Live report di Francesca Vantaggiato
Photo report di Noemi Teti
St Vincent: ghiaccio bollente
Così algida, eppure così passionale: St Vincent riesce a fondere insieme (mai verbo più azzeccato) staticità e movimento, freddezza e calore, sensualità e castità… alla fine del concerto sei stravolta, non capisci più niente! Con quel vestito in lattice rosso sembra il diavolo, quando cammina a mo’ di bambola sembra paurosamente inanimata, quando alza il pugno al cielo è icona di fede ardente nel femminismo più forte, quando si getta a terra con la sua chitarra è posseduta dalla musica. E tu? Te ne stai lì emozionata, sorpresa e certamente anche un po’ invidiosa: lei è trooooppo… di tutto!
Dal palco arriva la potenza dei brani di Masseducation, insieme a gesti e parole che raccontano di politica, sesso, consumismo, potere, soldi, donne, genere, relazioni. Eppure è tutto così FERMO. Partiamo dal posizionamento della band sul palco: tutti in linea sullo stesso piano, tutti in fondo, nessuno in prima fila. Non c’è distinzione tra lei e gli altri musicisti, anzi: St Vincent si trova nell’angolo a sinistra, quasi nascosta (oddio, per noi era PROPRIO nascosta: come al solito, siamo state talmente fortunate da aver trovato posto solo di lato a sinistra, da dove la vedevamo muoversi dietro lo striscione del Magnolia che per fortuna era mezzo trasparente). Al centro, al basso/tastiere e voce, c’è Toko Yasuda; più a destra, alle tastiere e batteria, due esseri mascherati decisamente inquietanti. Ma sopratutto, è arrivato quel momento epico in cui un aiutante DEL TUTTO IDENTICO a Pino Scotto le sostituisce la chitarra, girandole intorno.
Non c’è rapporto con noi, pubblico sudato che la guarda con gli occhi sbarrati e a cuoricino. I suoi gesti e quelli dei musicisti, questa freddezza col pubblico e tra loro stessi, l’isolamento nello spazio, l’assenza totale di storytelling, rendono tutto paradossalmente meccanico, freddo, automatizzato. Eppure, torno a dire, la tensione è fortissima. E la commozione è enorme quando arriva il momento di Happy Birthday, Johnny: mi sono venuti i brividi e non ho saputo trattenere qualche lacrima, devo ammetterlo.
Quello che ho voglia di dire, alla fine di questa strana avventura bipolare, è che St Vincent è una magnifica donna, artista e modello d’esempio a cui tutte noi dovremmo guardare: una donna che ha lottato e che continua a lottare per diventare esattamente quello che vuole essere.
E come sempre… grosse risate!