Recensione di Gustavo Tagliaferri
Un’evidente spontaneità, già nel modo di presentarsi ai più.
Una spontaneità che incide positivamente anche sul repertorio a proprio carico, come già si era evinto quando è uscito, con tanto di produzione di Karim Qqru, un disco come Vivere Stanca, la cui immediatezza ha finito subito per essere uno dei suoi punti salienti. I tre ragazzi che compongono la base del Progetto Panico non hanno bisogno di alcun orpello per far capire le loro intenzioni: sono come sono, energici ed accomunati da uno scopo, che per quanto non offra innovazioni di qualsivoglia sorta svolge assai bene il suo lavoro senza far prevalere un’impressione di già sentito. Ciò anche perché Cattivi Tutti Quanti, questa la loro terza fatica in studio, cambia parzialmente le carte in tavola e lascia che si avverta una svolta maggiormente puntata all’aspetto melodico e meno sulla sola grinta tipica di una certa attitudine punk, non per questo sbarazzandosene definitivamente, essendo un’incarnazione i cui vagiti risultano avvertibili, come in un crescendo, nel corso del vibrante calvario a base di drum machines di Luca, quasi dei CCCP Fedeli Alla Linea sviscerati al punto da essere spogliati dall’elemento ideologico, nelle provocazioni da music business dentro e fuori la rete di Paga, accattivante ed a sua volta goliardica, e soprattutto nella confessione amorosa di Una virgola. Per il resto i passi in avanti si intravedono senza fatica alcuna e vengono sintetizzati in tre momenti di rilievo: La musica non conta quasi niente, un Giano bifronte che parte come una rapida ed irrobustita sinergia desertica e southern finendo per sublimarsi sotto forma di mantra decadente e finisce come un vero e proprio inno di liberazione con tanto di refrain urlato; la titletrack, esemplare nel presentarsi come un quasi-boogie assai spinto ed intriso di germi spagnoleggianti; Tavor, quasi sulla stessa linea d’onda, ma maggiormente imbevuta di spensieratezza e soprattutto di amarezza. Non da meno il confronto tra sessi alla base del crossover all’acqua di rose, à la Red Hot Chili Peppers, di Stand By, l’ansimante Nudi si è ridicoli, con un’accezione che risente vagamente di qualche produzione degli amici Zen Circus, un atipico momento pop come quello che si ode in Rivoluzione e persino parentesi acustiche, siano esse allegre e vagamente improvvisate, come nel caso della cinofila Luna non sa, oppure colme di maggiore intensità, e la conclusiva Trent’anni ne è un esempio lapalissiano. Cattivi, sì, ma anche buoni quando è il caso, evidentemente, proprio alla luce del fatto che i Progetto Panico hanno confezionato un disco gradevolissimo, da considerare tanto per divertirsi quanto per evadere da definizioni assai blasonate al giorno d’oggi. Ed essere Cattivi Tutti Quanti di conseguenza, come denota l’improvvisa ghost track.
Progetto Panico – Cattivi Tutti Quanti
(2016, Tirreno Dischi)
1. Cattivi tutti quanti
2. Luca
3. Stand by
4. Paga
5. Tavor
6. Rivoluzione
7. Luna non sa
8. Una virgola
9. Nudi si è ridicoli
10. La musica non conta quasi niente
11. Trent’anni