Recensione di Gustavo Tagliaferri
Cos’è punk? Cosa può essere degno di tale nomea?
Ne esiste un’unica concezione o c’è la possibilità di andare fuori da certi schemi sempre seguendo tale attitudine ed al contempo servendosi di quanto meno ci si possa immaginare? La terza ipotesi una volta ogni tanto pare vada oltre le illusioni e non risulti affatto una chimera, considerando come un esempio passato in merito siano stati gli scatenati e furiosi VeryShortShorts, autori di due lavori molto soddisfacenti ed oramai non più in attività. Fortunatamente, nel momento in cui si prende in esame Roma, adesso si può dire che questa terza ipotesi abbia dei nuovi meritevoli rappresentati. Pianoforte, contrabbasso e batteria. Fabrizio Boffi, Francesco De Palma ed Emanuele Tomasi. “Knup!”, in pratica. L’album d’esordio del Knup Trio è un grido, un’esclamazione, ma soprattutto uno stile di vita che fa del jazz e del rock ideali punti di partenza per concepire qualcosa di ulteriormente diverso, ma finisce indubbiamente per andare anche oltre; ad emergere sono irresistibili crescendo quali Coniglio bianco, dove gli arpeggi di Boffi, così su di giri e mai fini a loro stessi, si fanno pian piano tutt’uno con una sezione ritmica curata e meritevolissima di nota, gradazioni stilistiche che partono da L’ordine delle cose, dalle accezioni romantiche, la cui girandola di ritmiche nulla ha da invidiare a certa elettronica e si rendono assai incessanti nella chiosa conclusiva, e continuano con un’altrettanto turbinosa titletrack, le cui atmosfere celano, a voler azzardare, una possibile bossa nova mista a certa house tropicale, espedienti jazz-core annacquati, spogliati del lato spinto ed anteposti ad un rotodrumming lievemente teutonico, come nel caso di Punk, parentesi dal tocco realmente rock, come una Film, le cui dilatazioni ed il tocco della chitarra aggiuntiva di Massimo Colagiovanni (Bamboo) riportano a deì Led Zeppelin saccheggiati e resi ancor più crudi, particolarmente “pop”, se così le si vuole definire, come la cadenzata Saturday ed un’America pregna di stop’n go come di intimità, senza nulla togliere all’incedere di Waiting For A Call, il cui richiamo etereo, in una resa ulteriormente jazzy, gioca un ruolo fondamentale, e con una tragicità di fondo, vedesi Kira, dove rock’n’roll, boogie e swing si trovano in contrasto con dinamismi free jazz dai richiami operistici. Ma se si vuole trovare un’ideale summa di tutto ciò, probabilmente è la conclusiva, ingarbugliata eppure adorabile, quasi una traccia fantasma, Mister Jack a rendere definitivamente l’idea di come la proposta del Knup Trio, nel suo essere insolita, non vada assolutamente tralasciata. E “Knup!” potrebbe andare a genio tanto agli estimatori di una corrente quanto dell’altra, se non di entrambe. Orgogliosamente dei cani sciolti.
Knup Trio – Knup!
(2016, Emme Produzioni Musicali)
1. Coniglio bianco
2. L’ordine delle cose
3. Punk
4. Saturday
5. Film
6. Waiting For A Call
7. Knup!
8. America
9. Kira
10. Mister Jack