Intervista di Gianluca Clerici
Che bella melodia questa “Londra”, singolo che apre la pista ad un Ep nuovo di zecca a firma di Leotta. E non ci delude il resto dell’ascolto anche se paga un poco il peso del confronto. Pop d’autore dell’era moderna che inevitabilmente riporta a galla quel gusto della bella scrittura anni ’90. E, forse illusi da questi titoli o da quel certo modo di essere liquido, Leotta mi traghetta dentro un litorale di Bali piuttosto che in una Los Angeles di grandi nomi. Ma siamo in Italia, siamo nel grande pop indie italiano… e non dobbiamo mai dimenticarlo. A lui le nostre consuete domande di Just Kids Society.
Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?
Io faccio musica e penso che la musica sia da ascoltare e non da “vedere”.
Gli artisti devono esprimere se stessi e badare ai contenuti, il gossip lo lasciamo agli influencer, che a volte di contenuti ne hanno ben pochi.
Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?
Oggi tutto viaggia a una velocità incredibile. Penso che anche oggi ci siano dei bravissimi artisti ma a volte non hanno la fortuna di emergere. Ma il passato non dobbiamo mai dimenticarlo, è il nostro miglior “insegnante”.
Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?
Il problema è che trasgressione non sempre fa rima con innovazione. Si può essere innovativi nei testi, in una melodia o nell’arrangiamento. Non credo sia essenziale inventarsi la trovata che ti porti qualche titolo di giornale: sei la sostanza c’è troverai chi la apprezza e il resto verrà da sé.
Scendiamo nello specifico di questo disco, che sicuramente accoglie la leggerezza e l’immediatezza del nuovo modo di fare pop, accoglie anche un certo gusto retrò per la melodia e per le sue soluzioni. Dunque che siano queste le sue risposte all’annoso problema di come parlare al pubblico di oggi che sta continuamente con i telefonini in mano a cercare di identificarsi dentro suoni digitali di format discografici ciclicamente copiati e riproposti?
Viviamo un’epoca legata a doppio filo con gli smartphone. I miei brani nascono attraverso la chitarra, che da sempre è il mio strumento, ma la scelta del digitale non vuole essere un rincorrere le mode ma “ricerca”: in tanti mi chiedono di questo tuffo nel passato di sonorità elettroniche anni ’80 ma è il frutto di una scelta stilistica precisa, fatta per esaltare le mie canzoni.
Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?
Oggi si cerca di utilizzare al meglio i tanti canali che ci troviamo per farci conoscere nella maniera più ampia possibile. La musica indipendente c’è, c’è stata sempre e sempre ci sarà…e menomale! Oggi siamo in tanti a fare musica e in tantissimi a essere validi. Per emergere poi entrano in gioco tanti fattori, anche la fortuna. Modugno diceva che per fare successo dovevano esserci tre componenti: la fortuna, la bravura e la fortuna. E Modugno qualcosa la sapeva…
Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?
Spero che, passato questo periodo, si torni alle origini e all’essenza della musica che passa prima di tutto dalla dimensione live. Suonare dal vivo e ascoltare dal vivo ha tanti meravigliosi risvolti. Ne abbiamo tutti bisogno.
E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…
Non è tanto la gratuità il problema; a mio parere è più spaesante l’avere tutto e subito. Non c’è più l’attesa, lo stupore di un vinile, la bellezza di un ascolto totale e di un lavoro completo di un artista. Certo, se poi guardiamo alle vendite diventa inevitabile una riflessione su cosa vuol dire vivere di musica oggi. Ma in fondo tutto è in continuo cambiamento ed è inevitabile adattarci.
A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di LEOTTA, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Con “Nel blu dipinto di blu” di Modugno, con l’augurio che il concerto sia stato un bel viaggio e che la sensazione si quella di “volare”…