Orelle con la sua musica seduce e ci conduce in alto mare, dove gli echi lontani dalla riva, sussurrano malinconiche e dolci atmosfere.
Il primo disco per Black Candy della musicista e cantautrice pugliese è un lavoro di pregiata fattura che dalla scena indipendente si spinge verso spazi decisamente più ampi.
Orelle è Elisabetta Pasquale, una radiologa e contrabbassista, insomma una professionista a tutto tondo.
Ho avuto il piacere di intervistarla per Just Kids e mi ha lasciato anche tanta musica.
Intervista di Nicola Buonsanti
Mi piacerebbe conoscere un po’ meglio questo lavoro che visto da fuori incuriosisce non poco. Dal nome innanzitutto, Argo, una figura particolare dell’Odissea. Si tratta di un concept, c’è qualche filo conduttore da cogliere o qualche consiglio per facilitarci l’ascolto?
Il quadro della situazione mi è apparso nitido alla fine delle registrazioni. Quando ho avuto una parvenza di come potesse arrivare a me stessa e come potesse suonare immedesimandomi in un’ ascoltatrice. Ho visto Argo come la traccia che più di tutte avrebbe potuto rappresentare l’intero disco.
Argo nel mito di Ulisse è appunto il cane che aspetta il suo padrone ma è anche la nave degli Argonauti. Questa duplicità di intenzioni l’ho sentita come una forte rappresentazione di quella che è la mia vita adesso. Il mettersi in gioco su diversi fronti.
Il disco viene descritto come un disco al femminile. Cosa vuol dire?
Argo non l’ho immaginato ne solo come il cane ce come una nave. Ho immaginato una figura femminile che potesse racchiudere questa duplicità. Ovviamente anche questo è stato chiaro solo alla fine del lavoro, riascoltandolo. Mi sono resa conto che il punto di vista sembrava quello di una donna o di più donne racchiuse in una sola figura. Ed anche il fatto che molte donne riuscissero a rispecchiarsi nei testi ne è stata una conferma che non era assolutamente programmata all’inizio.
Ci hai lavorato un anno e mezzo. Ti sei occupata di testi e musiche?
Si ho scritto testi e musiche e poi abbiamo arrangiato tutto insieme con Domenico Cartago al piano, Luca Abbattista alle percussioni e Lorenzo Buzzigoli per le registrazioni. Le musiche le liriche sono partite da me, ma ogni cosa che senti nel disco ed uscita fuori è frutto di ognuno di noi. Al di là del fatto che mediaticamente il progetto Orelle venga accredito a me, io la ritengo una band a tutti gli effetti. Ognuno di loro ha dato tanto e la bellezza sta nel fatto che i nostri diversi background musicali siano riusciti a confluire in un’unica impronta emotiva più che musicale, che poi è quella che ha dato un vero senso a tutto l’album.
Da quanto tempo hai deciso che la musica sarebbe stata il tuo percorso?
Suono da una decina d’anni. Ma da tre anni, la data della mia laurea, ho deciso di proseguire esclusivamente il percorso musicale iniziandoci a dedicare tempo e risorse in maniera esclusiva. L’incontro con la Black candy è stato fondamentale per trovare la forza di dedicarmi esclusivamente a questo percorso. Da allora ho iniziato a crederci davvero.
Il tuo incontro con la Black candy appunto è stato fondamentale. Sei stata notata al Controradio di Firenze. Una sorta di gavetta, essere nel posto giusto al momento giusto e soprattutto essere pronti. In un momento storico dove c’è molta competizione tra i giovani che vogliono emergere e spesso gli strumenti o le scorciatoie fanno a meno della qualità musicale preferendo altre strade per farsi notare. La tua io la definirei una storia a lieto fine. Come l’hai vissuta?
