L’autore Vincenzo Spinelli è nato a Como nel 1985, svolge la professione di corriere di giorno e quello dello scrittore di notte. Ha pubblicato con la casa editrice Il Seme Bianco il suo romanzo d’esordio: “Dante e la tartaruga”. Sul sito Raccontinellarete.it si possono trovare alcuni suoi racconti. Lo scrittore si racconta in questa intensa intervista.
a cura di Lisa DI Giovanni
Vincenzo, si descriva con tre aggettivi.
Spontaneo. Lunatico. Introverso.
Per arrivare a pubblicare il suo primo romanzo cosa ha dovuto affrontare?
Nulla di trascendentale. Il vero lavoro è scrivere, riscrivere e revisionare. Una volta finito il romanzo l’ho inviato a una serie di editori che potessero essere in linea con il mio libro, e ho aspettato. Aspettare è snervante. A un certo punto perdi le speranze. Poi per fortuna qualcuno ha risposto al richiamo. Se ho avuto una guida? Certamente. Andrea Di Gregorio, scrittore, traduttore e insegnante. Senza i suoi insegnamenti probabilmente non sarei arrivato a finire il romanzo.
“Dante e la tartaruga” è stato definito un libro folle e surreale, ci parli in modo approfondito della sua opera?
Il libro è un miscuglio di generi. Quello che mi lusinga è che è stato definito in tutti i modi. Non credo ci sia un solo lettore d’accordo con un altro per quanto riguarda il genere. Sono contento di questo perché era mio intento scrivere un genere che ne racchiudesse più di uno. C’è il genere umoristico, satirico e surreale. Essere riuscito a metterli insieme in un solo libro per crearne uno non facilmente definibile per me è motivo di orgoglio.
Dante ed Elena chi sono e cosa sono?
Dante ed Elena sono due innamorati. Vivono in condizioni precarie, ma si amano. Lui è un po’ con la testa tra le nuvole, un parassita per quanto riguarda l’inserimento nella società, perde qualsiasi posto di lavoro gli capiti perché è un disadattato. Lei è sognatrice, compensa il cinismo di Dante con la sua ingenuità e bontà d’animo.
La vecchia e perfida signora Scalpini chi è e quale il suo ruolo in questa storia?
La signora Scalpini è la personificazione del male. È colei che distrugge la personalità di Elena perché è una persona crudele. Ed Elena, al contrario di Dante che al minimo pretesto si licenzia, resiste a lavorare da lei perché, anche se sognatrice, è più concreta e testarda. E sa che senza occupazione i problemi aumenterebbero. Che già non sono pochi.
Crede nell’editoria italiana? Per lei è stato complesso trovare una casa editrice che credesse in lei?
Certamente. Anche se per loro è diventato piuttosto complicato investire negli scrittori come una volta, credo nell’editoria italiana. È pieno di persone competenti che sanno quello che fanno. Ma come in tutti gli ambiti, si può anche finire nelle mani sbagliate. Credo che l’importante sia non pagare per vedere pubblicato il proprio libro. Che la fretta è una cattiva compagna per tutte le persone che scrivono. Avere pazienza, come quando si scrive, è la forza di questo mestiere. Personalmente, al mio primo serio tentativo di pubblicare un romanzo, non ho trovato grosse difficoltà. È bello sapere che più di un editore abbia creduto in me. Scegliere non è stato facile.
Da uno a dieci, quanto di sente uno scrittore?
Tutto quello che faccio, lo faccio in funzione della scrittura. Dall’osservare un paesaggio, dall’imparare parole nuove, dal leggere all’ascoltare una conversazione, qualsiasi cosa per me è scrittura. Non mi sono mai posto questa domanda, ma se devo rispondere, rispondo: mille.
Qual è lo scrittore che ammira e stima di più attualmente?
John Fante.
Come si vede tra dieci anni?
Nel mio studio a scrivere.
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