Recensione di Emanuele Gaetano
È un percorso interessante quello di Mezzastagione, esordio autoprodotto de La Stazione, gruppo calabrese formato da Marco (voce, ukulele), Gianmarco (voce), Stefano (chitarra). Il trio ci prende per mano dal primo pezzo, Intro|Sabbia, cantato unicamente da Marco, avvicinandoci a quelle che saranno le tematiche dell’EP: un’insieme di occasioni mancate, amori sbagliati, parole non dette e azioni non compiute.
Il clima viene reso più leggero dal brano Un po(‘)vero me, in cui si apprezza l’inventiva nel gioco di parole e l’inserimento del parlato, un intermezzo che funziona. Le voci di Marco e Gianmarco si intersecano in maniera naturale, come due facce della stessa medaglia, musicati in modo eccellente da Stefano.
I due brani seguenti A tratti e Dottore (il male migliore), singolo estratto e corredato di video, hanno testi molto curati ma non artificiosi, con incastri metrici azzeccati che fanno di questi due pezzi il cuore pulsante del disco, nei quali si avverte l’influsso di Calcutta.
Si arriva poi al pezzo in inglese, Motto, vera e propria scarica di adrenalina, che fonde bene pop ed hip hop. Una piccola scheggia impazzita di bellezza, con un lavoro di produzione notevole, musicalmente diversa dal resto dell’EP, ma con un risultato parecchio soddisfacente.
Noi è forse il brano più introspettivo, una piccola rivolta verso l’apatia della routine ed uno sforzarsi nel vedere il bello nel quotidiano.
Il percorso intrapreso si conclude con Outro|Dimenticarlo, brano pieno di pathos, affidato unicamente alla voce di Gianmarco, che chiude così il cerchio.
Le debolezze di un lavoro autoprodotto vengono fuori all’ascolto, con voci ed arrangiamenti non proprio limpidissimi, ma la maturità dei testi compensa in modo apprezzabile dandoci un esordio complessivamente molto positivo per il trio calabrese
La Stazione – Mezzastagione
(Autoprodotto/2017)
TRACKLIST
1. Intro|Sabbia
2. Un po(‘)vero me
3. A tratti
4. Dottore(il male migliore)
5. Motto
6. Noi
7. Outro|Dimenticarlo