Intervista di Gianluca Clerici
Formazione storica del nostro bel pop rock indipendente anche se, con gli S.O.S. – SAVE OUR SOUL – siamo praticamente sconfinati da tempo negli stilemi main stream. Rock acido nei contorni ma anche dolcissimo nelle liriche e nelle melodie come prevede la ricetta vincente. E dai suoni corposi e decisi, anche inseriti in un mix davvero equilibrato – belle anche le voci corali sugli incisi che di quando in quando restituiscono grande forza al quadro musicale – con questo nuovo disco “Esse o Esse” la storica band guidata da Marco Ferri in arte BRUCO dimostra quanta bella scrittura, semplice e leggera, stiamo perdendo nei complicati vizi della comunicazione di massa. E questa rubrica cerca anche di indagare su questo fronte:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
È oggettivamente difficile far quadrare i conti facendo gli artisti. Il rischio è quello di non vedere le cose in prospettiva per fare scelte che portano un rientro immediato, a volte purtroppo necessario. Bisogna sempre ricordarsi cosa si vuole veramente realizzare e in un ipotetico futuro guardarsi indietro e poter essere fieri di quello che si é fatto, a prescindere dal risultato.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
A tutti, compresi i musicisti. È una domanda che richiederebbe giorni per rispondere, in quanto i fattori sono molteplici. Da un lato la scomparsa del supporto fisico, secondo noi, ha inciso molto nella considerazione della musica come prodotto artistico o culturale; la differenza tra il tenere in mano un vinile o un CD ed avere un mp3 sul cellulare é enorme. Il vinile in particolare richiedeva un certo impegno fisico che inevitabilmente portava ad un ascolto più attento, una Playlist di 2000 brani sul cellulare alla fine ti porta a non ascoltarne realmente nessuna. Il pubblico purtroppo sembra passivo e mancante di curiosità, anche se forse la sua colpa è minore, e sostanzialmente consiste nel subire passivamente quello che l’industria gli propone senza apparente capacità di valutazione. Per quanto riguarda le radio il discorso é relativo ai grandi network, purtroppo quelli più influenti, che non passano musica senza un rientro o che non segua le loro linee editoriali. Va da sé che la proposta musicale é imposta e veicolata, senza possibilità di ascoltare nulla di alternativo. Per l’ascoltatore medio la musica è quella roba lì, ma non è vero, c’è un mondo meraviglioso da scoprire. I magazine sono forse ancora una forma piuttosto libera, ma c’è molta superficialità anche lì, con articoli fatti di copia e incolla da internet. I musicisti cercando di far quadrare i conti si adeguano, seguendo un mercato che vuole rientri immediati senza investimenti.
Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Entrambe…anche se sembra che l’informazione cerchi costantemente di diseducare il pubblico.
Con “Esse o esse” avete forse preso la forma estetica del rock sociale, romantico ma decisamente esistenziale. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Cerchiamo semplicemente di fare musica che ci piacerebbe ascoltare. Ovviamente ci auguriamo che sia apprezzata, e facciamo il possibile perché sia proposta nel miglior modo possibile, almeno secondo i nostri gusti e standard.
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che vi viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Non per essere ripetitivo, ma l’aspetto economico.
E se aveste modo di risolvere questo problema, pensiate che basti?
Probabilmente si. O no. Ci piacerebbe scoprirlo.
Finito il concerto degli S.O.S.: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Qui sicuramente a seconda della persona avresti una risposta differente… Per quanto ci riguarda la risposta è “That’s the way of the world” degli Earth, wind & fire. Crediamo che sia un brano meraviglioso, che ogni volta ci riempie di meraviglia, ci commuove e cosa più importante ci fa venire voglia di ascoltare altra musica.