Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
(Pierangelo Bertoli)
“IL PARADISO È QUI”
Se dovessi morire adesso non so.
Ma se fossi morta qualche anno fa sarei andata certamente in Paradiso, oppure non avrebbe fatto nessuna differenza, perché in Paradiso c’ero già.
Vivevo uno stato di grazia. Ero veramente felice, appagata, serena, soddisfatta, in pace con me stessa e con tutti.
Ero certa di aver fatto del mio meglio in tutte le cose, consapevole di aver commesso degli errori, come tutti, ma sempre in buona fede e cercando di imparare dagli errori, senza farne tragedie.
Non ero perfetta. Forse mi sarebbe piaciuto esserlo prima, ma ora non più. Avevo raggiunto un equilibrio insperato che faceva quasi paura.
Ero in cima ad una vetta e mi guardavo attorno con quel senso di vertigine che dà l’alta quota, compiaciuta di aver raggiunto quel traguardo, sorpresa e incredula di esserci riuscita, stordita dal senso di rarefazione che toglie il fiato, intimorita per la paura di cadere giù.
Ero in cima. E ora? Cosa c’era dopo? Quanto avrei potuto restare lì? E se fossi rimasta a lungo, per quanto tempo quella situazione poteva apparire così speciale? Ci si abitua anche alle cose eccezionali? tanto che, dopo un po’ sembrano normali e non si apprezzano più?
Non si può restare lì troppo tempo, non regge la pompa. La paura di fare una mossa sbagliata e compromettere quell’equilibrio ti costringe a scendere.
Del resto, puoi solo scendere dopo essere arrivata in cima. E mentre scendi devi vincere la tentazione di guardare indietro per vedere cosa lasci, perché se lo fai sei perduto per sempre. Se cerchi di rivivere le emozioni provate scopri che i ricordi si ricoprono di un velo che si chiama nostalgia e che rovina tutto.
Non ci provare. Accontentati di quello che hai avuto, che non è poco, anzi, è molto più di quanto la maggior parte degli esseri umani ha mai sperato di poter avere. Sei stata fortunata. Coraggiosa e fortunata.
È quello che mi ripetevo mentre scendevo, facendo attenzione a dove mettevo i piedi per non scivolare, per non inciampare, per non rotolare giù.
La discesa è più dura della salita, si sa. Devi procedere sempre in frenata e questo è innaturale, faticoso, pericoloso. Ma è l’unico modo per restare incolumi, per sopravvivere.
Ci è voluto un po’, un bel po’ di tempo per rientrare nei ranghi, per riprendere a condurre una vita normale, dopo essere stata in Paradiso.
Ogni tanto mi chiedo se ci è concesso di avere un’altra opportunità, oppure se certe cose accadono una volta sola nella vita.
Sento dire che qualcuno aspetta di morire nella speranza di andare in Paradiso oppure teme la morte proprio per paura di non poter vedere il Paradiso.
Forse non sanno che il Paradiso è qui.
OGGI
Guardarsi allo specchio
e scrutare sul viso i segni del tempo,
vederli scorrere come calmi fiumi verso il mare
e non aver paura.
Capire finalmente
l’intimo prezioso dono della serenità
che, figlia del dolore eppure madre amorevole,
t’accarezza il cuore.
UN SALTO NEL BLU
La vita offre innumerevoli occasioni per provare emozioni, per chi sa coglierle.
Alcune semplici eppure profondissime, come ascoltare un brano musicale, vedere un film, osservare la natura, abbracciare un bambino. Altre più particolari ed esaltanti, cercando la sfida, assaporando l’adrenalina.
Sciare al mattino presto solcando la neve fresca con il vento che ti sferza il viso, navigare a vela, immergerti nel profondo del mare, lanciarsi nell’aria con il parapendio, sono occasioni esclusive, riservate a coloro che hanno l’ardire di entrare in un mondo che non gli appartiene.
Avventure da affrontare con il massimo rispetto e con la consapevolezza di usufruire di una concessione, di un dono.
Il rischio, sempre presente, di un pericolo incombente, il senso della violazione per aver attraversato un confine, un limite, per aver invaso un mondo che la natura ti aveva precluso, facendoti uomo e non pesce o uccello, sono gli elementi di un’alchimia che trasformano il cuore di un uomo per sempre.
L’immersione “nel blu” è un viaggio che in una manciata di minuti ti porta verso l’ignoto passando per la galleria del silenzio, volando attraverso un arcobaleno di colori, sfiorando fasci di luci, storditi dall’ebbrezza, abbandonati al senso primordiale di un ritorno alle origini.
La mancanza di ogni punto di riferimento può far vacillare la ragione e gettarti nel panico, ma la sorprendente bellezza del blu e la dolcezza delle rassicuranti e materne carezze dell’acqua attorno a te, la scoperta della capacità di entrare in armonia con l’elemento acqua in maniera così totale, diventano anestetico contro ogni paura e consentono di conservare l’equilibrio necessario per mantenere la giusta rotta.
Quando si tocca la terra, si ha la sensazione di essere tornati da molto lontano, felici di essere di nuovo a casa.
Subito dopo, e per sempre, l’impressione di essere stati in un luogo dove il tempo e lo spazio si sono annullati e di aver visto e compreso, per un momento infinito, la propria natura e di averla confusa con quella dell’universo.