Recensione di Gustavo Tagliaferri
Un cassetto, una volta tanto, va aperto, non solo per la necessità di riordinare i tanti documenti tenuti alla rinfusa per un tempo incalcolabile, ma anche per riportare alla luce bozze che in un futuro remoto non avrebbero trovato così tanta difficoltà nel trovare un’ideale forma di espressione, a discapito di passate opinioni. Esperienze che finiscono per essere condivise con altrettante personalità situate al proprio fianco e che sono tali da immedesimarsi in una natura in continuo mutamento, così strana nel far emergere frutti in luoghi indicibili, ma forse neanche tanto. Lo stato delle cose che si traduce in più di una canzone nelle persone di Umberto Maria Giardini, Gianluca Bartolo, Ugo Cappadonia, Paolo Narduzzo ed Emanuele Alosi, eppure Stella Maris non è soltanto il frutto di un gioco che si è covato dentro per tanti anni, è la consapevolezza di come la coesione di determinati interessi in comune possa portare ad un ulteriore superamento delle proprie capacità, alla luce delle tante realtà, singole e collettive, che accomunano i diretti interessati, ed un simile omonimo full length gioca cotanta sfida servendosi sì di tatto, ma provando anche non poco piacere lontano dalla sola sfera personale una volta che ci si trova di fronte al risultato generale. Nel raccontare l’amore, in particolare la componente omosessuale, l’insegnamento degli Smiths, da sempre tra i principali punti di riferimento dello stesso Giardini, svolge un fondamentale ruolo nel corso nei dieci brani del lotto, ma nella mistura adoperata dalla formazione non vi è solo l’Inghilterra degli ’80: come lo spettro di Morrissey non fatica a fare capolino in brani come il singolo Eleonora no, un rock sospeso in un felice equilibrio elettro-acustico che trova il suo apice nella sopraffina chiosa conclusiva, ideale summa delle capacità di cui dispone un atipico ed anche per questo molto ben voluto Cappadonia, oppure nel vispo ed al contempo beffardo sguardo rivolto al futuro udibile nella folkeggiante Rifletti e rimandi, adeguatamente tirata eppure pienamente intrisa dello spirito di “The Queen Is Dead”, ed al contempo ravvivati da cotanto immaginario sono gli arpeggi avviluppanti di Coglierti nel fatto ed un’introspettiva Quando un amore muore non ci sono colpe, che trasuda malinconici richiami wave da ogni poro, altrettanto spazio trovano le molteplici gradazioni pop legate ad un filo spaziotemporale e tipiche di momenti come la dolce ballata Quella primavera silenziosa, dall’evidente pizzico di ispirazione 60’s, una Non importa quando, di base pregna di raffinatezza, andando più in profondità prossima ad anticipare sapori dreamy su un finale che pare chiamare a sé l’universo 4AD svestendolo della componente elettronica e dandogli un’ulteriore ispirazione poetica, rendendoli più che mai presenti in una così agitata eppure rilassante Tutti i tuoi cenni, assai intensa nel suo nudo incedere, oppure i potenti riff che sorreggono la carica girandola di fantasie alla quale ci si abbandona nel corso di L’umanità indotta, ideale trampolino di lancio per l’invettiva rivolta ad una gioventù bruciata ed ipertecnologica come quella di Piango pietre, sospesa tra ispirazioni hard rock, soprattutto nel lavoro dietro le pelli di Alosi, ed intrusioni progressive, fino all’excursus di Se non sai più cosa mangi, come puoi sapere cosa piangi?, non solo ideale summa di una situazione dai tanti chiari pregi, ma anche una composizione felicemente adornata da un andamento ipnotico, tanto assassino quanto di conseguenza cullante. A fine ascolto non solo balza il desiderio di rimettere su il tutto, ma vi è in aria più di un semplice gioco, si preferisce semmai la voglia di continuare il più possibile a giocare e pertanto fare di questo gioco un’esperienza che possa essere ancor più confortevole e piena di soddisfazioni. Proprio perché l’esordio degli Stella Maris risulta godibilissimo, se non persino struggente in determinati attimi, e vive di una luce propria che dà ad ogni singolo brano, di ascolto in ascolto, una marcia in più. Un lavoro imperdibile.
Stella Maris / s/t
(La Tempesta Dischi / Brutture Moderne, 2017)
1. L’umanità indotta
2. Rifletti e rimandi
3. Piango pietre
4. Quella primavera silenziosa
5. Coglierti nel fatto
6. Eleonora no
7. Non importa quando
8. Quando un amore muore non ci sono colpe
9. Tutti i tuoi cenni
10. Se non sai più cosa mangi, come puoi sapere cosa piangi?