Intervista di Sacha Tellini
Tenebra è la notte e altri racconti di buio e crepuscoli è il quinto disco di Murubutu, vero e proprio connubio fra musica, rap e letteratura. I brani che lo compongono hanno tutti un comune denominatore: la notte. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come è nato questo lavoro: buona lettura.
Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli è il tuo terzo concept album. Come è nato questo lavoro?
Il mio ultimo disco è nato dal desiderio di realizzare una raccolta di racconti rappati per esprimere tutti i misteri e le metafore, nel mio caso scaturite dalle riflessioni che nascono durante la notte.
La notte è infatti al centro di tutto l’album. Perché? Che significato ha per te la notte?
Per me la notte è una grande metafora dell’esistenza, un medium non solo spaziale, ma spazio-temporale. La notte è al centro di tutto il lavoro anche perché io soffro di un piccolo disturbo del sonno, quindi è soprattutto di notte che mi ritrovo a scrivere i miei brani.
Di quale influenze risente l’ album?
Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli risente sicuramente dell’influenza di alcuni testi letti sulle storie del territorio, e anche di diversi ascolti, sicuramente variegati e molto trasversali. Gli ascolti in questione non riguardano quindi solo l’hip-hop che, insieme al rap, cuce le note di ogni singola canzone.
Per esempio?
Sicuramente c’è un’influenza tangibile di musica balcanica, ma anche il rock-folk di The Passenger, l’hip-hop a vari livelli e il soul. Quindi, in generale, è un lavoro che risente di tantissimi generi, peraltro molto diversi fra loro.
Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli è la dimostrazione di come si possa far coesistere il genere rap con alcuni concetti di ampia portata, culturali e sociali. Come si riesce a fare questo?
Questo avviene perché i concetti culturali vengono veicolati da un grande medium che è la narrazione: il rap veicola storie di vita e questo attrae in modo trasversale le generazioni. La strategia narrativa di cui mi sono più servito è lo storytelling che, appunto, dà una grande mano nel veicolare concetti di una certa rilevanza.
Questo è il tuo terzo concept album, in totale il quinto album della tua carriera. Che cosa lo rende speciale e unico rispetto ai tuoi precedenti lavori?
Qui c’è la volontà di sviluppare un tipo di scrittura diversa che non è più in terza persona, come è successo nei miei precedente lavori, bensì in prima persona. Inoltre, c’è una forte volontà di costruire dei flussi di coscienza che non siano strettamente narrativi. Infine, il desiderio di sviluppare delle canzoni che siano musicalmente più accattivanti senza però eccedere dal punto di vista contenutistico è senz’altro un elemento che caratterizza e differenzia questo album dai precedenti.
Francesco Guccini qualche tempo fa ha dichiarato che soltanto i rapper hanno qualcosa da dire, almeno in questo periodo storico. Sei d’accordo con questa sua affermazione?
Con molte cose sono d’accordo con lui, ma non con questa sua dichiarazione. No, non penso che solo i rapper abbiano qualcosa da dire. Forse solo per alcuni di loro è vero, ma non per tutti. A questo proposito, non dimentichiamoci dei cantautori
Caparezza, Willie Peyote, Dutch Nazari, sono solo alcuni nome di artisti che hai coinvolto nella realizzazione di quest’album. A cosa si deve questa scelta?
Mi è capitato di farlo anche con alcuni brani dei miei album precedenti. Anche a questo giro, ci tenevo tantissimo a lanciare un segnale alle giovani generazioni – con le quali, oltre a lavorarci a scuola, sono quelle che prevalentemente ascoltano il rap – su come si possa fare una musica così diffusa come, appunto, il rap, però con un aspetto contenutistico estremamente elevato. Per questo ho radunato quelle che, secondo me, sono le migliori penne della scena musicale contemporanea.
Cambieresti qualcosa di quello che hai scritto in questo album?
Cambierei sempre qualcosa, sì, ma non per quello che riguarda ciò che è stato scritto dagli altri artisti. Magari cambierei qualche arrangiamento o qualche mia incisione ma, in linea di massima, sono soddisfatto del lavoro che è stato fatto.
Chi è oggi, artisticamente parlando, Murubutu?
Sicuramente uno che va ancora nella direzione dello storytelling e del cantautorato rap. Attualmente, è un artista che sta lavorando a tante cose, non solo nel campo musicale.
A questo proposito, quali sono, per concludere, i tuoi progetti futuri?
A febbraio uscirà una graphic novel presentata da un illustratore con il quale mi capita molto spesso di collaborare, il cui nome in arte è Roby il pettirosso (ndr: l’illustratore è Ernesto Anderle, la graphic novel uscirà in libreria il 6 febbraio per BeccoGiallo). Porteremo l’opera in giro in diversi circoli culturali e biblioteche, con tanto entusiasmo da parte di entrambi. In primavera partirà invece un nuovo progetto, ma di questo non ti posso parlare perché è ancora top secret.
Murubutu – Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli
(2019, Mandibola Records/Glory Hole Records)
TRACKLIST
1. Nyx – introduzione
2. Buio feat. Dj T-Robb
3. La vita dopo la notte
4. L’uomo senza sonno feat. Mezzosangue e Dj T-Robb
5. La stella e il marinaio Dj T-Robb
6. Wordsworth feat. Caparezza
7. La notte di San Lorenzo
8. Le notti bianche feat. Claver Gold
9. Ancora Buonanotte feat. Daniela Galli
10. Occhiali da luna feat. Dutch Nazari, Willie Peyote
11. La notte di San Bartolomeo
12. Franz e Milena
13. Omega Man feat. la Kattiveria e Dj T-Robb
14. Tenebra è la notte feat. Dia
15. Nyx – outro (strumentale)