Live report di Francesca Vantaggiato
Elogio di un perdente: uno spettacolo difficilmente digeribile
Ho impiegato un bel po’ di tempo a scrivere questo report perché, quando sono uscita dal Teatro Nuovo dopo aver visto quasi due ore di Montanini, mi sentivo frastornata. E anche i giorni successivi: UGUALE. Non sapevo cosa pensarne: divertente, eccessivo, blasfemo da far schifo, volgare, umano, sovversivo, cinico, ironico, rivoluzionario, ingiusto, cattivo. Questo spettacolo, Elogio di un perdente, mi aveva scatenato troppi pensieri contrastanti che, devo ammettere, non si sono ancora placati. Ma non avevo ancora trovato la spinta a scriverne.
Poi ci sono state le elezioni.
Le elezioni sono andate ESATTAMENTE come pensavo io. Non ho avuto neanche un attimo di mancamento, neanche un secondo di sorpresa, solo tanta amarezza. E allora, come istintivo e inconscio, mi è venuto un pensiero preciso: siamo dei negri, dei negri che se la prendono con altri negri, e non è il colore della pelle a a renderti negro, ma i soldi che hai in tasca. E poi mi sono resa conto che questo pensiero non era mio, ma di Giorgio Montanini, e l’avevo sentito quella sera e mai nulla è stato detto di così appropriato per quello che il popolo italiano ha dimostrato di se stesso in queste elezioni.
Allora mi è venuta la voglia di scriverne.
Poi c’è stata la formazione del governo, Salvini è diventato Ministro dell’Interno, Di Maio Ministro del Lavoro, i porti sono stati chiusi, i francesi ci vomitano addosso, la gente spara sugli ambulanti… il mondo è diventato come un terribile cartone animato pieno di merda. Ho perso la voglia di pubblicare l’articolo, così come ho perso la voglia di reagire. E in questo abisso profondo di cui non vedo la fine, mi giunge notizia che Montanini sarà al Carroponte tra pochi giorni.
Allora mi è tornata la voglia di scrivere.
Avevo sentito parlare di Montanini da un amico di cui mi fido molto. Mi aveva detto: Se ti piace Luis C.K (popolarissimo comico americano, attualmente accusato di molestie), allora morirai per Montanini. Nel giro di pochi mesi me li sono ritrovati entrambi nel disco di Willie Peyote (vedi qui). Era destino che lo incontrassi. Prima dello spettacolo, mi sono vista qualche suo video, ho letto qualche suo post, quindi sapevo a cosa andavo incontro, ma la realtà ha DECISAMENTE sorpassato l’immaginazione.
La sala piena, un pubblico prettamente giovane. Alla mia sinistra c’era Claudio Bisio che vorrei davvero sapere cosa pensa di Montanini. L’ho visto perplesso durante lo spettacolo. Davanti a noi, la scena illuminata da un solo occhio di bue, e Montanini che riempiva la scena con la sua mole. Faceva paura, giuro.
Ha iniziato a inveire contro tutti, e dopo soli 5 minuti il primo spettatore si è alzato e se ne è andato. Non poteva succedere niente di più bello per Montanini: fastidioso al punto di far schifare una persona e costringerla ad andare via. Questo gli ha dato ancora più forza. Ha continuato il suo monologo irriverente, violento e scorretto tirando dentro la chiesa, il papa, le donne, i negri, i lavoratori, il sesso, l’alcol. E continuava a bere e a parlare, e i suoi sputi brillavano nella luce dei proiettori puntati.
Io ero impietrita: la sua è una continua provocazione, non vede l’ora che qualcuno replichi per poi annientarlo. E tu vorresti tanto rispondere, ma non ce la fai, perché quello che dice è tristemente, terribilmente vero. Ti dice che le donne non contano niente, nel lavoro, nel mondo, nella coppia. Vorresti dire Ehi, io sono una femminista e quello che dici è falso! Ma non ce la fai, perché è così: noi donne nel mondo di oggi non contiamo un cazzo. Parla degli immigrati, usa la parola negro. E tu vorresti dirgli Ehi, ma come ti permetti, siamo tutti uguali, abbiamo tuttivgli stessi diritti. Ma non è così, e sai bene che quello che dice è vero: esistono i negri, quelli che arrivano con i barconi, quelli che muoiono nel mare, quelli che ti chiedono i soldi ai bordi delle strade, che dormono nelle stazioni, le cui vite valgono meno di niente e che dovrebbero rimanere a casa loro, perché qui in Italia non ce li vogliamo e infatti chiudiamo tutto, che se li prenda qualcun’altro, che quelli portano le malattie, stuprano le donne, ci rubano il lavoro e noi già c’abbiamo tanti problemi nostri per carità!
Uno spettacolo che ti atterrisce, che ti rivolta lo stomaco, che ti lascia completamente frastornato a chiederti per mesi: chi cazzo sono io e che cazzo ci faccio a questo mondo? Si, è esistenziale a questi livelli.
Il tutto condito con riferimenti espliciti, onomatopeici, figurativi al sesso: se vi trovate in prima fila ad un suo spettacolo, aspettatevi il peggio. Sarete presi di mira, rivoltati come un calzino, messi in imbarazzo all’inverosimile. Ma se sarete degni di lui, rimarrete fino alla fine, lo farete parlare, ascolterete le sue bestemmie e passerete alla storia. Proprio come le due signore sessantenni che erano in prima fila a quello spettacolo e sono rimaste fino alla fine, protagoniste del suo show. Eroine imbattibili e rispettose.
Perché di questo si tratta, alla fine: uno show.
Un duro, crudo, spietato show. Che bisogna vedere e ascoltare fino alla fine, resistendo alla propria cattolicissima morale e al proprio stupidissimo senso del pudore. Un buon esercizio, senza dubbio. Lunga vita a Montanini e alla libertà di satira e di parola.
Cazzo, non vedo l’ora di rivederlo.