Recensione di Gustavo Tagliaferri
Celerità ed eclettismo. Per uno come Lorenzo Maffucci due prerogative straordinarie, connesse al recente passaggio da Trovarobato ad ibexhouse. Non fa eccezione la seconda opera solista in esame: “Non lo voleva sapere”, paradossalmente, rispetto a “Disco interno”, mostra un Mangiacassette dai toni seri, maggiormente concentrato sulla contrapposizione e sul cambio di carte in tavola, pur mantenendo gli ingredienti di sempre. Ad uscire allo scoperto sono uno stream of consciousness fatto di beats sconnessi e diluiti (Sembravano pesci o carte stradali?), istantanee dreamy (Ecco le spine dell’anno scorso) e wave (Allunga la mano e trovi il resto), accenni di hip hop (Ho nascosto un sasso) ed elettrici arpeggi per spaccati romantici (Non si può sapere cosa sia successo), trame elettroniche celanti filosofie di vita (Niente per niente) e rabbia di stampo folk (Ci tiene alla collana), insolite ninne nanne pop, rilassate od impostate che siano (Due figure ferme, Hai fatto un arco). ma in particolare isolate e atipiche filastrocche che serenamente bucano una cupa catarsi ambient di quasi dieci minuti (Era una stanza vuota). Elementi che fanno di “Non lo voleva sapere” un lavoro godibilissimo di un adorabile artista fuori dal coro.
Mangiacassette – Non lo voleva sapere (2015, Ibexhouse)
1. Sembravano pesci o carte stradali
2. Non si può sapere cosa sia successo
3. Ecco le spine dell’anno scorso
4. Due figure ferme
5. Ho nascosto un sasso
6. Ci tiene alla collana
7. Hai fatto un arco
8. Allunga la mano e trova il resto
9. Niente per niente
10. Era una stanza vuota
11. Una disperazione di breve durata