioni alle riflessioni passando per la verità assoluta di se e il bisogno imperante di dirlo come si faceva una volta. Un esordio ma anche una bella prova che attinge ai tempi del grande rock in vinile ma lo attualizza. Il segreto è sempre l’onestà intellettuale. Il punto di vista de Il Grido alle consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
La volontà. Lavorare con la musica presuppone lo scontro con delle difficoltà enormi. Proprio oggi ero allo sportello di un ufficio postale per rinnovare la mia carta. La gentile signorina dietro al vetro mi chiede che lavoro facessi e io rispondo “musicista”. Lei mi guarda con aria interrogativa e mi dice che non era presente nel menù a scorrimento questo strano mestiere e che avrei potuto scegliere tra: “libero professionista”, “disoccupato” o “altro”. Con aria seccata le dico di fare come meglio credeva. Indovinate cosa ha scelto…
La particolarità della nostra band è quella di essere composta da musicisti professionisti già affermati in campo lavorativo (disoccupati invece secondo alcuni) che ad un certo punto hanno deciso che la musica nella loro vita non poteva essere solo un lavoro. Noi abbiamo fatto il percorso contrario. Già ci lavoravamo con la musica, troppo spesso per conto di altri. Ora andiamo a prenderci la parte che spetta a noi stessi.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Alle case discografiche. alla loro assoluta mancanza di curiosità, di coraggio, di voglia di novità. Nessuno rischia più. Al massimo mandano un cantante ad un talent, così si fa tre mesi di passaggi televisivi e alla fine della trasmissione gli assicura 10000 copie vendute. Propongono facce nuove anno dopo anno, non fai in tempo ad appassionarti ad un artista che è già pronto il suo sostituto. Peggio ancora, non ci sono progetti discografici intorno agli artisti, non li aiutano a crescere, a trovare un sound proprio. E’ come guardare continuamente stelle cadenti.
La crisi del disco è stata sicuramente generata anche dall’ascesa di internet e degli ascolti in streaming. Non si paga più nulla per ascoltare musica, quindi la musica non ha più un valore.
Quando da bambino compravo un CD e non mi piaceva poi lo riascoltavo altre sue tre o quattro volte. Non poteva andare sprecato. Poi magari finiva col diventare il mio preferito.
Oggi serve qualcosa che faccia colpo subito, qualcosa di eccentrico e di strano che ti incuriosisca prima che il tuo mouse si diriga verso qualcos’altro. Se fa ridere ed è grottesco è ancora meglio.

Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Chi lavora nel campo dell’informazione conosce il pubblico. Sa cosa interessa, cosa piace al pubblico e quindi sa anche come creargli delle novità.
La maggior parte delle persone prende per buono tutto quello che sente, non cerca di andare alla radice delle informazioni, perciò è facilmente condizionabile. L’informazione è soggetta anch’essa alle leggi di mercato. Anche l’informazione deve “vendere”. Cerca di inseguire disperatamente il suo pubblico. Questa è la vera contraddizione.

Il Grido. Rock Alternative che nasce dal cemento, dalla rabbia e dai palazzi. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
No, se ci arrendessimo al mercato non saremmo Il Grido e non avremmo fatto questo disco. Avremmo suonato dei synth un po’ vintage su canzoni assolutamente innocue o meglio ancora dai testi comici. Invece abbiamo cercato nell’insoddisfazione, nell’inquietudine, come tu hai detto nella rabbia, che sono pulsioni istintive, senza tempo, al di là delle mode.
Faranno sempre parte della natura umana.

In poche parole… di getto anzi… la prima cosa che vi viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Essere pagati.

E se aveste modo di risolvere questo problema, pensiate che basti?
In parte sì, almeno verrebbe considerato a tutti gli effetti un mestiere, non un hobby. Per lo meno avremmo un posto in quel dannato menù a scorrimento!

Finito il concerto de Il Grido: secondo voi il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Sigur Ros per rilassare i timpani dopo un concerto devastante come il nostro!

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