Alla ricerca di un nuovo senso per tutte le cose.
Esistono diverse tipologie di libri che hanno come perno portante della propria narrazione l’elemento musicale. Volendo individuare almeno due macrocategorie editoriali in questo senso – tralasciando le sponde accademiche, ovviamente – potremmo distinguere tra la ricerca bio-storiografica e – per fortuna del genere umano – la continua evoluzione del discorso umanistico legato al fattore sonoro che, dallo stile “gonzo” di Lester Bangs in poi, diventa pilastro portante di un modo di essere, più che di porsi in un determinato contesto. Si tratta di una scelta strettamente legata a un sentire viscerale al giorno d’oggi ancora vivo e vegeto, anzi particolarmente inserito in contesti letterari che se ne servono apertamente proprio per sostenere e spingere verso nuovi (o differenti) orizzonti i propri punti di vista, la propria visione del mondo. Ed è in questa direzione che si muove Alessandro Bruni con il suo We were grunge (Persiani Editore).
Forte di una sconfinata passione per il genere musicale in questione (che non fu mai soltanto un genere ma un vero e proprio stile di vita di cui sarebbe bene, di tanto in tanto, tornare a seguire le orme), Bruni evoca i fantasmi di Chris Cornell (Soundgarden), Kurt Cobain (Nirvana) e Layne Staley (Alice in Chains) per intrattenere una sorta di rapporto epistolare col sopravvissuto Eddie Vedder (Pearl Jam) che può nascondersi in ognuno di noi, allo scopo di provare a capire se può aere ancora un senso (eccome se ce l’ha) provocare scontri frontali tra assuefazione all’inconsistenza del quotidiano ed eterna necessità di provare a costruirsi un’identità vera, reale, quanto più definitiva possibile.
A fare da sfondo a questo coacervo di possenti sensazioni è la natura millenaria e incontaminata della Via degli Dèi che si snoda lungo l’appennino tosco-emiliano e che offre una nuova direzione da seguire ad un protagonista senza nome, uomo stanco di consformismi dilaganti e bisognoso di intraprendere un nuovo cammino (sia fisico che, soprattutto, spirituale) attraverso percorsi di autoanalisi fondamentali per tentare di recuperare o costruire un’immagine concreta di sé dinanzi allo specchio della propria stessa indecisione esistenziale.
Bruni, dunque, fa di questa specie di alter ego uno spirito guida che il lettore può abbracciare o rigettare a seconda delle idee individuali e della propria personalissima considerazione di tutte le cose. Sta di fatto, però, che l’enorme riferimento preso in prestito dalla storia del rock si pone come inamovibile contenitore di spunti e riferimenti concettuali (la generazione “X” e il tellurico impatto esperienziale che la sua trasmigrazione sonora ebbe per milioni di persone tra gli ’80 e i ’90) a cui fare continuo affidamento per rendere al meglio la sostanza di ragionamenti lucidi ma talmente appassionati da riuscire a trascendere ogni concezione materiale, rivolgendo lo sguardo del terzo occhio verso un orizzonte di senso indispensabile oggi più che mai. Alessandro Uliani
Titolo: We were grunge
Autore: Alessandro Bruni
Genere: Narrativa contemporanea
Casa editrice: Persiani Editore
Pagine: 120
Codice ISBN: 978-88-858-04-746
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