Vivo questo episodio come una vera perla. Certo noi siamo andati a cercarci la fortuna a Firenze. Era il primo palco fuori dalla puglia per me e indipendentemente dal contest percepivo un’ energia positiva durante la manifestazione. Dopo qualche settimana, i ragazzi di Black Candy presenti tra il pubblico che mi avevano notata e dopo avermi osservata sui social o i miei precedenti lavori, mi hanno proposto di entrar a far parte della loro etichetta. È stata una storia genuina ed un esperienza che porterò sempre con me. Aver avuto la fortuna e la possibilità di essere osservata nella mia sfera più vera e intima su un palco e riuscire a suscitare una reazione tra i presenti è un’emozione unica.
Ci sono delle figure musicali che stimi, alle quali ti rifai o dalle quali cerchi anche ispirazione magari?
Mi piace tantissimo da sempre l’idea della musica che ha Joni Mitchell, lei è quella che tra tutte mi ha portato a concretizzare, una vera regina del “vai e fai”, ha fatto di tutto, ha collaborato con tanti artisti importanti, elegante sempre senza mai denaturarsi.
Di contemporaneo sono molto affascinata dall’inglese Lianne La Havas e Nai Palm degli Hiatus Kaiyote.
Ma sono i primi nomi che mi vengono in mente c’è ne sono tantissimi.
Il tuo disco strizza gli occhi a generi ed etichette diverse. Dal jazz, al pop. Cantautorato, sicuramente alterativo ecc.. Io faccio sempre un gran casino con le etichette, quindi lo chiedo a te. Se fossi in un negozio di dischi in che scatolone dovrei cercare per trovare Orelle? (nuove uscite italiane non vale come risposta)
Non sono tanto brava a mettere etichette soprattutto alle mie cose..
Provando a definirla rientrerebbe nella grande famiglia del pop. Ovviamente non il pop come oggi spesso viene considerato. Ma pop come tradizione musicale internazionale molto ampia. Ci sono accenni al jazz, al rock acustico. Il mio lavoro lo definirei ALT-POP
Qualche musicista italiano che ti ha colpito?
La rappresentante di lista soprattutto per il modo di cantare, Iosonouncane, die è un disco bellissimo, Motta che è molto lontano dal mio modo di vedere la musica, mi è piaciuto molto cosi come l’ultimo di Brunori.
Lasciaci un pò di musica. Cosa c’è sul tuo mp3?
Charlie Parker, radiohead, Fiona Apple, Bon Iver, Hiatus Kaiyote, chet baker, bjork, nick drake.
C’è qualche consiglio ai tuoi colleghi che vorrebbero intraprendere questa carriera e vedono la strada lunghissima davanti a loro?
Viviamo in un periodo molto particolare anche per la musica. C’è una scia che è stata segnata ed attualmente segna un percorso che in molti decidono di seguire. Molta musica si somiglia cosi tanto che faccio fatica a distinguere le band. A livello vocale assistiamo ad una vera e propria mercificazione. Se ci pensi c’è più sperimentazione nel pop che in quello che oggi viene definito indie.
L’unico consiglio che posso dare e che ora può apparire quasi paradossale è quello di restare autentici. Essere se stessi e non avere fretta. Se c’è una sola possibilità su un milione di riuscirci in questo campo è quella di fare quello che ci riesce meglio ed in maniera più vera. Noi in questo disco ci abbiamo provato ed è già una grande soddisfazione.
L’artwork del disco è molto particolare. Una bella collaborazione tra te e gommapane che ha partorito questa sirena dai capelli blu che ci invita ad entrare in mare con lei. Una cover piena di dettagli che sottolinea egregiamente lo stretto rapporto tra musica ed illustrazione. Com’è nata questa collaborazione?
Con Gommapane ci siamo artisticamente amate da subito. Ci ispiravamo a vicenda e c’era moltissima sintonia tra le due. È riuscita perfettamente a rappresentare quello che il disco vuole dire e sono felicissima per questo. La copia originale la custodisco in camera mia. Ha realizzato per me anche altre tavole che presto verranno mostrate al mondo.
Ti piace Just Kids? Seguici su Facebook e Twitter!