Foto e report di Maria Elisa Milo
Quando sono arrivata al Serraglio fuori c’erano due lunghe file, una per le persone che avevano già il biglietto e l’altra per quelle che speravano nel miracolo per entrare a vedere Laszlo nonostante il sold out.
All’interno, il locale era ghermito di gente e sotto il palco c’era già qualche altra ragazza pronta già con la macchina fotografica tra le mani.
Le luci erano basse e fredde, sui toni del blu. Dopo aver accordato gli strumenti e diffuso accanto ad ognuno di essi dell’incenso, intorno alle 22.35 Andrea Laszlo De Simone e i suoi musicisti hanno fatto il loro ingresso sul palco.
Il pubblico li ha accolti con calore: non si stava più nella pelle, avevamo tutti una grandissima voglia di sentire dal vivo questo nuovo meraviglioso capolavoro Il sogno, la realtà, lo spazio, il tempo.
Le luci sono rimaste basse a lungo, alle loro spalle un cielo stellato: Laszlo ci ha mostrato l’immensità.
La sua musica è potente e dal vivo ti travolge ancora più che in cuffia.
Uno spettacolo polistrumentale che ti attraversa dalla testa ai piedi e ti conduce in mondi sconosciuti, al cospetto di un te stesso che ancora non conosci.
I suoi testi sono pregni si significato, ti arrivano dritti al cuore e ti riempiono di domande e riflessioni.
Non capita spesso di assistere a concerti ricchi di così tanta bellezza, concerti che non vorresti finissero mai, concerti che la notte non riesci nemmeno a dormire e rimani a sognare ad occhi chiusi.
Tutta la realtà è immensità. Grazie Laszlo, a presto!
