Recensione di Gustavo Tagliaferri
Di base le pianure emiliane destano già l’idea di come possano essere, cosa possano manifestare e soprattutto che tipo di suono possano generale nell’immaginario comune del prossimo, alla luce di quanto tirato fuori anni addietro, dentro e fuori la massa, da molteplici relative personalità. Ma ogni tanto, pur mantenendo quell’ispirazione, viene anche voglia di rivestire il tutto donando un quid aggiuntivo, tale da sfavorire il rischio di tramutarsi nella fotocopia delle stesse. Di emiliani si parla, giustappunto, ed a tal proposito i Four Tramps pare non vengano meno ad un intento simile, alla luce del voler coadiuvare le proprie origini con suoni di maggiore attualità mantenendo uno spirito prettamente rock’n’roll. “Pura Vida” seconda opera in studio a tre anni di distanza da “Tramps & Thieves”, in sole otto tracce trae ispirazione da molteplici correnti disseminandole un po’ dovunque senza eccedere: fa propria la lezione del blues, che sia romantico come quello su cui si regge la cadenzata e rilassata Sad Song Love Song, unica parentesi meno tirata del lotto, che abbia un tono un po’ campagnolo un po’ urbano, se non con qualche accenno di progressive, a giudicare dalla sintonia tra armonica ed organo di memoria Hammond presente nel bel mezzo di A distanza della dignità, forte invettiva dall’immediato impatto, favorito già dalle prime note e da un arrangiamento che passo dopo passo fa la differenza, vedesi il conclusivo assolo di chitarra, oppure che, slegato da cotante sinergie, risulti concentrato su devozioni roots come nel caso di L’ultimo grido, con il suo inconfondibile fingerpicking, e Theater Of The Drums (Pura Vida), permeata da un linguaggio cosmopolita che adeguatamente si confà all’indole festaiola che sembra gradualmente venir fuori, lapalissiana dimostrazione di fedeltà a quel rock’n’roll di cui sopra con un occhio rivolto soprattutto verso gli ZZ Top dei primordi, ed a sua volta sviluppa una graduale evoluzione dello stesso rendondolo il fulcro su cui si muovono, in continua mutazione, momenti come Four Minutes, elettrico e coinvolgente quanto basta ed il cui cuore pulsante sta nel successivo excursus, una galoppata irresistibile che dà adeguato lustro al risultato finale, Circo dell’immagine, che guarda verso l’attualità e pur risultando la canzone meno riuscita ha dalla sua parte delle ramificazioni distorte e funkeggianti, come degli Screaming Headless Torsos che alla tecnica prediligono la follia, ma anche King Of The Words, che parte da evidenti richiami zeppeliniani e finisce per inglobare componenti stoner nell’arco di sei minuti, senza per questo tralasciare quel blues che prepotentemente guadagna terreno in un crescendo centrale che lo porta ad un conclusivo trasudante fuoco e fiamme, e dulcis in fundo Indifferente, composizione introspettiva tra una strofa e l’altra, incalzante nella sezione ritmica e trasudante ispirazioni punk a giudicare dalla linea di basso. Non si può certamente dire che i Four Tramps pecchino di curiosità nel loro minestrone componente generi di differente caratura: gli elementi che garantiscono il desiderio di darci un ulteriore ascolto ci sono tutti e ciò fa di “Pura Vida” un buonissimo lavoro, che ci si augura possa fungere da ulteriore marcia in più ad una realtà emiliana che ha delle premesse favorevoli.
Four Tramps – Pura Vida
(TRB Rec, 2017)
1. A distanza dalla dignità
2. Indifferente
3. L’ultimo grido
4. Circo dell’immagine
5. Four Minutes
6. King Of The Words
7. Sad Song Love Song
8. Theater Of The Drums (Pura Vida)